Vaporetti “business” class
Ed eccomi sbarcare al Lido (mezz’ora di navigazione, costo a/r 38 €, si spende più o meno lo stesso importo aderendo alle – ormai perenni – offerte della Costa, ma in questo casi stai in giro fino a 11 giorni, compreso, diceva Totò, mangiare, bere, dormire, lavatura e stiratura).
A conti fatti (appunto) spostarsi in Laguna costa una cifra e non si parla di compiere escursioni o addirittura zompare su una gondola, no. Sei al Lido, vai a Sant’Elena, cinque minuti di vaporetto (che poi, panorami a parte, altro non è che un normale mezzo di trasporto, come il metrò a Milano o il bus a Genova) e ti ritrovi con 6-€-6 in meno (solo andata), talché se ti ritrovi alla testa di una famiglia in gita non ti resta che accendere un mutuo di primo mattino solo per spostare i tuoi cari a vedere i monumenti. D’altro canto non è che evitando i vaporetti (se nuoti nei canali rischi la leptospirosi, provi col sandolino ti investe un motoscafo) alla fine di una giornata turistica veneziana hai risparmiato più di tanto.
Tutto essendo carissimo, tanto vale zompare su uno di questi natanti le cui fasi di arrivo e partenza mi affascinano fanciullescamente (quel liturgico rituale del legare la cima eppoi slegarla, i gesti delle braccia, l’invariabile cadenza dei tempi, i movimenti ripetuti a ogni fermata quasi meccanicamente – e invece occorre pure usare la testa, per il moto ondoso, per avvertire la gente).
Ma Venezia “è” Venezia…
Venezia carissima, perché è ormai divenuta solo e soltanto un’enorme Museo all’aria aperta, una grande, enorme Disneyworld (ma fortunatamente verissima, genuina, autentica, non di cartone). E come in tutti i Musei, per vederlo si paga (quando entrerà in funzione il ticket?) e i prezzi li fa il padrone: Chi sa che possiede un copywright, che il suo prodotto è esclusivo, inimitabile, unico al mondo (puoi non andare a Parigi preferendo Madrid o evitare Praga scegliendo Londra, ma a Venezia, prima o poi, devi comunque andarci).
Unica possibilità per salvarsi dalla bancarotta, la Carta Venezia propiziatrice di sconti e tariffe speciali (vedi trasporti), ma per goderne i benefici devi soggiornare due se non tre giorni (e a ‘sto punto quel che hai risparmiato dalla porta ti esce dalla finestra).
Ma è Capodanno, orsù, cos’è ‘sta sciocca paura di dissetarsi prima del canonico champagne della mezzanotte, generosamente versato da un sempreciucco Paride, al secolo il Giulio? Ci si infili dunque in un accogliente bacaro (mica si può entrare in quattro o cinque contemporaneamente, lo dico sempre alla mia Lady”P”) e vai coi cicheti innaffiati (vetusto, ma il termine continua a piacermi) da molteplici sprizz. Oltretutto – non ancora raggiunto lo status di cafone – non mi sono portato appresso il cane (comunque astemio).