Domenica 19 Maggio 2024 - Anno XXII

Kerala, la magia del Kathakali

Una rappresentazione antica a affascinante che si collega a rituali animistici indigeni e al teatro classico Sanscrito. Felice connubio fra danza e recitazione mimata, il Kathakali oppone da sempre le forze del bene a quelle del male

La “lezione” del Guru

Kerala, la magia del Kathakali

Prima che lo spettacolo abbia inizio, il Guru desidera mostrarmi un piccolo campionario di ciò che insegna nella sua scuola, sul suo terrazzino. Ad un suo segnale, un tamburo inizia ad accompagnarlo. A voce, ma soprattutto coi gesti, il Maestro spiega quali possibilità il Kathakali abbia di comunicare, di coinvolgere lo spettatore. I movimenti del corpo e delle braccia, completati da quelli degli occhi e del viso, mostrano i diversi stati d’animo dei protagonisti, che ritroverò fra poco nella recita.
Assenza, diffidenza, stupore, ira, repulsione, interesse, amicizia, attrazione, amore…
La curiosità precede l’indifferenza; l’ambiguità sposa la trasparenza. E’ incredibile come quest’uomo riesca a “parlare” col proprio corpo. All’inizio le parole spiegano quello che i gesti vogliono significare. Dopo un po’ non è più necessario, si capisce ogni cosa benissimo; rimane il solo rullio del tamburo a scandire lo scorrere delle pagine di questo dizionario davvero speciale.

Kerala, la magia del Kathakali

Le mani Sri T. Radhakrishnan le muove con grazie e sicurezza: ecco degli uccelli che volano, un pesce che nuota, un’alba, la luna, le montagne, il mare. La lezione personale finisce con un invito, solo mimato: “venga qui, per favore; si sieda, prego” (estrema cortesia). Oppure: “venga qui e si sieda (invito neutro). Oppure ancora: “Venga qui! Seduto!” (ordine perentorio). Naturalmente eseguo, divertito. Anche perché la trafila inversa, a conclusione di questo colloquio muto, prevede un solo, cortesissimo invito: “Le spiacerebbe tornare al suo posto?”. C’è il tempo per una tazza di tè, per quattro chiacchiere “extra” Kathakali.
Fra poco gli attori, fantasmagoriche figure bardate e colorate, parleranno di dei, di demoni, di morte e d’amore.
Nella calda notte del Kerala (che significa “terra delle palme”) i tamburi e il cembalo accompagnano, per un’ennesima volta che pare sia sempre la prima, questa sacra rappresentazione.

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