Ottava puntata. Riassunto delle puntate precedenti. Compiuta con l’amico Sergio una bella gita estiva (in termini tecnici anglosassoni detta Fly&Drive) nell’Aragona poi in Navarra (Sanfermines a Pamplona) indi nei Paesi Baschi (Guernica e Bilbao) e infine nella Castilla y Leòn (intriganti i neoscoperti Giacimenti fossili umani di Atapuerca) all’aeroporto di Valladolid lo scrivano molla il coequipièr e lo sostituisce con la Lady Two (nel senso di bisposata) Marcella (altro che il Carlo di Inghilterra con quella poveretta della Lady D). Con lei visita la Maragateria e Astorga, di lì percorre il Camino de Santiago fino a Ponferrada, ammira le miniere romane de Las Medulas e infine va a festeggiare l’Aglio nella pluricentenaria “Feria” di Santa Marina del Rey (Leòn) .
…Sugli effluvi dell’Aglio
E’ notevole la soddisfazione dello scrivano (un filino inferiore quella di Lady Two, forse perché meno goduriosa dei profumi aleggianti sulla Feria) mentre lascia la “Capitale dell’Aglio della provincia di Leòn”. Un appellativo forse non eccellente e di cui vantarsi oltremisura. Va però anche detto che in Spagna l’aglio è una cosa seria, mica solo una pianta della famiglia delle Liliacee. Pertanto a un paesone come Santa Marina del Rey essere capitale, ancorché provinciale, di un importante ingrediente della cucina iberica, può fare un certo piacere; come se, facendo un paragone con il Belpaese, quelli di Alba non fossero contenti di vivere nella “capitale del Tartufo”, il cui profumo non è per certo disprezzabile ma non vale sicuramente – almeno secondo lo scrivano gastronomo – quello dell’aglio.
Buone strade: per pellegrini e non
Basta comunque con le provocazioni verbali, meglio narrare lo sviluppo della gita della (strana) coppia ispano-itinerante che sta abbandonando il folclore delle strapaesane Ferias per imboccare il Camino de Santiago, la Calle Mayor de Europa.
Lungo il Camino da Leòn a Burgos (percorso in senso opposto a quello dei peregrinos, talché il lettore che “copiasse” commenti e suggerimenti che seguono, per poi recarsi nelle località segnalate, vorrà leggere queste righe “al contrario”) si guida facilmente grazie a rettilinei con poco traffico.
Il Camino infatti non segue i tracciati della Statale congiungente le due capitali castellane e della modernissima autostrada che scorre pressoché parallela.
Si dà infatti il caso che in Spagna, quanto a viabilità (il cui buon stato significa più traffici, lavoro, maggiore produttività) fanno le cose “a lo grande”, mica si assiste allo sconcio, per citare uno dei tanti brutti casi del Belpaese, della S.S. Milano-Mantova, rimasta come l’aveva costruita S.M.I. Francesco I di Austria nel XIX secolo.
Arte Mudèjar
Ma “tiremm innanz” (come disse quel martire dei sullodati Austraci che saranno anche stati un filino più severi del lecito, ma quantomeno hanno costruito belle strade da allora mai più toccate) fino a giungere nella bella Sahagùn. E doverosamente sostarvi (e anche abbastanza a lungo) per meditare, ammirando meravigliosi esempi di Mudèjar. Questa espressione araba, come già commentato raccontando questa gita, significa “coloro che hanno avuto il permesso di restare” e si riferisce ad artisti e artigiani arabi che, ritrovatisi nelle località occupate dai cristiani durante la Reconquista, continuarono a esprimere le loro capacità professionali, escludenti immagini ed effigi (proibite nel culto musulmano) mediante disegni e composizioni geometriche applicate al mattone e alla pietra.
Rispettivamente del XII e del XIII secolo le chiese di Santo Tirso (domina il mattone, tre navate) e di San Lorenzo (campanile rettangolare, al lato la Capilla de Jesus con bassorilievi di Juan de Juni). Inoltre la Iglesia de la Peregrina (XIII secolo, antico convento francescano) quella di San Juan Retablos, la Virgen del Puente (sempre XIII secolo, primo santuario della Ruta alias Camino Jacobeo).
I peregrinos dormono per pochissimi euro (e godono pure di uso gratuito di internet) in un bel edificio (uno dei tantissimi albergues disponibili tra Roncisvalle e Santiago de Compostela) adiacente la maestosa chiesa de la Trinidad. Tanto ben di dio a uso della testa, degli occhi (e per chi vuole, della fede) in una località di meno di tremila abitanti!
Chiese e monasteri sulla via per Burgos
Ma, entrati nella provincia di Burgos e prima di giungere nel capoluogo, sono tante le sorprese riservate dal Camino de Santiago (lungo il più che millenario itinerario): Terradillos de los Templarios, Calzadilla de la Cueza, Carriòn de los Condes, Villacazar de Sirga, Fromista, Boadilla del Camino, Itero de la Vega, Castrojerìz, Tardejos).
A Carriòn de los Condes (capoluogo della Tierra de Campos in provincia di Palencia) stop (che può anche essere “alberghiero” perché le sue mura ospitano un ottimo hotel tre stelle con altrettanto buon ristorante) al Real Monasterio de San Zoilo (ordine di Cluny, XI-XVI secolo). E visite al Real Monasterio de Santa Clara (XIII secolo) e per chi ama il romanico da non perdere la Iglesia di Santa Maria del Camino e quella di Santiago (entrambe del XII secolo).
Gotico invece nella Iglesia de la Virgen Blanca a Villalcàzar de Sirga, poblaciòn jacobea citata nelle Cantigas di re Alfonso X El Sabio. Nel Mesòn Los Templarios si mangia così così ma per poco e comunque ci si diverte per l’ambiente “peregrineggiante”.
I “pali” della gogna
Pochi minuti (almeno d’auto) e a Fromista (sesta tappa del Codex Calixtinus) si ammira il magnifico, tenero, quasi perfetto romanico di San Martìn (XI secolo!).
Chi passa da quelle parti non dimentichi di visitarlo; si tratta di un monumento così bello da esserne difficile la descrizione. Superato il Canal de Castilla, curiosa opera di ingegneria del XVIII secolo, a Boadilla del Camino stop per fotografare il Rollo Jurisdiccional versione ispanica del portoghese (e brasileiro) Pelourinho, una colonna alla quale si incatenava e veniva lasciato alla gogna, al pubblico ludibrio, chi commetteva reati o anche fosse risultato soltanto poco simpatico al Potente di turno. Mentre in Inghilterra si ricorreva a imprigionanti assi di legno, gli stocks, più rozze e pratiche ma meno eleganti, in Spagna queste colone venivano finemente scolpite (e su quella di Boadilla non possono ovviamente mancare le conchas, conchiglie di Santiago)
Un paese …antisemita!
Nella stessa località, attraente l’Albergue Rural “En El Camino”, con rinfrescante piscina intorno alla quale (per le ire della Lady Two) lo scrivano punta allegre e formosette peregrinas di giusta età. E a un chilometro da Itero del Castillo, intrigante l’Albergue Puente Fitero o Ermita de San Nicolàs sul luogo che ospitò l’omonimo, antico ospedale. Gestito dagli Hospitaleros della Confraternita di San Jacopo di Perugia, aperto da giugno a settembre, dodici letti (si paga con un donativo) e servizi spartani, il bell’edificio isolato nella campagna offre silenzioso riposo ai peregrinos dopo tanto scarpinare.
Prima di lasciare il Camino a Burgos, lo scrivano e Lady Two raggiungono un borgo dal curioso nome (composto da più lettere di quanti siano i cristiani che vi abitano) di Castrillo Matajudios, che tradotto dallo spagnolo recita “Piccola Fortezza di Ammazza gli Ebrei”. Accade però che, essendo Lady Two sì judìa, ma pure maggiorenne e vaccinata, l’attraversamento della minacciosa (per lei, non per lo scrivano, lui è interista) località non la preoccupi più di tanto.
Si procede pertanto verso l’Aragona, mèta la bella Tarazona.