La benemerita produzione di Guide turistiche iniziata dal Touring Club Italia alcune generazioni or sono, non solo non conosce sosta ma pure aumenta quantitativamente e con aggiunti, profondi miglioramenti nell’ambito della grafica e delle caratteristiche di un territorio. E’ ad esempio il caso della Gastronomia, un tempo circoscritto alle solite informazioni sui cibi e i piatti di una regione, oggidì presentata più dettagliatamente con accurate descrizioni dei prodotti base della terra e la segnalazione di vari e differenti (quanto a costo) ‘posti dove mangiare’ (contrariamente a certe Guide gastronomiche che invariabilmente magnificano i soliti 20 o 30 ristoranti di lusso –che a turno si fregiano delle famose 2 o 3 mitiche stelle- lasciando nell’incertezza chi per sfamarsi non intende ricorrere a un mutuo). E appunto con la Gastronomia (contravvenendo a una radicata tradizione che negli argomenti di una Guida –e nelle sue recensioni- pone in apertura la cultura e la storia) si commenta la Guida (d’Italia, del Tci) dedicata ad Ancona e Provincia. Se nelle 130 pagine della Guida la descrizione di Cucina e Vini dell’anconetano non eccelle in dimensioni (pag. 30), nel dettaglio (alberghi, ristoranti, curiosità, da pag. 113 a pag. 127) sono invece segnalati bel 80 ristoranti. Un elenco così ricco per una provincia di non grandi dimensioni con un capoluogo di poco più di 100.000 abitanti, designa certamente molta attenzione e cura da parte di chi ha compilato questa Guida.
Quanto a arte, architettura, cultura, economia, Ancona e la sua provincia stupiscono non tanto per la quantità quanto per varietà dell’”offerta” e soprattutto per la continua presenza storica. Dalle lontane origini doriche del capoluogo ai nostri giorni, Ancona ha ininterrottamente costituito il punto di incontro e di riferimento della cultura e dei traffici tra il centro e il nord dell’Italia e il Mediterraneo orientale (nell’epoca delle Repubbliche Marinare, in convivenza con la potente Venezia e nel quasi secolo e mezzo, 1732-1868, in cui il Papato la dichiarò Porto Franco). Tanto ben di dio di una città più votata al mare che all’entroterra è rappresentato dall’Arco di Traiano, San Ciriaco, Santa Maria della Piazza. Visitato il capoluogo, in pochi kilometri si spazia alle bellezze paesaggistiche di Osimo e Corinaldo, ai misteri religiosi di Loreto, alle industrie di Fabriano (intrigante la vicenda dell’esperto artigianato della carta). A Castelfidardo il perché divenne capitale della fisarmonica.