Le due Cattedrali
In questa situazione di pace delicata, anche nella Armagh attuale si vedono chiari i segni dell’antico conflitto. Il più lampante di questi è un segnale “geografico” che colpisce il turista, perfino quello del tutto ignaro di argomenti politici; è la disposizione delle due cattedrali, la protestante e la cattolica.
Si trovano una di fronte all’altra, a qualche chilometro di distanza, su due promontori elevati rispetto al resto della cittadina. Stanno lì a confrontarsi, guardandosi con una sottile aria di sfida, l’una specchio dell’altra, quasi controllando la “rivale” ché non faccia nessun movimento “sospetto”.
Sul luogo dove San Patrizio fondò, nell’anno 445, la più importante
delle sue chiese e un monastero per contrastare i riti pagani, oggi
sorge la chiesa protestante, che porta proprio il nome del santo. Poco
lontano svetta la neogotica, ovviamente omonima, cattedrale cattolica.
L’atmosfera che si respira all’interno delle due chiese è molto differente e rispecchia in modo esemplare i canoni dello spirito che rappresenta le due diverse confessioni. Dentro la cattedrale cattolica c’è un’aria di festa, quando passo a visitarla si stanno ultimando i preparativi per un matrimonio e una giovane fotografa fa le prove del suo lavoro come sulla scena di un set cinematografico.
All’interno della San Patrizio protestante, invece, l’aria è un po’ più austera, perfino nell’arredo degli interni. C’è solo un sacerdote con l’aria sospettosa di colui che vede delle facce sconosciute e vuole “difendere” il suo territorio. I due simboli della rivalità religiosa – e anche politica – emanano ancora, insomma, qualche segnale di sospetto reciproco.
Nuove speranze nei giovani
Ma dopo l’Accordo del Venerdì Santo nella città qualcosa è davvero cambiato, così come in tutto il resto della provincia. Cominciano a vedersi, per esempio, le prime scuole miste, mentre prima i ragazzi delle due confessioni non si conoscevano, almeno in luoghi diversi dalla strada, fino ai diciotto anni.
Il clima è più sereno e l’immenso Mall, spiazzo verde circondato da alberi e nobili dimore in bello stile georgiano, è il luogo d’incontro preferito da entrambe le comunità. I giovani, soprattutto quelli nati quando gli ultimi spifferi dei “troubles” passavano dalla porta del dialogo, girano da un pub all’altro in maglietta a maniche corte e jeans stracciati. È evidente la loro voglia di divertirsi e di lasciarsi alle spalle gli anni della violenza, del sangue, delle bombe, delle vendette, dell’odio senza fine.
Anche se è difficile fare una previsione circa la durata degli accordi e il loro successo nel garantire la stabilità di quest’area, certamente la fiducia e la voglia di ricominciare che si respirano nella città sono palpabili.
Non lontano dal Mall, al piano terra di una vecchia prigione, c’è l’“Hole in the Wall” (il buco nel muro) il pub più antico della città, protestante, uno dei luoghi simbolo della divisione passata e ora teatro del riavvicinamento delle due comunità.
Mi dirigo là per tastarne con mano l’atmosfera e, per la strada, un signore mi ferma e dimostra simpatia per la mia provenienza italiana. Parla di tutto un po’, dal calcio alle sue vicende familiari, quasi ci conoscessimo da tempo e alla fine, conclude il nostro incontro con una stretta di mano forte e un “nice meeting” detto con il sorriso sulle labbra.
Anche questo è un piccolo segnale della rinascita sociale e della rinnovata ospitalità di questo pezzetto di Irlanda del Nord. L’incontro mi lascia solamente un piccolo dubbio residuo. Sarà stato protestante o cattolico?