Viganella è un sereno, operoso paese di circa trecento anime. “Sereno”, come lo sono tutti i piccoli centri abitati che non devono organizzare “marce notturne per la sicurezza”, perché tutti si conoscono tra di loro e la sicurezza nasce dal conoscersi e frequentarsi; “operoso” come lo è la gente che sui monti trascorre la vita in un continuo saliscendi, perché non tutti possiedono un mulo e tantomeno un fuoristrada da 50.000 euro, spesso usato dalle “sciurette”soltanto per andare a comprare i pasticcini in centro; “trecento anime” fortunatamente (per loro) meno colte di quelli di pianura, così al corrente delle gesta di Lele Mora e Corona’s nonché del costo di un grammo di “neve”, ove si intende quella del laboratorio chimico importata dalla Colombia.
Nuove province, “ricche” di capoluoghi
Per ulteriore informazione, Viganella è posto a poco meno di seicento metri di altitudine nella Valle Antrona, Alpi del Belpaese (dalle parti del Monte Rosa), provincia ex Novara e adesso Verbano-Cusio-Ossola (un bel casino: una volta una provincia godeva di una sola capitale – salvo quella “fasista” di Pesaro ‘lineetta’ Urbino, adesso invece si assiste financo a Triplici Alleanze di territori e/o città cosicché non sai, ad esempio in questo caso, se andare a cercare “Sua Eccellenza il Prefetto” a Verbania o a Omegna o a Domodossola, il che fa pensare che il relativo triangolo stradale sia piuttosto trafficato). Localizzata Viganella e descrittine (tutti) i vantaggi (di un piccolo centro abitato rispetto ai grandi agglomerati urbani, una volta era il contrario) si passa ed elencarne i problemi, che poi sarebbe uno solo, ma di una certa importanza (per chi considera l’abbronzatura uno status-symbol, ma di costoro possiamo anche fregarcene, mentre per i freddolosi e i cagionevoli di salute la faccenda si fa seria perché tosse e brividi possono anche dare fastidi).
Una valle senza sole
Il Problema? Dall’11 novembre al 2 febbraio di ogni anno che dio sforna, Viganella non è raggiunta dai raggi del sole eppertanto le sono negati i due più importanti benefici che baciano chi li riceve: il calore e la luce. Ma perché tanta perfidia della Natura (e se la mettiamo sul religioso sarà il parroco locale a spiegare ai fedeli perché a loro il sole no mentre agli altri il sole sì, noi facciamo solo cronaca e glissiamo pure su Dico e Pacs)? Facile la risposta: una barbina montagna di poco meno di 1000 metri si frappone tra le case dei Viganellesi e quell’importante e soprattutto bollente punto di riferimento dell’Universo che gli antichi Greci chiamavano Elios, il Sole.
Ma mai disperare. Accade infatti che nella storica (e allo scrivente cara) Huelva (capoluogo della provincia più occidentale dell’Andalusia, confinante con il Portogallo, di lì partì per ‘la Merica’ il “misterioso” non meno che rapace Colombo –vedi nelle Capitulaciones de Santa Fè, 17 aprile 1492, cosa non riuscì a scippare a Los Reyes Catolicos tra postille, distinguo e nota bene -) un bel giorno dello scorso anno si resero conto che di luce ne possedevano davvero troppa e sarebbe stato giusto e simpatico regalarne un po’ a chi di luce era invece privo.
Breve inciso: gli Onubensi (i cittadini di Huelva, dal nome ‘romano’ della città, Onuba, poi divenuta Huelva dall’arabo Città del Mare) non contavano balle né esageravano: di luce, da quelle parti, appena oltre le Colonne d’Ercole, ce n’è davvero tanta, tantissima, onnipresente e magnifica (perché di luci ce ne sono anche di brutte, ad esempio quel grigio chiarore prodotto dalle intristenti nebbie padane).
E’ pertanto più che giustificato il “lema”, lo slogan “Huelva La Luz”, la luce, che accompagna le presentazioni turistiche del territorio tra Siviglia e il portoghese Algarve.