
Tra le celebrate espressioni artistiche della Sicilia spicca la ceramica Calatina.
Intere generazioni di artigiani e di artisti hanno interpretato, creativamente e in modo originale, forme e colori. Basta dare uno sguardo alla chiesa di Santa Maria del Monte, con i suoi centoquarantadue scalini – dal primo all’ultimo un dislivello di ben cinquanta metri – così come ai molti palazzi, alle vie, agli edifici religiosi, per scoprire che l’intera cittadina siciliana è, insieme, un antico e moderno “spot” di sé stessa, della sua arte tradizionale, mai esaurita nel tempo.
Antiche tracce orientali

Gli scavi dei villaggi neolitici di Scala, Pille e Sant’Ippolito, hanno dato alla luce manufatti con forme a fiasco, fruttiere, la cui esecuzione risentiva dell’influenza di civiltà lontane, quali quella anatolica e cipriota, i cui innesti e scambi con i prodotti del mondo greco e cretese sono evidenti.
L’uso del tornio raggiunge la Sicilia nel Mille a.C. Il cratere a figure rosse del Museo della Ceramica di Caltagirone, ad esempio, ritrae un vasaio al tornio di un “pithos”, assistito da Athena. La decadenza bizantina muta la produzione e gli “stazzunari”, artigiani che producevano laterizi, trasferitisi dalle botteghe nelle “stationes” stradali romane, producono vasellame grossolano, privo di smalti e vernici. I “cannatari”, addetti al materiale stagnato e gli “stazzunari”, costituivano una confraternita che raccoglieva i numerosi lavoranti della città.
La tipologia più diffusa della ceramica era quella dei rivestimenti architettonici e della pavimentazione, la cui evoluzione stilistica si avvale della progettualità degli architetti che costruivano i monumentali palazzi e le chiese.
Sorprendente l’effetto prodotto dal cotto e dalla maiolica, accostati a mattonelle quadrate o rettangolari, decorate con motivi geometrici che esaltano il perimetro del tappeto delle mattonelle stesse.
Un mondo d’argilla

Tra le forme, spiccano quelle esagonali con piccoli inserti maiolicati dipinti di blu, con tocchi di verde e giallo ad impreziosire motivi floreali o stilizzazioni umane o animali. Mattonelle spezzate, quadrate, oppure ancora romboidali smaltate in bianco, turchino e manganese, disposte a comporre motivi geometrici: stelle, spighe, scacchiere. La palmetta persiana viene successivamente sostituita da rosette e otto punte.
Coppette ioniche del V secolo a.C., rinvenute nelle fornaci di contrada San Gregorio, testimoniano una vivace tradizione della ceramica sin dall’antichità, in quest’area ricca di argille. Le “quartare” cataline, i recipienti per il miele, si diffondono ovunque, facendo leva su una fiorente fase della cultura araba che rilancia e affina l’artigianato ceramico a Caltagirone. Conoscitori di tecniche avanzate come l’invetriatura del vasellame, gli arabi innestano, reinterpretandoli con respiro locale, i procedimenti orientali.