Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Alla Fitur Madrilena con dopolavoro di “nieve, cochinillos, corderos y matanzas”

Per i turisti baresi ora c’è anche Cassano! Antonio Cassano Non intendo comunque sfiancare il lettore con noiosi commenti, anche perché tutti sanno che  – “tenendo” da una vita per gli spagnoli – la mia sarebbe una cronaca partigiana. Resta comunque il fatto che, mentre le Comunidades ispaniche fanno l’areclàm al loro turismo con fior di marketing e fatti-e-non-parole, in molte nostrane regioni si crede ancora che il turista sia accalappiabile con una tarantella, due olive e tre tricchetetracchete; siamo ancora ai carrettini siciliani con su Turiddu e Santuzza.E vabbè. Se pertanto il turismo incoming (dalla Spagna in Italia) non … Leggi tutto

Per i turisti baresi ora c’è anche Cassano!

Antonio Cassano
Antonio Cassano

Non intendo comunque sfiancare il lettore con noiosi commenti, anche perché tutti sanno che  – “tenendo” da una vita per gli spagnoli – la mia sarebbe una cronaca partigiana. Resta comunque il fatto che, mentre le Comunidades ispaniche fanno l’areclàm al loro turismo con fior di marketing e fatti-e-non-parole, in molte nostrane regioni si crede ancora che il turista sia accalappiabile con una tarantella, due olive e tre tricchetetracchete; siamo ancora ai carrettini siciliani con su Turiddu e Santuzza.
E vabbè.
Se pertanto il turismo incoming (dalla Spagna in Italia) non abbonda, quello in senso inverso va bene (così assicura l’amìs Carlos Hernandez, direttore del Turismo Spagnolo di Milano) ancorché lasci un filino a desiderare quanto a qualità, senza voler spaccare il capello sullo spessore culturale di chi viaggia.
Girava infatti voce in Fitur che si prevedono charter da Bari per vedere giocare nel mitico stadio Bernabeu il non meno (ma solo a Barivecchia) mitico Cassano (il cui cugino, proprio in quei giorni, appena atterrato a Bari dopo aver aiutato il footballeur ad affrontare la dura vita da emigrante in quel di Madrid, veniva impacchettato dalle Forze dell’Ordine e trasferito immantinente in gattabuia per spaccio di droga).

Gita “cultural-gastronomica” nei dintorni di Madrid…

Segovia, Barrio de San Lorenzo
Segovia, Barrio de San Lorenzo

Finita pertanto la Fitur (come sempre verso le 14 del venerdì comincia la Grande Fuga) eccomi alla testa della Vicenda Ludica consistente nell’accompagnare in una stramba gita la gentile Paola Colla (esausta dopo tante riunioni con quelli della Riviera Maya, della cui vicepresidente chi scrive si innamorò perdutamente, roba da cantarle Maria Bonita non appena presentati) e il Delfino Jean Paul (ormai Capo totale della Balda Squirrel e quindi a pieno titolo sedicente profesional di turismo). La gita? Ad Avila e Segovia non senza un collaudo di uno dei Pequeños Hoteles con Caracter, il Rusticae, di cui lo scrivano fa il corifeo in Italia) in un osto vicino all’Escorial chiamato Robledo de Chavela.
E perché stramba, ‘sta gita? Perché oltre ad essere compiuta in un freddo barbino (vedi le già citate contestuali nevi castellane e padane) le motivazioni dello spostamento erano equamente divise tra la fame di vedere e sapere dei due suesposti co-èquipiers e la fame di cordero (agnello, ma sorvoliamo sulle malelingue italiane a proposito dei due nomi) e cochinillo (maialino, e subito i sardi a dire porceddu) del loro Virgilio.

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… con sgranocchiamento del “divino” torrezno!

Matanza
Matanza

Meglio sorvolare sull’appagamento delle esigenze culturali di Paola e Jean Paul, giusta la giusta legge sulla Privacy. Per quanto concerne chi scrive, dirò invece che in quel di Avila, al ristorante della Hospederìa de Bracamonte, il cordero risultò strepitoso, mentre il cochinillo segoviano se non proprio da inginocchiatoio si rivelò comunque gustosissimo. Ma all’ora della paciata di mezzodì Segovia aveva già entusiasmato il curioso terzetto mediante una magnifica quanto semplice e popolana matanza. Nel magnifico barrio de San Lorenzo (medioevale, quasi intonso, magnifico il romanico dell’omonima chiesa del ‘200) i neoamici della Pro Loco Atrio de San Lorenzo invitavano Paola, Jean Paul e lo scrivano, dopodiché – previo sacrificio del porsèo (veneto) o purscèl (brianzolo) o nimèl (reggiano) – i tre gitanti procedevano all’assaggio di torrezno, costine e rosea cotenna abbrustolita del divino animale. Grazie Juliàn.

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