Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Berlino visionaria

Ci sono città che si ancorano al passato e altre che si lanciano con forza verso il futuro; come Berlino. Con la fine delle grandi opere iniziate dopo la riunificazione, la capitale tedesca è oggi un vero e proprio “manifesto” di avanguardia e modernità

Il Reichstag con la cupola di Norman Foster (Foto:BTM/Koch)
Il Reichstag con la cupola di Norman Foster (Foto:BTM/Koch)

Negli ultimi anni da Berlino è passato tutto il “gotha” dei più famosi architetti: da Renzo Piano a Norman Foster, da Ming Pei a Richard Rogers, da Daniel Libeskin ad Arata Isozaki, da Jean Nouvel a Helmut Jahn, da Aldo Rossi a David Chipperfield. Tutti si sono sbizzarriti nel creare opere che stupiscono ed emozionano.
Negli ultimi mesi del 2006 si sono chiusi i cantieri avviati con i contributi di tutto il mondo per dare un volto nuovo alla città riunificata, lasciando come risultato immagini profondamente trasformate.  Ad esempio il nuovo quartiere intorno a Postdamer Platz, uno dei simboli più vivi della Germania dell’Est. Davanti alla nuova fermata della metropolitana, un resto del Muro è ancora in piedi, con i suoi graffiti originali, fotografie, documenti, cronache della Guerra Fredda. Sempre attorniato da una folla di turisti, colpisce per la sua presenza, capace di evocare il ricordo di un tempo in cui divideva davvero due universi, ancora carico di separazioni e sofferenze.

Dalla “terra di nessuno” all’iperfuturo architettonico

Postdamerplatz, Sony-Center e Kollhoff-Building (Foto:BTM/Koch)
Postdamerplatz, Sony-Center e Kollhoff-Building (Foto:BTM/Koch)

Inaspettatamente il Muro si riflette nel vetro scintillante di grattacieli che disegnano un angolo degno dell’iconografia di New York. Tra questi, il Gotham Palace di Hans Kollhoff: per il suo aspetto solido e massiccio, ricorda le tendenze della Chicago di fine Ottocento e dei suoi primi grattacieli. Si staglia tra le torri di Renzo Piano, a cui si deve anche il nuovo disegno della piazza, dal bordo tagliente e trasparente e quella delle Ferrovie Tedesche, dalla volumetria suggestivamente curva e totalmente vetrata, appartenente al Sony Center, l’avveniristico “mall” disegnato da Helmut Jahn. Sotto lo scenografico tetto a raggiera racchiude la principale attrazione della Postdamer Platz, con negozi, appartamenti, ristoranti, sale di proiezione e un museo del cinema.
Alle spalle, il Beisheim Center, innovativo esempio di residence dove vivere nel lusso, godendo di tutte le amenità a cinque stelle, qui fornite dal Ritz-Carlton Hotel e dal Marriott Hotel, anch’essi compresi nel complesso.

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Potsdamer Platz (Foto:BTM/Drewes)
Potsdamer Platz (Foto:BTM/Drewes)

Lussuose e “lussuriose” Spa, ristoranti chic, servizio in camera lungo le intere ventiquattro ore e per sette giorni su sette; naturalmente cuoco compreso, tata per i bimbi, servizi di pulizia e lavanderia; tutti segni di una ricchezza in fase di ritorno e non stupisce più di tanto che sul mercato immobiliare Berlino sia oggi considerata un ottimo affare.
Si fa invece fatica ad immaginare che qui si estendeva un’autentica terra di nessuno, sul limite del confine tra est e ovest. Ora gli edifici di vetro, cemento, metallo, terra cotta (un omaggio di Piano ai caldi colori senesi) e coperture gialle creano vie dello shopping, come i cento negozi delle Arkaden, sempre affollate da berlinesi e visitatori, ma anche luoghi per il cinema e il divertimento. Sul lato opposto, un’altra creazione dell’architetto italiano, con Arata Isozaki: il Daimler-Chrysler-Center, sede per l’esposizione dei modelli della casa automobilistica, ma anche di uffici e appartamenti. All’interno ci si ritrova affacciati sull’emozionante atrio di mattoni e vetro, illuminato da sculturee scie luminose, davanti ad uno dei primi grandi macchinari della fabbrica.

Sotto i cavalli alati

Brandenburger Tor visto dal Pariser Platz (Foto:BTM/Koch)
Brandenburger Tor visto dal Pariser Platz (Foto:BTM/Koch)

Seguendo il limitare del Tiergarten, c’è un altro dei simboli della città: la Porta di Brandeburgo, con i suoi cavalli alati che si affacciano su Pariser Platz.
L’unica porta antica (risale all’anno della Rivoluzione Francese, 1789) rimasta sorprendentemente in piedi è oggi nuovamente integrata negli edifici della piazza. Accanto all’Ambasciata americana, che è ancora un cantiere come ai tempi della cortina di ferro, sorgono la sede della banca Dz, disegnata da Gehri e la neo inaugurata Accademia delle Arti. Chi ama l’arte moderna e contemporanea troverà nel suo inconsueto contenitore trasparente mostre stimolanti, conferenze, letture, cicli di film.
Ma entrando nella creazione di Gehri, che oltre alla banca ospita al piano sotterraneo un casinò e sul retro una quarantina di appartamenti, è difficile trattenere un gesto di autentico stupore. L’interno è imprevedibile: al centro, raggiungibile per mezzo di passarelle, una sala per conferenze in acciaio sembra fluttuare tra i due piani, e presenta la forma del tutto spiazzante di un gigantesco pesce.

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