Come tradizione vuole, eccomi all’ennesima Fitur madrileña, invariabilmente in pieno inverno. Sennò – in occasione delle prime edizioni alla Casa de Campo – come te la saresti presa la pleurite se non con il gelido vento di fine gennaio che dalla Sierra de Guadarrama ti prendeva di infilata mentre zompavi da un padiglione a un altro? Freddo, pertanto, sicuramente, e se poi ti ritrovi con quel pelino di fortuna che non guasta mai (bene disse Shakespeare: “V’è nella vita umana una marea che colta al flusso conduce alla fortuna”, Giulio Cesare, atto III scena IV) ecco che ti ritrovi pure un po’ di neve (a scelta, in partenza dall’Italia o in arrivo in Spagna, poco importa).
Non parliamo poi se ti capita il “jackpot”, il massimo della buona sorte, neve qui e neve là, come gloriosamente accaduto quest’anno (quindi casini nell’andare dall’innevato nord Italia a Madrid e casini nel tornare per una tempestina di neve a Barajas la sera del ritorno).
Volare tra nuvole e neve
In tal caso chi è nato sciùr o lo è diventato in seguito – e quindi ha volato con la linea – non avrà scoperto nulla di nuovo, mentre chi più risparmiosamente si era affidato ai voli Low Cost (come appunto accaduto al Renzo Druetto, baldo amico dello scrivano) ha appunto scoperto cosa vuol dire non nascere sciùr.
Accade infatti che se viaggi con la linea e nel volo di ritorno accade qualcosa di anormale (non solo che qualche arbitro fischi un rigore contro la Juve, ma anche, ad esempio, la cancellazione del volo per caduta dell’aereo che stava venendo a prenderti) qualche addetto della compagnia aerea prima (o – più probabilmente – poi) si fa vivo. Mentre se voli Low Cost scatta immantinente la ben nota Legge del Gasùa (arrangiati, son cacchi tùa) sicché, se non ti compri subito un biglietto di un volo di linea, rischi pure di stare qualche mese in attesa di notizie, rivivendo pertanto quel recente film in cui un poareto trascorse mezza vita dentro un aeroporto.
“Sorpasso” Fitur
Low Cost o Linea che sia (tanto tra breve non ci sarà più differenza, sia IB che AZ praticano ormai tariffe forse anche più basse di quelle low-sfigate) anche stavolta approdo alla Fitur e subito apprendo dagli amici spagnoli che l’edizione di quest’anno è quella del sorpasso.
Partita anni fa (quelli della sede nella gelida Casa de Campo) in posizione di retroguardia, come tutti i concorrenti all’esordio, la Fitur si è via via gargarizzata l’italica Bit e (appunto quest’anno) l’albionica WTM, per ritrovarsi pertanto alle spalle soltanto del colosso berlinese ITB.
Non è compito dello scrivano, più portato – fosse solo perché più intrigante e divertente – a raccontare sensazioni e vicenduole di costume, sciorinare freddi numeri e statistiche, ma già che gli sono stati gentilmente passati dall’efficiente ufficio stampa, eccoli: 205.000 presenze di cui 105.000 professionali e 100.000 visitatori (i soliti barbari che – è accaduto anche alla Bit – non trovando più dèpliant da portare via, cercano financo di sfilare il reggiseno alle standiste; 843 espositori diretti, 12.065 le imprese coinvolte in questa grande kermesse turistica.