Alla scoperta di Alpujarra

Un paio di secoli avanti Cristo accoglie le etnie locali incalzate dalle legioni di Roma. Circa mille anni dopo, sconfitti dagli Arabi, vi trovano rifugio i Visigoti che avevano sostituito i Romani. Nel 1492 i Reyes Catolicos cacciano da Granada i Mori, il cui re, Boabdil, chiede e ottiene la Alpujarra a mò di contentino e come isolato alloggio per i fedelissimi che lo seguono nell’esilio.
Il tempo passa e poco più di un secolo dopo, tanto per non prendersela soltanto con gli Ebrei, la monarchia spagnola espelle dall’Alpujarra i Moriscos sostituendoli con Castigliani e Galiziani. Fine delle più importanti vicende storiche di questo lembo della montagna andalusa con vista-mare, non senza una breve, curiosa e sapida chiosa. Portatisi appresso il maiale – animale proibito dagli occupanti musulmani –
i citati spagnoli del nord cominciarono ad allevarlo, per la produzione del magnifico jamòn noto come granadino, in realtà alpujarreño.
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Il prosciutto, si sa, si sublima soltanto in climi perfetti. Ne
consegue che la Alpujarra è sinonimo di aria pura, leggera, secca,
raffinata e resa soave dalle brezze mediterranee sposate con i venti
della sovrastante Sierra Nevada (dalle cime perennemente candide, a
queste latitudini).
Fernando Lopez non limita le spiegazioni alla mera teoria e mi porge
generosi assaggi provenienti dal suo secadero (locale di stagionatura
del prosciutto) a pochi passi dal ristorante della finca. Inarrestabile
lavoratore – come i montagnini di tutto il mondo – il mio attento
ospite e la sua non meno alacre signora informano che, ovviamente, la
Alpujarra non è solo sfizio gastronomico (ancorché nel weekend file di
automobili provenienti dalla costa e da Granada posteggino davanti ai
ristoranti di Capileira, Trevelez, Bubiòn, Pampaneira). Il viaggiatore
che sta scoprendo questo remoto angolo di Spagna ammira pure panorami
eccelsi, gode ecologiche gite a cavallo, può persino partecipare a
corsi di ceramica.
Il piacere della semplicità
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Ma ciò che ancor più appaga spirito e mente – confesso a Fernando all’arrivederci – è la serena pace del mattino, benedetta da un’aria tersa e rigeneratrice sotto le vette del Veleta e del Mulhacen, i maestosi picchi della Sierra Nevada, dall’altra parte, a nord, la splendida Granada.
Di ciò aveva bisogno Gerald Brenan, quando alle fine della prima Guerra Mondiale fuggì dal ricordo delle trincee intrise di sangue e si rifugiò nell’Alpujarra, a Yegen, un paesino di poca gente intrisa di tanta umanità (ma bando alla spiritualità e si caschi nel prosaico aggiungendo che colà vive e produce meravigliosi jamones di Josè Muñoz Soria, da tanti anni fornitore ufficiale del qui presente scrivano) .
Al termine della lettura del suo “A sud di Granada” si è capito qualcosa di più sul significato della parola “vita”. Faccia un salto nell’Alpujarra il lettore curioso che visita Granada o percorre la bella Costa Granadina o Tropical, certamente uno dei più bei litorali del Mediterraneo spagnolo.