Sabato 18 Maggio 2024 - Anno XXII

Modena ricorda la storia del suo patrimonio artistico

La Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ha pubblicato un libro sulle spoliazioni di Napoleone e sui dipinti poi restituiti. All’appello mancano alcune opere rimaste in Francia

Giovanni Francesco Barbieri, detto il
Giovanni Francesco Barbieri, detto il “Guercino”, Napoleone

La Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ha pubblicato l’ultimo studio italiano, a cura di Elena Corradini, sulle spoliazioni napoleoniche della collezione dei Duchi d’Este. Il volume, “Conquiste artistiche nelle collezioni estensi. Le spoliazioni di Napoleone Bonaparte a Modena”, è uscito alle stampe per Silvana Editoriale, in tiratura limitata di cinquemila copie e destinato a centri di documentazione e istituti di ricerca. Lo studio rievoca la storia di alcuni dipinti e disegni del patrimonio artistico modenese, che hanno per così dire vissuto le alterne vicende internazionali a cavallo tra le guerre napoleoniche e la Restaurazione. I dipinti vennero portati da Napoleone a Parigi, sotto ordinanza del Direttorio francese, nel 1796. Nel 1815, dopo la caduta di Napoleone, del suo impero e in piena Restaurazione, le opere tornarono a Modena per intervento dell’arciduca Francesco IV d’Austria. Antonio Lombardi, vicedirettore della biblioteca Estense e Antonio Boccolari, vicedirettore dell’Accademia di Belle Arti, riportarono però indietro da Parigi a Modena solo una parte della spoliazione.
Il volume, di interesse storico ma anche artistico e culturale, documenta la storia della “conquista” di Napoleone, che oltre ai dipinti aveva portato in Francia disegni, sculture, oggetti in marmo, pietre dure, gemme e cammei, armi e misure di capacità. Il testo ripercorre la storia della spoliazione e del viaggio di ritorno dei dipinti, che oggi sono conservati alla Galleria Estense, con diverse immagini a colori. Nel corpus non mancano opere di rilievo: di Guercino, del caravaggesco Francesco Cairo, Guido Reni. In appendice si trova poi un capitolo che raccoglie, per la prima volta, tutte le riproduzioni dei 24 dipinti non restituiti.
“Con questa iniziativa editoriale si vengono a colmare i vuoti presenti in una pur pregevole tradizione di studi sull’argomento”, ha detto Andrea Landi, presidente della Fondazione, “e viene recuperato un orizzonte di motivazioni culturali e civil-politiche dalla forte valenza identitaria, quanto al passato e al presente della città di Modena. La pubblicazione contribuisce, inoltre, a tenere viva la memoria del grave vulnus inferto al nostro patrimonio culturale”. Il libro, ha detto la curatrice, Elena Corradini, vuole aggiungere un contributo al dibattito sulla legislazione culturale in Italia e agli aggiornamenti del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio dell’ultimo anno. 

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