Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

El Salvador, “speranza” turismo

Il piccolo paese centro-americano, dopo i guasti di una feroce guerra civile, è in pieno fermento per accogliere al meglio visitatori “anche” dalla lontana Europa. Cosa offre? Storia, folclore, bellezze naturali e la semplice cordialità della sua gente

Anno 2014, un “nuovo” El Salvador

Il presidente della Repubblica Elias Antonio Saca
Il presidente della Repubblica Elias Antonio Saca

Ruben Rochi, da due anni ministro del Turismo (ovvero dalla creazione del dicastero) è molto determinato a far crescere i visitatori stranieri, una vera risorsa nella modesta economia del Paese: “Contiamo di raddoppiare i flussi dal Nord America entro il 2014, portandoli al quaranta per cento del totale, mentre il peso degli europei prevediamo che arrivi al dieci per cento. In termini proporzionali, il nostro impegno maggiore è proprio sull’Europa, che vogliamo veder quintuplicare”.
La data del 2014 non è casuale: la legge sul turismo, approvata lo scorso anno, abbraccia l’arco dei prossimi sette anni e prevede misure molto articolate di benefici fiscali e di incentivi, che costituiscono il quadro normativo entro il quale indirizzare la crescita.
Il turismo è una delle voci che ha permesso ai conti dello Stato di migliorare.
Spiega il presidente della Repubblica, Elias Antonio Saca: “Due anni fa, quando mi sono insediato, il prodotto interno lordo cresceva dell’uno e otto per cento, mentre la popolazione aumentava del due per cento; l’economia era disastrata. In ventiquattro mesi siamo riusciti a raddoppiare la ricchezza prodotta, che nel 2006 è salita del quattro e due per cento e nel 2007 cresceremo sopra il quattro e mezzo”. 

In attesa degli Europei (con l’Euro) il Dollaro impazza

Hospital de calzado
Hospital de calzado

Saca rappresenta la destra, il partito dell’Arena. Ha quarantadue anni, una moglie ex reginetta di bellezza e un passato di giornalista sportivo e telecronista; oggi possiede una rete di sei radio private che gli danno un accesso immediato all’opinione pubblica. Ma qui nessuno avverte il problema del conflitto d’interessi.
L’alleato di ferro sono gli Stati Uniti, primo partner commerciale e destinazione preferita dai due milioni e mezzo di emigranti che con le loro rimesse costituiscono la prima voce di entrate per il bilancio dello Stato.
El Salvador è un Paese completamente “dollarizzato”: nel senso che la moneta corrente è il dollaro e che quindi l’economia locale è totalmente agganciata a quella degli Stati Unti. Anche i comportamenti sono americanizzati: un susseguirsi di centri commerciali, fast food, ma anche di pratiche di pigrizia urbana quali gli “auto-pago-bancomat”, sportelli bancari ai quali il cliente può accedere stando seduto al volante della propria auto.
La prima voce del Pil, con il sedici per cento, sono proprio le rimesse degli emigranti; seguono agro-alimentare, edilizia e tessile. É un’economia povera, dove la gran parte della popolazione sopravvive con poco più di cento dollari al mese. Chi riceve denaro dall’estero in maggioranza non lavora, perché le scarse retribuzioni non costituiscono un incentivo; e questo provoca delle sacche di improduttività volontaria e assistita che certo non giovano al Paese. Sul turismo – il metodo classico per attirare valuta estera senza esportare – El Salvador punta dunque molto.

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Mare, montagne, laghi vulcanici e la “Pompei Maya”

Un uomo armato di guardia a un distributore
Un uomo armato di guardia a un distributore

Ma quali sono le attrattive che propone? Sono varie, anche se nessuna, a dire il vero, da sola giustifica le tredici ore di volo dall’Italia ( il volo diretto di linea è della compagnia Livingston).
Sicuramente alcuni punti della sua costa, affacciata sul Pacifico, sono il paradiso dei surfisti, che qui trovano onde tra le più belle del mondo; sicuramente alcuni suoi siti Maya ben si integrano in un percorso storico che comprenda altri Paesi dell’area, a cominciare da Messico, Guatemala e Honduras.
In particolare a Joya del Ceren è visitabile l’unico sito archeologico che illustri la vita quotidiana dell’antico popolo e per questo è chiamato la “Pompei Maya”.
Suggestivi alcuni paesaggi montani, i laghi vulcanici, vari villaggi coloniali (Suchitoto, Santa Ana); belle alcune chiese. Buone, se non ottime, alcune strutture alberghiere, sia in città (Sheraton) che nei luoghi di mare (Decameron).
Fiorente la natura (Baia delle Mangrovie) affascinante la vita primitiva (ma assistita dal cellulare) in alcune isole rimaste apparentemente estranee al tempo.
Di assoluto prim’ordine la rete stradale, della quale le autorità vanno giustamente fiere: ma questa non rappresenta, di per sé, un’attrattiva turistica.

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