La Locandiera (Goldoni permettendo) è a Gorizia!
A Gorizia. La Nizza Asburgica per il suo dolce clima, qui tutto profuma di Mitteleuropa. Ammiri le severe case color pastello e pensi che vi abbiano soggiornato i Von Trotta mentre ti sembra di ascoltare, in lontananza, la balda “Marcia di Radetzky” (scusomi per questo tentativo di saccenteria, ma – oltre alla citata opera – di Joseph Roth, consiglierei pure la “Cripta dei Cappuccini”).
Forse meno “romantik” delle leggiadrie del Bel Danubio Blu che antàn mi deliziavano nel viennese Concerto di Capodanno (abolito dalla Rai per far posto a un concerto autarchico – ma certo più glorioso per quanto attiene i piaceri del palato – è risultato il pranzo a La Locandiera (sottotitolo “Prelibatezze di Confine”, scenario l’arcistorico locale datato 1803). E che prelibatezze, che vado a dettagliare per creare appetiti nel curioso lettore: Cotechino sgrassato in crosta di pane di segale; Orzotto con salsiccia e verza; Capriolo con bacche di ginepro e spaetzle (gnocchetti) allo “sclopit”; Frittelle di mele. Nei bicchieri fianco ai citati, curatissimi piatti, Vertigo di Livio Felluga e Terrano Castelvecchio (le precisazioni enologiche non sono mai troppe, anche perché – lo riaffermo con veemenza da una vita – “la sete non è una colpa”.
Fra i colli del Collio
Si prosegue per le dolci colline del Collio, a Cormòns (p.f. accento sulla seconda o, fosse solo per compensare l’orrore di quei mezzibusto tivù che senza demordere continuano a dire Frìuli accentando la “i”, ma mai un caporedattore che li multi) terra natale del mio amico Bruno Pizzul, principe dei telecronisti balompedici e appassionato cantore della sua Koinè. Oltre che per la citata Saga Pizzuliana, Cormòns è località a me cara perchè ogni 18 agosto, nella frazione Giassìco, ha luogo una bella Festa dell’Associazione Culturale Mitteleuropea rimembrante il compleanno (1830) di S.M.I. Francesco Giuseppe (il manifesto di convocazione è scritto in sei lingue).
Il racconto prosegue con una terza, ispirata puntata.