Le strutture di ospitalità italiane possono oggi richiedere la certificazione volontaria Green Key per il rispetto dell’ambiente nella gestione dell’attività alberghiera. Fee Italia, l’associazione autorizzata a rilasciare il marchio e Rina, l’azienda chiamata a testare l’idoneità degli alberghi, hanno annunciato l’approdo in Italia di una prassi nata dieci anni fa in Danimarca e già diffusa in diversi paesi europei.
Alberghi, ma anche pensioni, bed and breakfast, agriturismi, insomma tutte le strutture ricettive possono aderire al programma Green Key adottando alcune pratiche di gestione dell’ospitalità a difesa dell’ambiente. Dopo la disamina di Rina, sulla base dei criteri stabiliti da Fee, all’albergo potrà essere assegnata la Green Key, la “chiave verde”.
Le condizioni necessarie ad avere la certificazione – che è costituita da richieste primarie e altri criteri di qualità facoltativi – sono soprattutto misure di risparmio energetico: sull’acqua, ad esempio, la cui capacità di consumo e il cui utilizzo effettivo va monitorato, o sulle caratteristiche di non dispendio di calore nella struttura, negli impianti di riscaldamento o di climatizzazione.
L’associazione internazionale Fee, già conosciuta per l’assegnazione delle “bandiere blu” delle spiagge, per la Green Key ha pensato ai diversi aspetti della vita alberghiera, in località di mare e di montagna: la raccolta differenziata dei rifiuti, ad esempio, l’attenzione alla qualità dei detergenti, la quantità, ammessa in modo minimo, degli imballaggi. Fra le pratiche che possono essere rilevate facilmente anche da parte del cliente finale, compare la richiesta di esplicitare ogni mattino se si desidera il cambio degli asciugamani, mentre al personale dell’albergo è richiesta una specifica attenzione all’ambiente nelle attività quotidiane.
La struttura che ottiene la Green Key ne dà adeguata informazione ai clienti e viene sottoposta, annualmente, a una visita di controllo per verificare che i parametri Fee siano sempre soddisfatti. Il servizio di Rina è appena partito: non si sa ancora se e quanti alberghi italiani lo hanno richiesto e, per le prime certificazioni, bisognerà attendere.