Venerdì 18 Ottobre 2024 - Anno XXII

Escursioni in Val Grande

E’ la stagione giusta per camminare nel Parco piemontese della Val Grande. Poche e semplici le regole da seguire: un minimo di preparazione fisica e la ragionevole garanzia di un “meteo” amico. Meglio ancora se con una guida esperta dei luoghi

Secondo itinerario, verso l’orrido “dell’Arca”

Le limpide acque del torrente S.Bernardino
Le limpide acque del torrente S.Bernardino

Dal Ponte del Casletto a L’Arca e ritorno, si penetra nel parco attraverso un sentiero che si snoda alto sul torrente Rio San Bernardino. Anche se si sviluppa a quote basse, questo itinerario è abbastanza faticoso per la natura del territorio che attraversa. Richiede almeno cinque-sei ore di cammino, fra andata e ritorno.
Il Ponte del Casletto è raggiungibile seguendo la strada asfaltata (molto stretta!) che sale dal paese di Rovegro, situato nell’alto Verbano, a circa trenta minuti di automezzo da Gravellona Toce. A Rovegro è presente un Centro Visitatori del Parco. Nei pressi del Ponte del Casletto (412 metri) si può lasciare l’auto, anche se i parcheggi sono limitati. Il tracciato rimonta inizialmente il torrente San Bernardino sulla sinistra, entrando in due piccole gallerie. Proseguendo su lievi saliscendi e ponticelli in legno, si raggiunge in circa un’ora il Ponte di Velina (470 metri) ardita costruzione in pietra che consente di valicare il torrente. Si procede senza attraversarlo, seguendo il sentiero alto sul torrente, ora in grado di offrire qualche veduta strapiombante. Superato il torrente Rio d’Ancino si giunge ad Orfalecchio (675 metri) dove un grande muraglione di sassi è rimasto a testimoniare le grandi fatiche di un tempo dei boscaioli.
Dopo Orfalecchio la pista sale di quota per scendere in località Val Piana; da qui si ricomincia a salire più ripidamente un promontorio tra folta vegetazione (a seconda della stagione). Giunti all’apice si ridiscende verso il torrente, arrivando così nei pressi dell’Arca, imponente orrido. Si tratta di un profondo intaglio roccioso scavato dalle acque, le cui pareti sono alte circa ottanta metri.
Il ritorno avviene lungo lo stesso tracciato.

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Terzo itinerario, alla cima Saler

La cima arrotondata del monte Faié
La cima arrotondata del monte Faié

Si sviluppa sul versante della Val d’Ossola fino a raggiungere una cima di modeste dimensioni (2020 metri) ma dal vasto panorama sia sulla Val Grande che sulla catena alpina. Si tratta di un percorso abbastanza agevole ma poco frequentato.
Non richiede particolare allenamento, anche se il dislivello da compiere non è indifferente. Il tempo di percorrenza è di circa cinque ore tra andata e ritorno lungo lo stesso tracciato.
L’itinerario inizia dal paesino di Colloro, una frazione di Premosello Chiovenda, raggiungibile su strada asfaltata (cinque chilometri) un po’ stretta e con alcune curve a gomito. A Premosello si arriva invece dall’autostrada Milano-Laghi, uscita di Gravellona Toce, proseguendo poi sulla superstrada dell’Ossola con uscita a  Premosello.
Dalla chiesetta di Colloro prende il via una ripida stradetta asfaltata da seguire fino a quando non si incontra il bivio per Capraga, sulla sinistra, altro bel maggengo semi abbandonato. Si continua sulla destra oltrepassando un ponte e subito dopo, facendo attenzione alle tracce che segnalano il percorso, sulla sinistra si stacca il sentierino che sale all’Alpe Ai Curt (963 metri). Dalle baite de Ai Curt si nota molto bene la successiva tappa: l’Alpe La Colla, abbarbicata sulle rocce ai margini di una dolce sella erbosa. Continuando fino alle ultime casere di Ai Curt, si piega a destra e percorrendo un impegnativo zig-zag si perviene a La Colla (1406 metri).

L'arcigna vetta del monte Pedum
L’arcigna vetta del monte Pedum

Ora il nostro percorso si svolge mantenendosi a mezza costa in direzione nord-ovest, sul versante più assolato. Il sentiero in questione, che ben presto si trasforma in mulattiera, in alcuni tratti e un po’ ripido e aereo, ma costruito ad arte.
Mentre si cammina, è facile immaginare il rischio che correvano nel praticarlo animali grandi e possenti come le mucche. Procedendo per serpentine, si giunge all’apice di un canale zeppo di arbusti, da cui si gode una bella veduta sulla Colma di Premosello. Superate alcune svolte, la mulattiera continua in leggera salita sino alle malghe solitarie e abbandonate dell’Alpe Curtet (1692 metri).
Le baite senza vita di Curtet rappresentano uno dei luoghi più nascosti e dimenticati della Val d’Ossola. Poco distante dalle stesse c’è una piccola sorgente. Per la salita alla Cima Saler, non essendoci sentiero, conviene tenersi sul pendio erboso sino alla depressione ben visibile dal Curtet, da dove si domina un vasto paesaggio in direzione della piana di Domodossola. Poi, restando sotto cresta, si può guadagnare quota salendo lungo un canaletto erboso, grazie al quale, raggiunta la cresta, si prosegue facilmente in direzione della vetta.

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