Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

A sud di Granada la magica Alpujarra

Alla scoperta di Alpujarra Jamòn, il prosciutto alpujarreño Un paio di secoli avanti Cristo accoglie le etnie locali incalzate dalle legioni di Roma. Circa mille anni dopo, sconfitti dagli Arabi, vi trovano rifugio i Visigoti che avevano sostituito i Romani. Nel 1492 i Reyes Catolicos cacciano da Granada i Mori, il cui re, Boabdil, chiede e ottiene la Alpujarra a mò di contentino e come isolato alloggio per i fedelissimi che lo seguono nell’esilio. Il tempo passa e poco più di un secolo dopo, tanto per  non prendersela soltanto con gli Ebrei, la monarchia spagnola espelle dall’Alpujarra i Moriscos sostituendoli … Leggi tutto

Alla scoperta di Alpujarra

Jamòn, il prosciutto alpujarreño
Jamòn, il prosciutto alpujarreño

Un paio di secoli avanti Cristo accoglie le etnie locali incalzate dalle legioni di Roma. Circa mille anni dopo, sconfitti dagli Arabi, vi trovano rifugio i Visigoti che avevano sostituito i Romani. Nel 1492 i Reyes Catolicos cacciano da Granada i Mori, il cui re, Boabdil, chiede e ottiene la Alpujarra a mò di contentino e come isolato alloggio per i fedelissimi che lo seguono nell’esilio.
Il tempo passa e poco più di un secolo dopo, tanto per  non prendersela soltanto con gli Ebrei, la monarchia spagnola espelle dall’Alpujarra i Moriscos sostituendoli con Castigliani e Galiziani. Fine delle più importanti vicende storiche di questo lembo della montagna andalusa con vista-mare, non senza una breve, curiosa e sapida chiosa. Portatisi appresso il maiale – animale proibito dagli occupanti musulmani –
i citati spagnoli del nord cominciarono ad allevarlo, per la  produzione del magnifico jamòn noto come granadino, in realtà alpujarreño.

A sud di Granada la magica Alpujarra

Il prosciutto, si sa, si sublima soltanto in climi perfetti. Ne
consegue che la Alpujarra è sinonimo di aria pura, leggera, secca,
raffinata e resa soave dalle brezze mediterranee sposate con i venti
della sovrastante Sierra Nevada (dalle cime perennemente candide, a
queste latitudini).
Fernando Lopez non limita le spiegazioni alla mera teoria e mi porge
generosi assaggi provenienti dal suo secadero (locale di stagionatura
del prosciutto) a pochi passi dal ristorante della finca. Inarrestabile
lavoratore – come i montagnini di tutto il mondo – il  mio attento
ospite e la sua non meno alacre signora informano che, ovviamente, la
Alpujarra non è solo sfizio gastronomico (ancorché nel weekend file di
automobili provenienti dalla costa e da Granada posteggino davanti ai
ristoranti di Capileira, Trevelez, Bubiòn, Pampaneira). Il viaggiatore
che sta scoprendo questo remoto angolo di Spagna ammira pure panorami
eccelsi, gode ecologiche gite a cavallo, può persino partecipare a
corsi di ceramica.

LEGGI ANCHE  Grecia a sovranità limitata

Il piacere della semplicità

Vicolo
Vicolo

Ma ciò che ancor più appaga spirito e mente – confesso a Fernando all’arrivederci – è la serena pace del mattino, benedetta da un’aria tersa e rigeneratrice sotto le vette del Veleta e del Mulhacen, i maestosi picchi della Sierra Nevada, dall’altra parte, a nord, la splendida Granada.
Di ciò aveva bisogno Gerald Brenan, quando alle fine della prima Guerra Mondiale fuggì dal ricordo delle trincee intrise di sangue e si rifugiò nell’Alpujarra, a Yegen, un paesino di poca gente intrisa di tanta umanità (ma bando alla spiritualità e si caschi nel prosaico aggiungendo che colà vive e produce meravigliosi jamones di Josè Muñoz Soria, da tanti anni fornitore ufficiale del qui presente scrivano) .
Al termine della lettura del suo “A sud di Granada” si è capito qualcosa di più sul significato della parola “vita”. Faccia un salto nell’Alpujarra il lettore curioso che visita Granada o percorre la bella Costa Granadina o Tropical, certamente uno dei più bei litorali del Mediterraneo spagnolo.

Condividi sui social: