Dramma verissimo in tre puntate di un pover crist necessitante un pezzo di carta
(laddove si narra un pietoso caso di forzato turismo autofiloferrotramviario non
obliterato in quel di Milano, complici le berluscosedicenti perfette tecnologie della
Agenzia delle Entrate, in un’orgia non stop di tuu-tuu-tuu-tuu-tuu-tuu
Terza puntata
(Riassunto delle puntate precedenti: compiutasi una settimana di kafkiano safari a caccia della agognata Declaraciòn, esperiti vani tentativi telefonici e compiuta una tragica scarpinata alla Agenzia delle Entrate da cui viene assemblearmente cacciato, l’apolitico scrivano-cittadino è proprio sconsolato)
Lunedì 19 dicembre, ore 11,49 Sconvolto,
improvvisamente scopertosi (a fare i reazionari si ha sempre torto, ma
l’ira , si sa….) adoratore del gen. Bava Beccaris cav. Fiorenzo
(quello che – per fare un favore a S.M. Umberto I – nel 1898 stese
qualche centinaio di lavoratori in assemblea stradale), più gelato di
un cornetto Algida, l’apolitico scrivano-cittadino – valicata la tundra
di piazzale Martini (ahilui non Dry) – appare allo staff di
Mondointasca emettendo ululati, insulti, bestemmie, imprecazioni,
inviti agli Dei a fargli giustizia, invocazioni copiate di sana pianta
da Gandhi, Woody Allen, Martin Luther King, Jean Jacques Rousseau e
Stalin (che le assemblee le aveva in uggia).
Per fortuna sua, nel
calduccio della balda redazione del web magazin,e non solo non
scioperano (e rispondono anche al telefono) ma hanno pure la
macchinetta per fare un caffè caldo caldo e per di più correggibile.
E
fu così che, ultimati alcuni caffè e altrettante correzioni ammannite
dalle pie cirenee di Mondointasca, l’apolitico scrivano-cittadino
intraprese il ritorno al lavoro (dove risponde al telefono),
maledicendo le assemblee, le Entrate e le Uscite, la gelida ATM e
sperando solo nelle sue doti di menagramo (eh sì, a volte ha colpito di
brutto). Beninteso torna mesto, senza la Declaraciòn.
Martedì 20 dicembre, ore 9,42
L’apolitico
scrivano-cittadino parte in auto da casa per andare a Como e mentre
percorre via Manin (sede della Lider Maxima delle Agenzie delle Entrate
– altro che quella di via Abetone 10, tel 02 540011 e 02 5400 12 45-)
gli si accende la lampadina.
Perché mai non conquistare nella
Madre di tutte le Agenzie l’agognata Declaraciòn negata dall’alitante
sindacale? Detto ma non fatto. Perché, cercando un parcheggio, il
nostro finisce con l’auto nel sedere di un’autobus di linea (cugino
della 94, ma mentre quest’ultima si vede raramente, l’automezzo
sodomizzato eccome se c’era).
Scuse e fuga, fino in via Vincenzo
Monti, dove all’apolitico scrivano-cittadino si accende un’altra
lampadina rammentante che da quelle parti c’è un’altra Agenzia delle
Entrate. Appena infilatosi nell’edificio l’apolitico
scrivano-cittadino si sovviene che non si tratta di un’Agenzia bensì di
un importantissimo Tribunale Amministrativo.
Ma ormai il dado è
tratto, che l’inse, e giunto al 3° piano l’apolitico scrivano-cittadino
si infila tra quattro manager discutenti intorno a una fotocopiatrice e
comincia a lanciare il suo Grido di Dolore pro Declaraciòn, nel quale
proclama sconforto, pena, disperazione, pianto, impotenza e ancora
sconforto.
Quanto raccontato (e sopra ampiamente esposto) è
ascoltato in una atmosfera di grande serietà, interrotta soltanto dalle
belle e rotonde risate di tre manager a seguito della innocente non
meno che ingenua domanda “Ma davvero non rispondono al telefono?” posta
dal quarto loro collega all’apolitico scrivano-cittadino.