Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

L’alfabeto delle Olimpiadi torinesi – 2

Continua e termina l’alfabeto che è si “ordine condiviso”, ma anche lettere che prendono significato se accoppiate ad altre parole; per esempio in “R come Ricordo”. Quello, nel tempo, di una grande, comune avventura

L’alfabeto delle Olimpiadi torinesi - 2

Sponsor

– La grande ‘S’ della contemporaneità. La “S-lunga” verrebbe da dire, se non fosse che il marchio è già utilizzato. Il meccanismo è ben oliato, e la divisione dei compiti chiara. Senza “pub” lo sport non ce la fa. Né a livello locale né a livello globale. Come sono gli “sponsor worldwide”? Compagni di strada, si potrebbe dire.
Infatti, “tutti sponsorizzati” equivale a “nessuno sponsorizzato”, secondo la vecchia regola. Nessuno scia o pattina perché una bevanda fa da marchio alle gare, e nessuno mangia panini di un certo tipo perché il tal campione ne porta il logo. Pane e pub, invece, già lo mangiamo tutti i giorni e a tutte le ore, nella vita “normale”.
Forse, però, è il CIO a essere troppo zelante. Creando danni non solo all’intelligenza del pubblico, ma anche al logo che vuole tutelare. Se, infatti, bisogna assistere alle gare o alle premiazioni senza mostrare un logo diverso da quello degli sponsor, alla fine quei marchi risulteranno altamente antipatici. Succede. Non si possono mostrare panini, bevande, giacche a vento, berretti, computer, zainetti con marchi diversi, che vanno “oscurati” per via della tv. Arrivano i volontari con lo scotch e coprono il marchio proibito, trasformando tutto e tutti in “no logo”. Non sarebbe male, detta così. Paradossale che marchi globali promuovano le tesi no global, anche solo per i concorrenti. “Sponsor rules here” (qui comanda lo sponsor).

Sposi – Due coppie di giovani americani hanno chiesto al Comune di Torino di celebrare il loro matrimonio, nella magnifica Villa della Tesoriera. Dei due l’uno: o gli americani in questione subiscono la “sindrome da grande evento” o l’ “italian dream” ora passa anche per Torino. Boh…

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Palazzo Madama  (Foto: Città di Torino)
Palazzo Madama (Foto: Città di Torino)

T
Torino – Sì, bisogna dirlo. Torino con il cuore in allarme, Torino invecchiata, Torino degli agguati terroristici, della fabbrica diffusa, del conflitto aspro, dei padroni senza sé e senza ma, dei bottegai, dei borghesi piccoli piccoli, dei “barbôton” (quelli che si lamentano, a prescindere), dei “bôgianen” (quelli che è sempre meglio lasciar stare). Torino che invidia il mare di Genova, Torino che invidia la finanza di Milano, Torino che odia gli accomodamenti romani ma che ama Roma, Torino che passa con il rosso ai semafori, Torino disperata, Torino della collina e delle periferie dei meridionali, Torino dei romeni e degli albanesi, Torino delle nigeriane, Torino delle multinazionali laiche (Fiat, Ferrero, Martini) e religiose (salesiani, Arsenale della Pace); Torino che fa la coda al funerale di Bobbio, Torino icona del Novecento. Le Olimpiadi come epifania, il secolo è cambiato.

U
Universiadi – La continuazione della specie. Dal 17 al 27 gennaio 2007, fra un anno, le luci si accenderanno di nuovo a Torino per le Universiadi del cinquantenario. Inventati a Torino da Primo Nebiolo (il CUS Torino è custode della fiaccola) i giochi universitari saranno un evento molto importante, con un numero di nazioni partecipanti che, probabilmente, sarà simile a quello olimpico.
Una nuova sfida per la città.

Cerimonia di chiusura dei giochi
Cerimonia di chiusura dei giochi

V
Vancouver – La prossima. Il 26 febbraio si chiude, lasciando uno spazio nella cerimonia per la presentazione di Vancouver 2010, ovvero “la vita continua”. Una città bellissima, quella canadese, affacciata sul Pacifico, piena di vitalità e circondata da una natura esuberante, con le Rocky Mountains a due passi. Città del cinema, dell’hy tech, della gastronomia “fusion”, degli sport. Tutti elementi che la legano a Torino.
“Go Vancouver”!

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X, Y
Cromosomi sessuali – Dei partecipanti. Le ‘x’, pur maggioritarie in natura (il cromosoma maschile, infatti, è ‘xy’, quello femminile ‘xx’, nda) sono minoritarie nei grandi appuntamenti. Sono di meno le donne atlete, sono di meno le donne tecnico, sono infinitamente di meno le donne dirigenti. Tanto che il protocollo olimpico è sempre in imbarazzo nelle parate, nei parterre, nelle cene di gala. Esiste la categoria “moglie di”, come se il mondo non fosse cambiato e il matrimonio con moglie a casa fosse il solo modello possibile. “L’importante è partecipare…” dicono alle Olimpiadi. Appunto.

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