C’era una volta la nave, anzi il ‘transatlantico’ passeggeri. Quello come il Titanic o la Queen Mary. Con la sala macchine trasudante olio nero e denso, i macchinisti sporchi e stravolti. Ora è tutto diverso. Allora il Comandante se ne stava lassù in cima, di prua, in quella specie di garitta vetrata. Aggrappato a un “ruotone”, il timone, due volte più largo di lui, tra carte logore e mappe marine. In agguato sempre, gli occhi sbarrati nel cannocchiale; chissà non si finisca contro l’iceberg! E se c’era mare, il signor Comandante ballava a tempo, stretto al suo ruotone, spostandosi pericolosamente a destra e a sinistra, in balia delle onde.
A volte il ruotone lo tenevano in due perché il Comandante non ce la faceva da solo. E gridava, il Comandante, dentro una specie di trombino: “Sala macchine, sala macchine! Ufficiale, che succede giù lì? Le macchine tengono o salta tutto? A tutta forza, avanti tutta, indietro tutta, fermate le macchine, stop, delinquenti! Andiamo a sbattere contro il molo!” Insomma. Un autentico “cinema”, con figuranti vestiti in bianco e blu, con berretti d’ordinanza e pipa in bocca.
Quando si navigava per “Classi”
Ora al posto di urlare si mandano una e-mail o un SMS. I passeggeri poi…
Quelli o stavano in prima, o in seconda o, poveracci loro, in terza, seduti sulle valigie di cartone, appollaiati su cuccette maleodoranti. Stivati nei piani bassi della nave, dove il rumore delle macchine era impossibile e l’aria irrespirabile.
La seconda era un po’ meglio, ma anche questi erano dei tapini: camere a molte cuccette, magari per dieci giorni di traversata nelle lenzuola sporche e coi buchi; mangiavano zuppe modello sciacquatura di piatti, forse un po’ di pollo (allora l’aviaria non c’era e il pollo pareva caviale) e gallette guarnite di acciughine contro il mal di mare. E tanti saluti.
Quelli in prima, però… Belli e riposati, in lussuose camere arredate con legni pregiati e sete, dormivano in lenzuola di lino. Lei avvolta nello Chanel numero 5, lui con il piegabaffi e la cuffia in testa. A tavola, caviale e salmone, tovaglie di fiandra coperte di argenteria. Si ballavano il valzer, il charleston o il quick-step, al suono di orchestre famose (vedi Titanic, finito maluccio).
E se c’era puzza di naufragio? Addio. Ora che si calavano le scialuppe, si sa bene come andava a finire. L’ereditiera saliva sempre per prima, con il cane e il beautycase e si salvava lei con i suoi brillantoni. I poveracci di terza finivano irrimediabilmente in bocca agli squali o nel ventre di Giona, la nave, che sprofondava mille metri sotto. Posto per tutti sulle barche non ce n’era.
Navi da crociere asettiche e super tecnologiche
Torniamo sulla terra, anzi sul mare. E su una nave di quelle che oggi saettano per tutti i mari del mondo, felici, dipinte di bianco. Le crociere di oggi si fanno con navi eleganti, spesso alte come grattacieli, con comignoloni colorati decorati con il logo della compagnia. Navi “yè-yè” e superlusso, tutte piscine, ponti sole, ponti passeggiata, ponti cabine. Sale e saloni, ascensori galattici, atrii grandiosi, sale con arredamenti e decori spettacolari. E ancora ristoranti e pizzerie, discoteche, teatri e casinò, bar e piano bar, saune e beauty farm. E cabine formato appartamentini, comode, eleganti. Con riscaldamento e aria condizionata. Bagno privato, terrazzino, TV satellitare, telefono, cassaforte, vetri blindati. Insomma extralusso, extracomfort, extratutto.
Se poi si va nel dettaglio, queste navi anno 2000 e oltre riservano sorprese a non finire. Le sale macchine paiono sale operatorie; candide, scintillanti, tutte tubi e serbatoi lindi, candeggiate e splendenti, asettiche, profumate. Nelle crociere moderne il Comandante sta sempre a prua, lassù in cima. Ma la sala comando pare una plancia da film di zerozerosette, un’orgia di schermi, computer, radar, bottoni e pulsanti, leve e manopole lucide. Niente rumori, niente tremori, niente paure, tutto sterilizzato, controllato, perfetto.
Addio al ruotone che faceva da timone
E stanno lì solo in due o tre, gli ufficiali; tranquilli, attenti ai loro computer, vestiti impeccabilmente di bianco, niente sigarette, ovviamente, ma qualche buon caffè portato da un cameriere in guanti bianchi. Addio ruotone. Il timone non c’è più, sparito. La nave si governa con le eliche. Non ho capito bene come, ma si va diritti, a sinistra o a destra, avanti e indietro solo con le eliche. Basta ruotone, basta muscoli, basta secondo ufficiale che aiuta il comandante a tenerlo quando c’è mare. Si direbbe anzi che non c’è più neppure il mare, qui. Il mare si vede sugli schermi e si intravede un po’, appena appena, dai vetri della plancia, dietro alla bella ragazza (hostess? animatrice? donna ufficiale senza divisa?) che prende il sole sul ponte di prua nella sua ora di riposo.
Navi da crociere con personale cosmopolita
Scialuppe fantascientifiche, simili a vedette della Marina, perfette, a tenuta stagna, attrezzate come piccole navi, sono appese sul ponte passeggiata e vengono calate – velocissime e sicure – solo quando si approda in luoghi dove non ci sono porti veri e propri. Vien quasi da sperare che succeda qualcosa per vedere come se la cavano le centinaia di marinai filippini, malgasci, indonesiani, turchi, pakistani, rumeni, bulgari, che lavorano sulla nave. In quella babele di lingue riusciranno a capirsi e a seguire i passeggeri in fila (come da copione) per farli montare sulla scialuppa? O si perderanno nel caos, confondendosi e azionando i bottoni sbagliati? Boh!
Le esercitazioni si fanno, sulle navi, il primo o il secondo giorno che si viaggia. Tutti ben ordinati, ognuno al posto assegnato, con i giubbotti allacciati, in fila per uno, pronti apparentemente al naufragio. Ci si muove a tempo di fischietto e di sirene, ordinati e disciplinati. Ma che succederebbe se… meglio non pensarci. E riderci sopra in attesa che l’esercitazione finisca e si possa andare a sgranocchiare qualcosa con l’aperitivo.
Una giornata di “cibo”
Mangiare, già. Questo è uno dei “fatti base” a bordo delle navi da crociere. Pasti e spuntini sono momenti topici e irrinunciabili della crociera, qualsiasi essa sia e dovunque se ne vada la nave, nel Mediterraneo verso Istanbul e l’Egitto o ai Caraibi tra le isole Sottovento, in Atlantico verso le Canarie o giù verso il Sud America.
Mangiare a tutte le ore, assaporare “appetizers” e pizze, focacce e biscottini, vol-aux- vents e tartine, bruschette e crostini di paté, pizze e calzoni. Il tutto fuori pasto, alle undici di mattina, alle quattro del pomeriggio, alle sei di sera.
Di tutto passa davanti a occhi e bocca, sui banchi, sui tavoli dei buffet vicino alle piscine, nei bar e nei saloni, sui vassoi tra le braccia dei camerieri. Guai a farsi prendere dal demone, lo stomaco si abitua e addio, sono sette giorni di “ruminamento” ininterrotto. Con effetti devastanti per fianchi e schiene, pance e spalle, di lei o di lui. C’è poco da andare alla beauty-farm o nella palestra all’ultimo piano a farsi impastare dalle belle balinesi o a passeggiare sui nastri per un’ora.
Crociere dalle grandi abbuffate
Davanti a quella cascata di cibo non c’è massaggio, cyclette o esercizio che tenga. Anche perché poi – a mezzogiorno e alla sera – ci sono pranzo e cena: con ben sei portate ogni volta. E i camerieri rumeni o indonesiani ti guardano male se tenti di saltare almeno un paio di voci. Solo insalata e pesce? Uno sguardo offeso e risentito ti penetra nella schiena come una freccia e “…insomma signora, almeno il sorbetto, se non il tiramisù, la mousse, la millefoglie”.
In compenso se si è soli a mangiar poco, ci si sente degli Ufo. Perché decine di famigliole con bambini assatanati, capricciosi e molesti, fanno fuori tutte le portate sistematicamente, senza fiatare, senza rinunciare a niente.
E molte coppie in viaggio di nozze divorano piattate di spaghetti, apocalittiche fette di pizza, bistecche formato mega, pesce a gogò; tutto quello che passa il convento, pardòn, la nave. Sempre guardandosi amorosamente negli occhi, fanno andare i denti come tritasassi. Anzianotti signori e signore in carne fingono di trattenersi, saltano magari l’antipasto, ma non si fanno sfuggire le altre quattro-cinque portate elaborate dalle fantastiche brigate di cucina multi etnica che incessantemente lavorano dalle primissime ore della mattina fino a mezzanotte (spaghettata d’obbligo) per mantenere questi passeggeri trasformati – non appena a bordo – in varani di Komodo.
Nelle crociere divertirsi è piacevole, ma…
Una crociera non è tale se non ci si diverte anche un po’, ovviamente. In piscina, rilassandosi e giocando. Aiuto! Giochi di piscina, quiz et similia, sono peggio di certe trasmissioni tv. Non si sfugge. Si arriva a rimpiangere Pupo e Amadeus, la De Filippi, la Ventura e tutte le Scimmie Urlatrici del video.
Un sommesso consiglio alle compagnie di navigazione: andateci piano. Mentre si prende il sole, magari si legge o si chiacchiera, certi suoni, certe grida esagitate “sì, Peppino, hai vinto la maglietta”, “no, Caterina, la risposta è sbagliata” (rigorosamente in italiano e in inglesoide) possono far venire voglia di nascondersi al bar a bere un bicchiere o di andare al casinò alle undici di mattina.
Il casinò. Ebbene parliamone. Non è poi il demonio. Ma croce (dei mariti e delle mogli) e delizia (di chi in patria non ne dispone). Offre slot machines e tavoli di roulette, chemin e altro. Se ci sono americani a bordo, però, è finita; le slot machines sono occupate da mattina a sera e cara grazia se riesci a giocare per mezz’ora verso mezzanotte. E poi costano una “tombola”: i soldi se ne vanno come cioccolatini davanti alla tv o popcorn al cinema. Mi raccontava il dirigente di una compagnia crocieristica importante che in America il costo di una di queste navi gigantesche e bellissime se lo ripagano in cinque o sei crociere con i soli introiti del casinò; mica male, potrebbe essere un sistema per ripianare i vari PIL messi male e aumentare le risorse della Patria in declino, altro che condoni.
Plotoni da sbarco
Per divertirsi e passare il tempo, naturalmente, ci sono mille altre possibilità: dallo shopping nei negozi rutilanti delle gallerie che vendono di tutto, “freetax” ossia detassato, dalle magliette agli orologi di marca, dalle sigarette ai giocattoli, dai profumi ai libri. Solo quando non si è in porto naturalmente.
Quando si è in porto, è consigliabile e forse più economico acquistare i ricordini a terra. Magari mentre ci si concede – per un prezzo non indifferente, ma comunque equo – un’escursione nel sito archeologico, nella città portuale, sulla spiaggia, sull’isola; dove si capita, insomma.
Parte “clou” delle crociere, cruciale direi, è proprio il momento dell’escursione a terra. L’uscita è di per sé un “happening”. Immaginate due, tremila persone che come pecore escono a frotte dall’unico portone-passerella o salgono a gruppi sulle scialuppe e poi sui pullman. Non tanto comodo, spesso esilarante. Ma la gitarella nell’isola o nella città esotica ripaga di tutte le noie. Breve magari: solo tre o quattro ore per vedere Barbados o Istanbul, Tallinn o Mikonos, schiavi quasi sempre di un pullman e di orari ferrei.
Attenti al “mal di terra”!
Ma è anche bello poter rimettere i piedi a terra. Attenzione al “mal di terra”, però! E’ quasi peggio del mal di mare, che ormai sulle navi da crociera non si prova più. Il dramma delle escursioni comincia quando si deve rientrare a bordo: i tempi diventano biblici, i militari (quasi sempre israeliani) che formano le squadre di sicurezza, impassibili, immobili, gelidi, fanno passare tutto – te, la borsa, tuo marito, il bambino – sotto il metal detector, ritirano le tessere di sbarco, ti guardano come se stessi facendo traffico di stupefacenti o avessi le bombe a mano nel sacco dello shopping; insomma, quasi rimpiangi l’aeroporto.
Ma poco male, sono gli incerti di crociere dell’Anno del Signore 2000 e rotti. Forse gli unici incerti. Le altre piacevolezze, oltre che a vederle nelle pubblicità delle tv (gente che piange e poi sorride solo ai ricordi…) te le puoi ormai regalare con tariffe eque e grande soddisfazione. Rilassandoti e vedendo il mondo da “fermo”. Per il portafogli, ricordiamoci che c’è l’advance booking, la prenotazione anticipata. Programmi oggi, fissi domani, parti fra sei mesi e hai uno sconto straordinario. Sperando sempre che non intervengano problemi. Si facciano dunque le corna, come quelle che fanno i nostri politici alle riunioni internazionali. E si salpi felici per le crociere in tutti i mari del mondo.
Nota della Redazione
La nave provata (e commentata) da Laura Mulassano era la MSC Opera. Un gioiellino tutto napoletano, con un equipaggio cosmopolita, un’organizzazione davvero magnifica. L’itinerario? Eccellente: Venezia (bellissima vista dalla nave), Bari (una scoperta), Olimpia (spot archeologico greco davvero emozionante), Efeso (ah, i ricordi storici in questa meraviglia turca!), Istanbul (anche rivista per la settima volta, straordinaria) infine Dubrovnik (una perla mediterranea ritrovata, da non perdere).Leggi anche: