Martedì 23 Aprile 2024 - Anno XXII

L’affascinante “mistero” del battesimo di Gesù

Gesù Betany

Lunghi studi e pazienti scavi archeologici hanno riportato alla luce, sulla riva est del Giordano, le tracce dell’eremo dove visse San Giovanni Battista e dove Gesù inaugurò la sua vita pubblica immergendosi ritualmente nelle acque del fiume

Acquasantiera contemporanea, con una rappresentazione del battesimo di Gesù di San Giovanni, sul sito del Battesimo in Giordania.
Acquasantiera contemporanea, con una rappresentazione del battesimo di Gesù di San Giovanni, in Giordania.

Lunghi studi e pazienti scavi archeologici hanno riportato alla luce, sulla riva est del Giordano, le tracce dell’eremo dove visse San Giovanni Battista e dove Gesù inaugurò la sua vita pubblica immergendosi ritualmente nelle acque del fiume. A permettere la scoperta sono stati un mosaico, un frate, una poesia d’amore e un archeologo musulmano. Nei primi secoli dell’era cristiana il luogo fu oggetto di pellegrinaggi,  poi venne dimenticato e coperto dalla sabbia e da boschetti di tamerici.
“In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui”.
Inizia così, nel Vangelo di Matteo, il racconto della vita pubblica di un trentenne di Nazareth, Gesù, che i suoi compatrioti ebrei chiamavano Jehoshua Ben Josef e i romani Jesus. Nessuno lo sapeva ancora, ma quel giorno era destinato a cambiare la storia del mondo.

Tre anni dopo, infatti, Jehoshua-Jesus faceva parlare di sé tutta la Giudea: i sacerdoti del Tempio lo reputavano un blasfemo, i romani un pericoloso agitatore, i suoi discepoli il Messia.
Dove fu battezzato Gesù? Sul Giordano, dice Matteo. Ma il Giordano è lungo: solo il tratto più basso e più importante del fiume, dal Lago di Tiberiade al Mar Morto, misura quasi centocinquanta chilometri. Eppure recenti studi hanno individuato con sufficiente certezza il punto esatto dove “Jehoshua” si sottopose al rito che diede avvio alla sua predicazione, quindi al Cristianesimo. Per arrivarci si può partire da Gerico, nei Territori Palestinesi, poi si passa il Ponte di Allenby, si entra in Giordania e si cerca un paese di nome Al-Kafrain.

Acqua di confine

Il tratto del fiume dove sarebbe stato battezzato Gesù
Il tratto del fiume dove sarebbe stato battezzato Gesù foto Di Jean Housen

Superate le case, si imbocca un sentiero che scende al fiume attraverso un paesaggio aspro e roccioso, seguendo il letto di un torrentello perennemente secco, Wadi Sapsaphas. Le rocce intorno sono bucate da strane caverne; qua e là spuntano resti di muri sbrecciati. Dopo un chilometro si entra in un bosco di tamerici che poi si apre improvvisamente in una radura. Ed ecco infine il Giordano: poco più di un fosso di acqua verdastra, che si fa strada pigramente in un minuscolo canneto. Sulle prime si prova delusione: tutto qui?

Sì, tutto qui. Ma quel filo d’acqua, così esile eppure così prezioso nell’arsura del Medio Oriente, ha scatenato da sempre appetiti e fantasie, rivalità e religioso stupore. Per quel “fosso” si è pregato, si è combattuto, si è ucciso. E tuttora sulla riva corrono fili spinati, perché il fiume è un confine: noi siamo in Giordania, ma dieci metri in là, sull’altra sponda, spuntano soldati israeliani che fanno la guardia. È questo è già un quadretto sereno: un decennio fa qui non si poteva neanche arrivare perché c’erano più mine che canne e tamerici.

LEGGI ANCHE  La Madonnina veste il kimono

Luoghi sacri, anche prima di Gesù Cristo

la Visita di Papa Francesco
la Visita di Papa Francesco

Allora la radura non aveva neanche un nome; oggi la chiamano Yohanna Al-Ma’madani, cioè “Giovanni il Battista”. Oltre alle guardie di confine, la frequentano gruppi di pellegrini e squadre di archeologi: i primi vanno a pregare in una chiesetta vista-fiume, costruita pochi anni fa; i secondi scavano palmo a palmo il terreno intorno, alla ricerca di luoghi di culto molto più antichi. E qualcosa hanno già trovato. Anzi, hanno trovato moltissimo: i resti di ben tre basiliche paleocristiane.

Non è tutto, perché un paio di chilometri a monte di Yohanna Al Ma’madani c’è Tell Al-Kharrar, un vasto sito archeologico in collina, già interamente scavato e ampiamente visitato (anni fa ci venne anche papa Wojtyla) che comprende due cose importanti: un monastero del quarto secolo e una serie di rifugi di eremiti (le “strane grotte” di cui abbiamo già accennato) che almeno in parte sono pre-cristiani. Tutto ciò prova almeno una cosa: che tutta la zona era in qualche modo sacra, prima e dopo la nascita del Cristianesimo.

La basilica di Sant’’Elena

Yardenit
Yardenit  “luoghi del battesimo” di Deror avi

Ma come si è giunti a dire che Gesù fu battezzato proprio lì? Con una specie di giallo a puntate, ricco di deduzioni logiche, intuizioni fortunate e indagini sul campo.
Fino a vent’anni fa tutto era affidato alla fantasia: molti fedeli, pronti a colmare i vuoti della storia con la devozione, si sbizzarrivano a inventare “luoghi del battesimo” a capocchia. Il più noto tra quelli tuttora attivi è Yardenit, nella Galilea israeliana, dove la Chiesa evangelica porta i suoi catecumeni a tuffarsi nel fiume dai pontoni di un moderno stabilimento balneare.

Chi restava ai fatti, invece, brancolava nel buio. Inutile cercare dettagli geografici nei Vangeli. Infatti i primi tre non ne danno e il quarto (Giovanni) dice che Giovanni battezzava “a Betania, al di là del Giordano”: affermazione incomprensibile, perché Betania è un sobborgo di Gerusalemme, quindi molto “al di qua” del fiume.
Altro mistero: si sapeva che nel quarto secolo Sant’Elena, madre di Costantino, aveva eretto una basilica sul luogo del battesimo, di cui i cristiani dell’epoca serbavano ancora memoria; ma quella chiesa era sparita.

Un mosaico “mappa”

Gesù Il mosaico della mappa
Il mosaico della mappa

Se il “giallo” è stato risolto, lo si deve a un frate originario di Caserta, a una poesia d’amore, a un mosaico e a un archeologo giordano.
Il frate si chiama Michele Piccirillo ed è un noto storico del primo Cristianesimo, docente allo Studium Biblicum Franciscanum, un istituto di ricerca che l’Ordine francescano gestisce a Gerusalemme. Anni fa, studiando in biblioteca, l’attenzione di Fra Michele si fissò su un’antica poesia greca, intitolata “Prato spirituale” e dedicata a una “donna di Sapsaphas, che un tempo si chiamava Betania”.
Dunque, oltre al sobborgo di Gerusalemme, un tempo esisteva un’altra Betania, che in seguito aveva mutato nome: forse proprio il luogo citato dal Vangelo di Giovanni.

LEGGI ANCHE  Il tour si fa in carrozza

Ma l’entusiasmo durò poco, perché sulle mappe non si trovavano nemmeno paesi di nome Sapsaphas. Pareva di essere tornati al punto di partenza, quando entrò in scena il mosaico. Per vederlo basta salire a Madaba, città sulle colline a sud di Amman: decora il pavimento di una chiesa bizantina dedicata a San Giorgio, con una mappa dettagliata del Medio Oriente antico.

Dal torrente (secco) le tracce di tre chiese

L'affascinante “mistero” del battesimo di GesùEbbene: lungo il Giordano, di fronte a Gerico, quel mosaico evidenzia un punto con la didascalia “Sorgente di Sapsaphas”. Fu da lì che venne la svolta decisiva: per trovare Betania, alias Sapsaphas, non si doveva cercare un paese, ma un corso d’acqua. Che infatti esiste, anche se è quasi sempre secco: si chiama tuttora Wadi Sapsaphas; è il torrentello circondato da caverne di cui parlavamo all’inizio. Ormai, individuata la zona, non restava che cercare la controprova, cioè la famosa basilica costruita da Sant’Elena e scomparsa nel nulla.

Il resto lo fecero una serie di foto aeree e di sondaggi a terra. A ordinare entrambi fu Hussein, lo scomparso re di Giordania, ma a dirigere i lavori fu Mohammad Waheeb, il più noto archeologo locale. E scavando con pazienza tra pietraie e tamerici, la controprova arrivò; anzi, ne arrivarono parecchie: prima le caverne degli eremiti, poi il monastero di Tell Al-Kharrar; infine, proprio dove il Wadi Sapsaphas confluisce nel Giordano, le fondamenta di ben tre chiese, una delle quali del IV secolo: quasi certamente è quella voluta da Sant’Elena.

Musulmani e Cristiani; un antico legame

Machaerus, Jordan
Machaerus, Jordan foto Carole Raddato

Come interpretare tanta abbondanza di reperti? L’ipotesi corrente è questa: San Giovanni Battista aveva il suo eremo lungo il Wadi Sapsaphas (la Betania del Vangelo) e non viveva affatto solo, ma in una comunità di monaci, come provano le molte caverne dei dintorni, naturali ma riadattate da mani umane in epoca pre-cristiana.
Molti ebrei, Gesù compreso, furono battezzati dove il Wadi Sapsaphas entra nel Giordano. E i primi cristiani, ricordando l’evento, venerarono per generazioni quel luogo, dove Sant’Elena costruì poi la sua chiesa.

LEGGI ANCHE  Meravigliosa Paola

Poi la basilica crollò e fu rimpiazzata dalle altre due, mentre a monte le caverne delle origini venivano sostituite da un monastero. Betania diventò meta di pellegrinaggi, una specie di Lourdes dell’antichità. Quindi, in epoca successiva e per motivi ignoti, decadde, fu abbandonata e le sue rovine furono coperte da sabbia e tamerici.
Così pian piano dell’antico “covo” di San Giovanni, dove il Cristianesimo aveva compiuto il suo primo atto pubblico, si perse il ricordo: fino alla resurrezione odierna, curiosamente dovuta in gran parte a mani musulmane.

Esseni, una setta ascetica antagonista del potere

Gesù Palazzo d'Inverno del Re Erode a Gerico
Palazzo d’Inverno del Re Erode a Gerico

Quasi certamente San Giovanni Battista faceva parte della setta degli Esseni, una comunità di ebrei dissidenti, ascetici e integralisti, in polemica con i “partiti” che gestivano il potere a Gerusalemme (Farisei e Sadducei).
Il battesimo era appunto un rito di purificazione esseno, che precedeva l’ingresso nella comunità ed era abbinato a un periodo di digiuno.
Il fatto che anche Gesù sia stato battezzato e abbia digiunato nel deserto ha fatto ipotizzare a vari storici che lui stesso, almeno in origine, facesse parte della setta.

L’ex-Betania non è l’unica località da visitare, per chi è interessato alla storia degli Esseni: nel raggio di trenta chilometri, tra la Giordania e Israele, ce ne sono altre.
La più nota è Qumran, sulla riva ovest del Mar Morto: un complesso di grotte dove negli Anni Quaranta del secolo scorso furono trovati i testi sacri della comunità. Un’altra è il Qarantal, un monte sopra Gerico dove, secondo la tradizione, Gesù (e certamente non solo lui) osservò i quaranta giorni di digiuno rituale. Una terza meta è il castello di Macheronte, presso Madaba, dove il re Erode fece incarcerare e decapitare il Battista.

Informazioni utili

Come arrivare – La città più vicina al “luogo del battesimo” è Gerico, nei Territori Palestinesi; ma più pratico e più sicuro è arrivarci da Amman, capitale della Giordania.

Cosa leggere – I testi esseni sono tradotti e raccolti ne “I manoscritti di Qumran”, a cura di Luigi Moraldi (eddizioni Tea). La principale fonte di notizie sulla setta è Flavio Guseppe, scrittore ebraico-romano del primo secolo, autore de “La guerra giudaica” e delle “Antichità giudaiche”, pubblicati in italiano da Rusconi e dalla Utet.

Dove informarsi – Il Jordan Tourism Board – www.visitjordan.com/, ente turistico giordano,  è rappresentato in Italia dalla società Adam Integrated Communication (corso Marconi 33, Torino; telefono 800-339198).

Leggi anche:

Israele: viaggio nella Terra Promessa

Sinai, la montagna di Mosè

Da Murano, “sogni di vetro”

Condividi sui social: