Venerdì 23 Maggio 2025 - Anno XXIII

La traversata del Mediterraneo

Dal porto di Civitavecchia, sempre più “allungato” verso i monti della Tolfa, all’imponente scalo della “shining” Barcellona, che dà il benvenuto con Cristoforo Colombo dall’alto della sua colonna. A bordo dell’Eurostar-Barcelona della Grimaldi

Eurostar Barcelona esce dal porto di Civitavecchia
Eurostar Barcelona esce dal porto di Civitavecchia

È senza dubbio piacevole essere “attesi” a bordo, ammettiamolo. Parole di benvenuto, cortesia estrema, i bagagli (chissenefrega) prelevati da mani sicure, il piacere di guardarsi d’attorno per scoprire, dalla veranda del check-in (assegnazione della cabina e ritiro tessera Vip) il tramestio delle ultime operazioni di carico, giù, a ridosso della banchina d’attracco. Anche perché tali piacevoli sensazioni mitigano quella in fondo deludente che riserba il “Porto di Roma” (quello dell’antica Ostia romana rabbrividisce al pensiero).
L’imponente traghetto della Grimaldi sovrasta senza rimedio i moli bassi e anonimi del porto di Civitavecchia. Un porto “rimediato”; questa è l’impressione prima.
Non avendo insenature naturali da sfruttare, poiché la costa laziale si allunga piatta da sud-est verso  nord-ovest, chi lo ha ampliato per le accresciute esigenze dei traffici marittimi si è dovuto ingegnare nel costruire lunghe strisce di cemento e asfalto a coprire il lungomare e ad aprirsi all’esterno con reticoli di darsene, moli di ogni misura e destinazione d’uso.  Tant’è che le manovre di ingresso, posteggio e uscita, negli spazi tutto sommato angusti, richiedono grande perizia.

Subito all’opera
Spazio dancing e orchestra
Spazio dancing e orchestra

Ed è quello che dimostra di saper fare benissimo il simpatico Comandante, Salvatore
Mastellone, nativo di Meta di Sorrento. Un predestinato. Mentre calano le prime ombre della sera, il grande naviglio, dopo aver digerito Tir, auto e passeggeri, si stacca dolcemente dal molo per avventurarsi nel Tirreno.  Avventurarsi? In un certo senso si, perché la manovra richiede una quasi improvvisa svolta a destra, per immettersi nel “canale” delimitato dal molo foraneo che conduce in mare aperto. E se è vero che la strumentazione di bordo è delle più sofisticate, è altrettanto vero che è la “mano” del Comandante che imprime impercettibili rotazioni al “timone” (quasi un cambio d’auto, da dimenticare le vecchie gloriose “ruote” dai molti pomoli).

Corridoio verso la zona ristorante
Corridoio verso la zona ristorante

Il Comandante, eseguita la manovra di “svolta a dritta” (il vecchio
“tribordo”) non senza un impercettibile e comprensibile moto di non-dichiarata autostima, lascia i comandi al Primo Ufficiale, Antonino Aversa, che dà tutto sommato l’impressione di cavarsela benissimo anche da solo,  ma che assorbe con devota attenzione ogni movimento e suggerimento del suo “capo” per mezzo del quale, è chiaro, conta di affinare sempre più le sue già ottime capacità marinare. Onore per pochi, quello di seguire le manovre dalla plancia di comando. Tra un caffè sorseggiato con cura e un sommesso incrociarsi di comandi dal significato incomprensibile per i comuni mortali, la nave esce dal porto e punta decisa verso le Bocche di Bonifacio.

Alla scoperta dell’Eurostar-Barcelona
Particolare della piscina
Particolare della piscina

E’ tempo di prendere visione della confortevole “casa” navigante. Ed è il Commissario di Bordo Ilaria Sorrentino, nata a Genova, papà napoletano, residente alla Maddalena (e nel dirlo ricorda con un sorriso che papà è sulla costa per “salutarla” ogni qualvolta l’Eurostar scivola al largo tra Gallura e Corsica) che ci mostra le strutture interne della nave. Orientarsi all’interno, non è facile. Scale (anche mobili) che vanno in su e in giù; corridoi con vetrate che costeggiano i ponti esterni e che, sul lato opposto, si aprono verso sale con confortevoli poltrone (Tv che campeggia sospesa) per coloro che non hanno prenotato una cabina e che qui trascorrono la notte. Poi la sala giochi per i bimbi e quella per i maggiorenni, il piccolo negozio che vende un’interessante gamma di oggetti “griffati” Grimaldi,
la sala ristorante “à la carte”, separata da vetri smerigliati da quella del self-service e dal salone-bar, sempre affollato di gente ad occupare poltrone e divani, ad ascoltare musica, a gustare  bevande. Verso sera, dopo cena, questo spazio (che è uno dei luoghi più frequentati dell’Eurostar) si trasforma in pista da ballo che attrae giovani e meno giovani desiderosi di fare quattro salti, invogliati dal cantante che organizza gare di karaoke e sostituisce dal vivo le musiche registrate. Prima di visitare la “zona notte”, una salita in coperta dove c’è la piscina, il solarium e l’eliporto; vi si trova persino un piccolo locale, con tanto di massaggiatrice sudamericana, per rimettere in “sesto” le gentili ospiti.

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La “camera” dell’albergo galleggiante
Il bar
Il bar

Ilaria, in elegante divisa bianca, ci guida verso la cabina assegnata. Le camere, naturalmente, sono tutte all’interno; un labirinto di corridoi che si intersecano a scacchiera, con tante porte numerate. Giunti alla 5002, si apre una gradevole visione. Essendo sistemata a prua, proprio sotto la plancia di comando, colpisce favorevolmente l’ampia finestra che dà sul mare aperto. Tutto il resto, perfetto: letti, tavolini, servizi con doccia, eccetera; comoda e luminosa. Proprio sotto la vetrata che comunica con l’esterno, schermata da due ampie tende scorrevoli, ecco un cartello stampato che recita: “Per favore!! Lasciate la tentazzo chiude, tutto la notte!!”. Scritta messa dai greci, precisa Ilaria, a sua volta stupita per questo avviso sicuramente sfuggito ai più, quando la nave apparteneva ad altro Armatore. Il Commissario fa notare che, italiano a parte, le luci interne potrebbero alterare la visione che si ha dalla plancia superiore. D’altra parte, di notte, c’è ben poco da vedere. Quindi, “tentazze” chiuse; ci mancherebbe!

Navigando e parlando
Il Comandante Salvatore Mastellone
Il Comandante Salvatore Mastellone

Sempre così bello come oggi, il mare? Magari! Il Comandante Mastellone ne ha di
esperienze da raccontare, lui che viene davvero dalla “gavetta”. Prima cameriere, poi portiere d’albergo, è in mare dal 1977 e lavora per la Grimaldi da cinque anni. Quindici anni a zonzo per il Mediterraneo, lungo rotte casalinghe. Sardegna, Piombino, Livorno  con Lloyd Sardegna, ora non più in attività. Lungo la rotta che stiamo percorrendo, racconta di  una traversata verso Barcellona con mare forza otto, fin quasi all’arrivo, forza aumentata a undici in prossimità del porto, con onde alte dodici, quindici metri (come un palazzo di quattro piani!). Conclusione? Ritorno immediato a Civitavecchia, senza scalo in Catalogna. Poi aggiunge, con enfasi: “Il mare non va sfidato; è lui che sfida”! E’ spesso di cattivo umore, il Mediterraneo?  Per nostra fortuna, no, precisa Mastellone; c’è però un’area che è più “rognosa” di altre; è il golfo del Leone, spesso agitato per via delle correnti d’aria che arrivano dall’Atlantico, prendono spinta scavalcando i Pirenei per infilarsi con forza nell’ampio golfo che si insinua nella Francia meridionale. Poi c’è un’altra zona critica: sono proprio le Bocche di Bonifacio, dove il Tirreno si scontra con il mare aperto che porta verso la Spagna. In caso di maltempo si evita lo stretto costeggiando la Corsica. Superato il “dito” di Capo Corso, si piega a sinistra tagliando la parte meridionale del famigerato Golfo del Leone.

Tir e autovetture in “crociera di lusso”
Ilaria Sorrentino
Ilaria Sorrentino

Non sono solo le persone che vengono trattate bene, precisa Ilaria Sorrentino. Sulla Eurostar-Barcelona. nei ponti 1 e 2 ci stanno circa novanta auto, mentre nei ponti 3 e 4 trovano posto centocinque Tir. Se si imbarcano solo autovetture, il numero totale arriva a seicentocinquanta. Il costo per tratta (andata o ritorno) di un Tir, è di circa mille Euro. Dato che vengono imbarcati solo i grossi contenitori, senza cabine di guida, è evidente che il vantaggio  economico è reale. Oltretutto gli autisti hanno modo di riposarsi durante la traversata, pronti a riprendere la guida una volta giunti a destinazione.  Non solo Tir e auto, sull’Eurostar. L’altra merce trasportata va dalla frutta all’olio alimentare (solitamente dalla Spagna all’Italia, per essere miscelato con il nostro) quindi marmi e graniti (grezzi dalla Spagna, lavorati dall’Italia). Ci sono anche le auto nuove di fabbrica: Fiat, quindi Citroen e Peugeot, fabbricate in Spagna. Nessun trasporto un po’ fuori dalla norma? Come no! Hanno trovato posto persino gli ATR 42 e 72, smontati e da assemblare una volta giunti a destinazione, oltre a carrozze della metropolitana di Roma, costruite a Saragozza. Chi l’avrebbe mai detto!

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Barcellona in vista
Cristoforo Colombo dall'alto della sua colonna
Cristoforo Colombo dall’alto della sua colonna

Il mare è sempre calmo, di un colore blu cobalto che contrasta piacevolmente con le spume bianche che solleva la prua. La nave “napoletana” (copyright del Comandante) sta per giungere nella capitale catalana. Perché napoletana? Per il semplice fatto che tra le novanta persone circa d’equipaggio che si prendono cura di mille e duecento passeggeri, quelle di “comando” provengono dal golfo di Napoli. Poi ci lavorano rumeni, honduregni, colombiani, peruviani, anche per questioni di lingua; lo spagnolo è essenziale per comunicare. Infine non sono pochi i filippini, gente di grande tradizione marinara.  Arriva la domanda assassina. Mai stanchi di questo andar per mare, in fondo ripetitivo?

Folla nella Ramblas
Folla nella Ramblas

Mastellone si sistema idealmente in capo la sua meritatissima “Corona” (ci sono Comandanti anche senza corona; questa spetta ai “Comandanti superiori di lungo corso”, vale a dire a coloro che vantano dieci anni di servizio, dei quali almeno tre al comando) e replica convinto che quello che “ammazza” di più è la compilazione di una montagna di carte, documenti, che tutte le Capitanerie di porto richiedono.
Ilaria Sorrentino, né potrebbe essere altrimenti, considera una “fatica” piacevole il rapporto con i viaggiatori, le cui richieste e bisogni (a volte) escono dai binari della normalità. Poi, aggiunge, è vero che stiamo in mare tre mesi; però godiamo di quarantacinque giorni di riposo. Meritatissimi, senza alcun dubbio.
Dopo un pranzo delizioso e dopo aver ringraziato il Maitre Nicola Putignano e lo Chef Mario Ascione, è il momento di scendere a Barcellona per sgranchirsi le gambe.  Questa sera, col buio, ci si ritroverà per il tragitto inverso.

Il mare intorno
Eurostar Barcelona
Eurostar Barcelona

Gli uomini e le donne che vivono in reale simbiosi con il mare, appartengono a una categoria di persone speciali. I gesti quotidiani che compiono, i riti (e le superstizioni) che li accompagnano, le parole che impiegano, sono il grande bozzolo vitale che li contiene.  Qualunque sia il compito loro affidato, indipendentemente dai porti cui attraccano, in un turbinio di andate e ritorni che sono geograficamente ripetitivi ma che vengono vissuti, sempre, come dovere e insieme sfida quotidiana, questi uomini e queste donne si scoprono perennemente legati all’elemento liquido nel quale si trovano a galleggiare.  Con il bello e con  il cattivo tempo; col mare in bonaccia o con acque tempestose; con il sole, le nebbie, la pioggia, il vento. E con i loro pensieri. Pensieri che oscillano, né potrebbe essere altrimenti (quasi un’altalena esistenziale) dalla casa alla famiglia, dal radicato senso del dovere alle giuste ambizioni di carriera; dalla soddisfazione e dal convincimento (quasi una “malattia”) di avere scelto un lavoro che li esclude di fatto dalla vita “terraiola”, alla consapevolezza che non saprebbero né vorrebbero mai ripudiarlo, ai timori (e talvolta) ai malumori per regole da anni codificate e cristallizzate che accorpano in sé non poche incongruenze, difficili da capire, per chi è estraneo ai ritmi di questa esistenza tutto sommato atipica.

In viaggio nel Mediterraneo
In viaggio nel Mediterraneo

Non ci fossero altri motivi di gratificazione – ad esempio quelli di
far parte di una reale “grande” famiglia di armatori – si potrebbe dire
che si tratta davvero di una vita dura, scandita da tempi e da gesti
“necessari” che non ammettono distrazioni o, peggio, cedimenti; ma una
vita che viene altresì affrontata con un collaudatissimo spirito di
corpo che accomuna, indistintamente, “tutti” i naviganti del Gruppo
Grimaldi.  Napoli è la sede di questa “mamma” che tutto programma e
dispone, premia o in qualche caso accantona; ma che tiene in gran
conto, in grandissimo conto, le esperienze umane, i suggerimenti, le
aspettative di questo numeroso esercito di marinai, di professionisti
attenti e scrupolosi, affascinanti nelle loro divise bianche o blu o in
quelle dai diversi colori a seconda del ruolo e dei compiti da svolgere. Dal Comandante al personale addetto ai lavori più umili (la nave è una piccola città da far funzionare al meglio) tutti indistintamente agiscono con la consapevolezza di svolgere un “compito” essenziale per la buona riuscita della missione loro affidata.  Quella di far scivolare, sulle innumerevoli “autostrade del mare”, nel Mediterraneo come lungo le rotte oceaniche, i grandi natanti che in eguale misura
trasportano passeggeri, merci, enormi Tir e autovetture (nuove di fabbrica o quelle dei clienti) soddisfacendo aspettative e bisogni. Da un porto all’altro, da un mare all’altro, da una nazione all’altra, anche in presenza di una realtà economica e politica (l’Europa) che tutto tende ad assimilare e “globalizzare”. Questi uomini e queste donne, sono il braccio operativo del Gruppo Grimaldi; sono coloro che traducono in risultati “reali” e tangibili gli studi e le programmazioni della Casa Madre napoletana dall’enorme “G” stilizzata che campeggia sui comignoli e sulle fiancate dei super-ferry, loro sì, integralmente e perennemente “acquatici”.

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Barcellona, non solo Rambla
Piazzale d'ingresso alle Ramblas
Piazzale d’ingresso alle Ramblas

C’è chi sbarca e si ferma qualche giorno e chi sosta dalle cinque alle sei ore per ritornare poi a bordo. Quindi, una Barcellona “mordi e fuggi” che fatalmente convoglia il visitatore sulla celeberrima Rambla dai molti nomi. Dalla Plaça Portal de la Pau, quella che ospita la colonna dalla cui sommità vigila il grande navigatore genovese, si imbocca la Rambla de Santa Monica che poi diviene Rambla des Caputxins, quindi de Sant Josep, del Estudis per terminare con la Rambla de Canaletes; alla fine, ecco la grande Plaça de Catalunya. E’ un fiume continuo di barcellonesi e di turisti, quello che invade i marciapiedi e lo spazio centrale delle Ramblas. Negozi, bar, ristoranti, bancarelle, tavolini all’aperto, panchine per riposare. C’è spazio per tutti. Non si esagera dicendo che le Ramblas sono uno dei luoghi a più alta densità abitativa del mondo! Per chi desidera sottrarsi, seppure per poco, al fiume umano a corrente alternata (chi sale, chi scende) non mancano le attrattive di zone vicine.  Ad esempio, a sinistra della Rambla des Caputxins, c’è la Ciutat Vella (città vecchia) con le sue case alte e grigie, le stradine in penombra, i localini per bere e mangiare; sembra di trovarsi nei carrugi genovesi. Sul lato destro di questo tratto di Rambla, percorsa la corta Calle de Colom, si sfocia nella bellissima Plaça Reial: ampia, luminosa, rettangolare, circondata da palazzi con portici, occupati dagli immancabili tavolini dei bar. Una targa ricorda come la piazza sia gemellata dal 1988 con quella, dedicata a Garibaldi, che si trova a Città del Messico. La Plaça Reial dispone di una grande fontana centrale, contornata da una trentina di grandi palme ed è illuminata da imponenti lampioni in ferro a due luci. Qui, per certi versi, pare di essere a Parigi; sarà l’effetto che procurano gli imponenti palazzi che nobilitano l’intero perimetro della piazza. Via ancora, lungo la trafficatissima Rambla, ma per poco. Altra deviazione, di nuovo a sinistra, all’altezza del tratto Sant Josep. Attraverso la Calle de la Petxina, si giunge nel famoso Mercat de la Boqueria. Sarà perché c’è più “spazio” vitale rispetto alle Ramblas, sarà perché i colori, i profumi e, perché no, gli “odori” lo caratterizzano, ma il Mercat è un vero luogo di delizie. Vi si trova di tutto, sotto la grande struttura che fronteggia altre alte case con portici e colonne. Alimentari (carni, pesci, pollame, uova esposte a piramide, frutta (compresa quella esotica) verdura; poi box che “producono” e vendono gelati, granite, angurie glassate offerte a taglio, dolciumi; quindi spezie di tutti i tipi, salumi, selvaggina e infine, articoli vari: vestiario, scarpe, borse e valigie. Insomma, di tutto; e tutto permeato dalle voci di richiamo dei venditori, dal cicaleccio delle donne che acquistano, immersi in un piacevole universo di tinte contrastanti e di effluvi sempre nuovi, man mano che ci si sposta da un “negozio” all’altro, godendo di questo piccolo mondo, laterale alle Ramblas.

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