Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Kerala, la magia del Kathakali

Una rappresentazione antica a affascinante che si collega a rituali animistici indigeni e al teatro classico Sanscrito. Felice connubio fra danza e recitazione mimata, il Kathakali oppone da sempre le forze del bene a quelle del male

A casa del Guru

I movimenti esprimono i diversi stati d'animo
I movimenti esprimono i diversi stati d’animo

Sri T. Radhakrishnan, direttore di Artkerala, una sezione del Kalpana Dance Center, abita una villetta di Valanjabalam, zona di Ernakulam, grande centro collegato a sua volta a Cochin. Non fossi arrivato in taxi, mi sarei certamente perso in questo dedalo di stradine, di casette tutte uguali, di verde gradevole ma invadente. Un verde che confonde le idee di chi cerca una casa, un indirizzo.
Un terrazzino sovrasta la piccola e graziosa abitazione. E’ di modeste dimensioni ed è a sua volta coperto in parte da un tetto in tegole. Due file di sedie costituiscono la platea per il pubblico. Per terra, sul palco-non-palco, una stuoia di fibre di cocco. Una grande tenda blu, appesa ad una corda, funge da quinta.
Il Maestro, un bell’uomo dallo sguardo dolce e dai capelli bianchi, sulla sessantina, mi sorride e mi saluta a mani giunte, come fanno tutti, in India.

La danza rievoca avvenimenti mitologici
La danza rievoca avvenimenti mitologici

Mi spiega che ad Ernakulam sono solo tre le scuole di Kathakali di un certo prestigio. La sua è una delle tre e che goda di buon nome lo dimostra il fatto che riceve contributi statali. Non c’è bisogno di molto spazio per insegnare ai ragazzi l’arte di questa danza-recitata o, se si preferisce, recita-danzata.
Vengono reclutati giovanissimi, precisa il Guru, fra i dieci e i dodici anni avendo davanti a sé otto anni di dura, totale applicazione e di grandi sacrifici. L’accettazione delle regole del Kathakali da parte dei ragazzi si spiega anche con la riconosciuta matrice religiosa che questa disciplina vanta. Si ritiene infatti che il Kathakali abbia avuto origine nel XVII secolo avanti Cristo; ha quindi una storia millenaria alle spalle. Nella forma attuale, non ha più di trecento anni.
E’ il condensato, il risultato finale di un lento processo di elaborazione fra le differenti tradizioni di danza e di teatro dell’intero Kerala.

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Gli attori e i danzatori

Il verde tratteggia un carattere leale
Il verde tratteggia un carattere leale

Torniamo agli allievi del Kathakali. Crescendo, i ragazzi assimilano le tecniche necessarie alle faticose rappresentazioni, irrobustendo il fisico, affinando lo spirito.
Il Kathakali è una disciplina che si può definire esatta sino all’esasperazione. Richiede una completa dedizione e duro esercizio, sempre. Per i praticanti è addirittura vitale controllare ogni fibra del proprio corpo che deve poter venire dominato, plasmato.
Per ottenere fluidità e grazia la preparazione include persino una serie di massaggi speciali. Di pari passo è però utile affinare anche lo spirito, in modo da acquisire una spiccata sensibilità emotiva. Ciò permetterà di rendere gli spettatori partecipi del travaglio interiore che agita il petto degli attori. L’attore ricorre a un uso generalizzato e specializzato della mimica facciale; ogni muscolo ne è coinvolto, così come importante è il movimento degli occhi, delle sopracciglia.
Al ritmo di cembali e tamburi, guidati dai cantori, gli interpreti si avvicinano (senza fretta, va detto, poiché i tempi delle “varianti” sceniche sono prolungati) ai momenti di maggior pathos della recita.
Questi vengono caratterizzati da balzi, piroette, passi affrettati e giravolte scandite dal battito ritmico dei piedi.
Poiché i temi del Kathakali prevedono in genere avvenimenti o rievocazioni mitologiche, ecco che grande importanza rivestono i costumi indossati: ricchi, coloratissimi, dalle gonne a campana. Le corone poste sul capo sono ingombranti e in genere dorate, il trucco impiegato pesante. Quest’ultimo viene utilizzato per tratteggiare il carattere del personaggio: il verde indica la “lealtà”, il nero il “demone”, un naso rosso è sintomo di “carattere fiero” e così di seguito.

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