Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Il “Museo della Figurina” di Modena

Una storia di generazioni. Il museo nasce nel 1992 dopo la donazione, alla città, della raccolta di figurine di Giuseppe Panini, tra le più importanti al mondo. Entrare nel museo è come rovistare nel baule della memoria tra sogni e entusiasmi giovanili

Figurine: soggetti universali

Il “Museo della Figurina” di Modena

In visione “pezzi da collezione” come le cigarette cards, i bolli chiudilettera, le fascette da sigari e gli album d’epoca. La svolta promossa dai fratelli Panini è rappresentata dal mitico album dei calciatori del campionato 1961/1962: la figurina da allora non è più un “gadget” venduto con qualcos’altro, ma un prodotto autonomo. I visitatori, oltre all’esposizione permanente, trovano anche uno spazio dedicato a mostre temporanee a tema, un laboratorio per attività didattiche e una piccola biblioteca specializzata.
Tra le figurine custodite nel Museo, vi sono per esempio gli esemplari dedicati al cinema. Fra il 1912 e il 1913, la Liebig fece approntare infatti una serie di cartoncini relativi ai “Trucchi del cinematografo”, dove venivano spiegati alcuni effetti speciali in uso all’epoca. Le cigarette cards erano invece una particolare tipologia di figurine emesse per lo più negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Servivano a rinforzare i pacchetti di sigarette e fin dalla fine dell’Ottocento, ritraggono attori famosi – soprattutto attrici – visto che la stragrande maggioranza dei fumatori era di sesso maschile.
In Italia la storia della figurina è legata senza dubbio a quella dei concorsi a premi.
Il più famoso fu quello organizzato da Perugina e Buitoni in occasione della messa in onda, dal 18 ottobre 1934 al marzo del 1937, della trasmissione radiofonica “I quattro Moschettieri”. Da ricordare la figurina più celebrata e introvabile del concorso: “Il feroce Saladino”.

Una passione comune ai cinque continenti

Il “Museo della Figurina” di Modena

All’inizio della loro storia, verso la metà dell’Ottocento, le figurine non si occupano di sport. Ma, qualche decennio dopo, uno dei primi esempi sul tema ha come protagonista una donna. Si tratta di “Donna con pallone” della serie spagnola “Donne emancipate”, recante la pubblicità dello sciroppo Reuter (1885). In America i ritratti dei campioni dello sport iniziarono a essere distribuiti più o meno a partire dallo stesso periodo e proprio il baseball, negli Stati Uniti, diventò il soggetto più frequente.
Con il ventesimo secolo, il boom delle figurine sportive invade l’Europa, soprattutto quelle riguardanti il calcio e il ciclismo. A partire dai primi anni Venti, i cartoncini dei calciatori iniziarono a mostrare il loro ritratto fotografico. Ben presto apparvero anche gli album raccoglitori, definendo una netta distinzione tra le figurine da collezione e le figurine da gioco. Queste ultime, proprio per il loro utilizzo “da strada”, con giochi che presupponevano che venissero lanciate, erano realizzate in metallo, riportando in taluni casi illustrazioni sia sul fronte che sul retro.
Gli anni Trenta sono considerati gli anni d’oro delle figurine sportive, soprattutto calcistiche, dopo l’istituzione nel 1930 della Coppa Rimet.
Nel 1934 l’editore Lotario Vecchi pubblicò la serie di figurine “Assi del ciclismo e del calcio”, che veniva distribuita agli acquirenti dei suoi periodici. Sempre in quegli anni, un marchio più degli altri si mise in evidenza nell’utilizzazione delle figurine come veicolo pubblicitario, creando quasi un binomio tra il cioccolato e il calcio: la Caffarel Prochet.

LEGGI ANCHE  Agricoltura: l’attività mondiale di Future Harvest

Cambiano le proprietà, restano le “figurine”

Il “Museo della Figurina” di Modena

Il marchio “Panini” è diventato, attraverso i decenni, sinonimo di figurina come “Disney” di fumetto o cartone animato. Nel 1988, però, la famiglia ha ceduto tutte le sue quote. Il nuovo proprietario, il gruppo Maxwell, opera una “rivoluzione” gestionale: l’inserimento di management straniero fa entrare l’azienda in un periodo di crisi. Nel 1992 il passaggio di proprietà a Bain Gallo Cuneo e De Agostini. Altri due anni e nel 1994 una nuova cessione, questa volta al gruppo Marvel Entertainment, che però conferma il management precedente, con gestione diretta italiana. A fine 1999 anche la proprietà della Panini torna italiana, con l’ingresso della Fineldo SpA, finanziaria di Vittorio Merloni, che si associa al management della società guidato da Aldo Hugo Sallustro.

Condividi sui social: