Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Tunisia, crocevia di culture

Incuneata fra Algeria e Libia, primo approdo africano dell’Europa, è stata oggetto nel tempo dell’interesse di popoli diversi. Dopo i fenici e i romani è la volta dei vandali, seguiti da bizantini, arabi, normanni, turchi e infine dai francesi

Vestigia romane e la Medina di Tunisi

Sito archeologico a Dougga
Sito archeologico a Dougga

Di gran lunga più interessanti gli altri siti archeologici già menzionati e in particolare quello di Dougga, a centosei chilometri a sud-ovest della capitale, che sorge su un colle a cinquecentocinquanta metri sul livello del mare, circondato da magnifici ulivi. Qui l’insediamento urbano originario è ancora ben distinguibile: il campidoglio, il foro, il teatro, le terme, numerosi templi e archi di trionfo.   
Ugualmente interessanti quelli di Boulla Regia e di Sbeitla. In quest’ultimo, straordinari sono i resti dei tre templi che si ritiene siano stati dedicati a Giove, Giunone e Minerva, edificando un tempio per ogni divinità, invece di un unico edificio dotato di tre nicchie o tre cappelle, come in genere si usava fare. Bisognerebbe dedicare almeno una mezza giornata alla visita di questi siti spettacolari, specie in prossimità del tramonto.
Tralasciamo di descrivere la capitale, completamente bilingue, come il resto del paese d’altronde, che si caratterizza per la presenza dell’antico nucleo rappresentato dalla “Medina”. Un fascino misterioso, talvolta cupo e inquietante per i viaggiatori europei, rivestono i suoi “souk”, dove sembra che la vita sonnecchi in attesa dei compratori occidentali, mentre, fuori dalla Medina, il fervore della città moderna,  che aspira a candidarsi a città del Mediterraneo aperta al progresso, fa sentire il suo fremito, in una fusione sapiente tra passato e futuro, tradizione e modernità.

Kairouan, dove l’Islam è più “dolce”

Kairouan, arcate nella Grande Moschea
Kairouan, arcate nella Grande Moschea

Una realtà che ci offre insieme il volto culturale e artigianale della Tunisia è rappresentata da Kairouan, terza città santa dell’Islam dopo le arabe Mecca e Medina. Grazie alla Grande Moschea edificata nell’anno 670, è meta di pellegrinaggio di fedeli e si afferma come importante centro di diffusione culturale a partire dal IX secolo. Ma la città è anche nota per la tradizione del suo artigianato e in particolare per i tappeti, di cui può vantare il primato della produzione in tutto il paese.    
Al-Qairawan (che in arabo significa “accampamento”) venne fondata da Uqba Ibn Nafi, governatore dell’Egitto e dell’Ifriquiya, il nome arabo della provincia corrispondente all’attuale Tunisia.
Oltre alla splendida moschea, va senz’altro visitata almeno la più famosa tra le “Zaouia” (termine che indica un mausoleo o scuola coranica): quella di Sidi Sahab, altrimenti nota come mausoleo del Barbiere, cosiddetto perché ospita la tomba di un compagno di Maometto che usava portare con sé tre peli della barba del Profeta. Marmi, stucchi e maioliche tunisine contribuiscono a fare di questo piccolo edificio  un vero gioiello, nel quale architettura e arte decorativa si sposano magicamente.
Ma anche i souk qui conservano un’autenticità e un’atmosfera non riscontrabili altrove. Dopo aver ammirato i tappeti musivi del Bardo, qui ovunque si inciampa in bazar di tappeti di lana, cotone e seta. Oltre ai tappeti è il cibo che merita una particolare attenzione; da esplorare sono soprattutto le pasticcerie, accolti con estrema gentilezza e professionalità dai proprietari. La raffinata delicatezza dei dolci locali è sorprendente. Accanto ai “makrouds”, a base di datteri, un variopinto assortimento di piccoli pasticcini finemente decorati, sono di per sé un esempio di altissimo artigianato: troppo preziosi per essere consumati in un attimo.

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Tozeur la gialla

Donne nei vicoli di Tozeur
Donne nei vicoli di Tozeur

Lasciando la città santa di Kairouan e dirigendosi verso sud, una tappa merita senz’altro la frizzante cittadina di Tozeur, nota per la sua particolare architettura, in mattoni gialli a rilievi geometrici, nonché per essere la zona di produzione dei migliori datteri del paese, tra cui spicca la qualità detta “dita di luce”.
Anche qui si trovano tappeti a profusione, realizzati con lana di cammello, che riproducono per lo più motivi berberi.
Ancora oggi a Tozeur gli occhi sorpresi dei viaggiatori possono imbattersi in donne affaccendate, vestite di un lungo abito nero che copre anche il capo, contrassegnato da una riga bianca, a indicare la provenienza da Tozeur, o da una riga azzura se la donna arriva dall’oasi di Nefta. Mentre gli uomini, con garbo e appena possono,  manifestano la loro curiosità: passeggiando tra i vicoli di Tozeur, infatti, non è raro che un uomo anziano, maestoso nel suo incedere, con la barba bianca e avvolto da un mantello di pesante lana marrone, vi avvicini curioso di sapere da quale paese arrivate e che, dopo aver scambiato qualche parola in francese, vi saluterà cordialmente, augurandovi di proseguire il vostro viaggio con un “Que Dieu vous protège” .
Le oasi di Tozeur e Nefta, a nord ovest del grande lago salato, Chott el Jerid, offrono agli occhi un palmeto incredibilmente florido. A sud est, si può completare il viaggio nel villaggio desertico di Douz, noto in tutto il mondo perché sede, a fine dicembre, del Festival del Sahara, occasione di incontro per Tuareg e Berberi che arrivano da tutti i paesi del Maghreb. È da qui che ci si spalanca innanzi un altro volto ancora di questo piccolo ma poliedrico Paese: l’emozionante universo del Sahara.

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