Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Patagonia e Terra del Fuoco

Patagonia ghiacciai

La guida edita da Vallardi, Patagonia e Terra del Fuoco, indica quella vasta regione del continente americano che, tra l’oceano Atlantico a est e l’oceano Pacifico a ovest, appartiene per circa tre quarti all’Argentina e per un quarto al Cile.

Patagonia
Patagonia e Terra del Fuoco di Alfonso V. Anania e Antonella Carri Collana I Viaggi, editore A.Vallardi pag 400, € 22,00

Col nome Patagonia viene indicata quella vasta regione del continente americano che, tra l’oceano Atlantico a est e l’oceano Pacifico a ovest, si estende a sud del 39° parallelo fino allo stretto di
Magellano. Oltre lo stretto si trova la grande isola della Tierra del Fuego. La Patagonia continentale appartiene per circa tre quarti all’Argentina e per un quarto al Cile. Parlare di Patagonia e Tierra del Fuego per molti, ancora oggi, è sinonimo di avventura irrealizzabile e temeraria ai confini del mondo.
In effetti il paesaggio e la natura di questa regione pur essendo trai più suggestivi del pianeta sono cambiati di poco da quando i primi navigatori attraccarono sulle coste più australi del “Nuovo Mondo”.
Charles Darwin nel corso del suo viaggio a bordo della Geagle, visitò e descrisse questi luoghi in Viaggio di un naturalista intorno al mondo: “…spazi immensi, dove crescono solo arbusti spinosi e ispidi pascoli colonizzano altipiani battuti da venti potenti; coste interminabili sulle quali approdano perla riproduzione pinguini, otarie ed elefanti di mare, e acque in cui si ritira a partorire la balena franca australe; montagne coperte di nevi e ghiacciai che spingono i loro fronti fino al mare o avanzano nelle acque di laghi immensi, immersi nel cuore della cordigliera e circondati da intoccati boschi millenari. ….Richiamando le immagine del passato, scopro che le pianure della Patagonia si ripresentano con insistenza ai mie occhi; eppure quelle pianure sono considerate da tutti squallide e inutili.
Sembra che tutto sia rimasto immutato. Solo l’indio è definitivamente scomparso dall’inizio del secolo scorso, per lasciare il posto alle pecore dei colonizzatori europei. L’origine degli abitanti di queste terre
traspare dalle vetrine dei negozi, dalle ricette dei ristoranti, dallo stile architettonico delle case e dall’aspetto fisico della gente.
Facile distinguere l’inglese dall’italiano o dal gallego. In un miscuglio di culture, convivono tradizioni e costumi che il tempo non è riuscito completamente ad amalgamare.
Fuori dai centri abitati c’è lo spazio infinito della terra e del cielo. La solitudine del rancho si può solo immaginare tra il verde di alberi, faticosamente piantati a interrompere la piatta monotonia dei campi, con a lato la torre della preziosa pompa eolica. Questa è l’immagine stessa della frontiera, con i suoi aspetti romantici e avventurosi, ma soprattutto con la tradizione di ospitalità e generosità di chi vive semplicemente e ha il senso della vera solidarietà.
Questa guida, giunta alla terza edizione, è l’unica in Italia dedicata alla terra definita della “fine del mondo”. Vi sono descritti i principali luoghi e si trovano le segnalazioni aggiornate di alloggi, ristoranti, mercati e feste locali. Ma anche consigli pratici sul trekking e percorsi automobilistici nei territori selvaggi e informazioni su storia, natura, popolazioni.

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