L’esposizione (Fondazione Canal, Calle Mateo Inurria 2, vicino alla
Plaza de Castilla) sarà aperta nei giorni feriali e festivi dalle 11
alle 20, salvo il mercoledì (dalle 11 alle 15). Ingresso libero”.
Post Scriptum: Questa notizia viene pubblicata per due motivi.
1)
Fa piacere – tra tanti scritti scherzosi e stupidità molto spesso
volute per dimenticare questo sporco mondo che ci ammorba – pubblicare
ogni tanto qualche edificante informazione culturale (in Italia, vedi
la recente segnalazione di una bella mostra archeologica ad Adria, e in
questo caso all’estero, nella magnifica Madrid autunnale).
2)
Dimostrare che (come tante altre vicende dello Stivale) la lingua
italiana fa da specchio del Paese e pertanto è parruccona, bacucca,
ingessata, legata a “pruderies”e a concetti altrove superati da secoli
(o mai considerati un problema). Ci riferiamo alla parola “culo”. Da
noi il termine è tuttora tabù (il computer lo sottolinea in rosso come
se si trattasse di un errore o di una parola inesistente); “non si
dice” (si commenta severamente ai bambini) e se proprio si deve
scriverlo si ricorre alla solita “C” seguita da tre puntini (sai che
trovata: a quel punto, se non prima, uno, anche un lattante, pensa
subito al culo, e allora?). Altrove, invece (e non in Uganda, nella
vicina e cugina Spagna) con il Culo ci fanno una mostra (artistico
culturale…Cartier Bresson, Capa…). E il tema della mostra lo “mettono
per iscritto” sul giornale.
Senza puntini.
Sapevate
che… La Lega delle donne saudite ha chiesto a Sua Maestà Abdallah Bin
Abd Al Aziz di “poter muoversi liberamente guidando l’automobile”?
E il sovrano ha coranicamente risposto: “Donna al volante pericolo costante”.