Oltre mille anni di storia
All’imbocco della Valle d’Aosta, in un’area di transito anticamente obbligata per l’accesso alla valle, a circa quattrocento metri di altitudine, Bard – che conta attualmente appena 160 abitanti – era popolato già da epoche remote (tarda età del bronzo o età del ferro) come testimoniano le numerose incisioni rupestri rinvenute nelle vicinanze. Oggi è dominato dalla massiccia mole della piazzaforte del primo Ottocento, l’ultima di una serie di fortificazioni erette nel corso dei secoli. La storia del forte è lunga almeno mille anni: forse roccaforte fin dall’età romana per la sua posizione strategica per il controllo dei valichi alpini, lungo la romana via delle Gallie (nella zona a sud del borgo, ai piedi del forte e nel borgo stesso, si conservano alcuni resti archeologici della strada romana).
Probabilmente protetto da opere difensive in epoca tardoantica, sede di un insediamento fortificato documentato nel 1034, il complesso monumentale di Bard è celebre per avere arrestato nel maggio del 1800 il corpo di spedizione di Napoleone Bonaparte, cadendo solo dopo un lungo assedio al termine del quale venne raso al suolo. L’attuale costruzione, che occupa quasi completamente la rocca su cui si eleva, venne ricostruita nel 1830-38: ampia e articolata, ha tre principali corpi di fabbrica – l’Opera Ferdinando in basso, l’Opera Vittorio al centro e l’Opera Carlo Alberto in alto – oltre a camminamenti e cortili, e costituisce una significativa realizzazione dell’architettura militare ottocentesca in Valle d’Aosta.
Un atto di amore per la montagna
Grazie a un progetto avviato nel 1993, il forte è stato recentemente riportato all’antico splendore (insieme al borgo) con un’importante opera di recupero che ha valorizzato le storiche strutture militari grazie a architetture all’avanguardia e all’uso di moderne tecnologie, che hanno trasformato una fortezza chiusa in un raffinato contenitore museale – con 3600 metri quadrati (dei 14.467 del forte) destinati a aree espositive – aperto alle visite e a iniziative culturali quali concerti di musica classica, spettacoli pirotecnici, proiezione di filmati, mostre tematiche. Oggi, dal borgo al forte si sale a piedi o con i panoramici, avveniristici quattro ascensori di cristallo che divorano i 106 metri di dislivello in pochi minuti; in faccia lo splendido panorama della bassa valle con i suoi vigneti, i boschi di castagno, i centri storici.
Durante la giornata dedicata al Mercato dei sapori della Valle d’Aosta, si può visitare il Museo delle Alpi, vero fiore all’occhiello del forte allestito all’interno dell’Opera Carlo Alberto (che accoglie anche mostre temporanee incentrate sulle Alpi e i temi alpini) – il grande corpo di fabbrica che si trova alla sommità della rocca – è divenuto il nuovo polo culturale delle Alpi occidentali per la panoramica a 360º che offre sul territorio, le sue genti e le sue tradizioni.
Più che un museo, un percorso, leggero, gradevole, interattivo che conduce in un viaggio virtuale alla scoperta delle Alpi nella loro dimensione fisica, geografica e simbolica, grazie a suoni, video e proiezioni, strizzando l’occhio ai più moderni modelli oltre confine (francese) per la concezione museale all’avanguardia.
Negli spazi espositivi
Ventinove sale raccontano una montagna vissuta e trasformata dalla mano dell’uomo, attraverso installazioni di notevole impatto scenografico, in quattro sezioni: la prima è una lettura del paesaggio alpino contemporaneo, la seconda è dedicata alle principali componenti naturali e umane dell’ambiente, la terza incentrata sulla civiltà alpina, la quarta sulle modificazioni della montagna nell’epoca della sua modernità.
I panorami di grande suggestione, la galleria delle voci (nella quale si ripetono espressioni diverse in tutte le Alpi per dire “saliamo alla montagna”) il viaggio tridimensionale a volo d’aquila dal Monte Bianco a Bard, le Alpi nate dal mare, le Alpi nate dal fuoco, il lavoro del ghiaccio, gli insediamenti umani, le risorse del sottosuolo, il concetto di stagioni con il lungo inverno e la significativa celebrazione della primavera, la montagna dei montanari e quella dei cittadini, la ricerca di una terza via: ecco alcune tematiche di un’esposizione molto coinvolgente.
Anche la montagna a livello scientifico è trattata in modo piacevole, con l’ausilio delle nuove tecnologie: in ogni sala un esperto dialoga con il visitatore e cartoni animati parlano ai bambini. Accompagnano l’intero percorso l’idea che sia ormai impossibile pensare la montagna senza l’uomo e gli interrogativi sul futuro della stessa: la montagna, grosso parco giochi per i cittadini o museo della nostalgia?