Muri, lacrime e za’tar
è il resoconto del viaggio di Gianluca Solera dal 2004 al 2006, due anni tra andate e ritorni, nella Terra Santa, la Palestina. Un viaggio che evita i tour organizzati e le propagande ufficiali per scoprire luoghi e persone di una terra che non trova pace. Luoghi dove un’umanità, prigioniera dell’ultima ideologia etnocoloniale, resiste affidandosi alla forza travolgente della vita e a certe piccole cose, come lo za’tar (Timo, utilizzato come una spezia, mescolato a semi di sesamo tostati, summaco e sale) nell’olio d’oliva, in cui si intinge il pane caserecccio.
Scrivere un libro sulla Terra Santa di oggi ha un senso solo se serve gli interessi della testimonianza, dell’amore e della giustizia. Muri, lacrime e za’tar è il viaggio di un pellegrino che ha voluto condividere con i cristiani della Terra Santa la durezza e allo stesso tempo la ricchezza della vita. Un viaggio fatto con il desiderio di fare parlare la gente che vive qui, genti con fedi diverse, di sangue diverso, ma gente… Così scrive nella prefazione Mons. Michel Sabbah, patriarca della Chiesa latina di Gerusalemme. Un viaggio attraverso l’umanità, silenzioso tra le crepe delle ideologie e delle credenze messianiche. Ma è anche un libro che legge i fatti e gli avvenimenti attraverso le piccole cose di tutti i giorni, ascoltando i protagonisti e interrogandosi sul senso della giustizia umana.
In tempi nei quali si sta cercando di cancellare l’identità della Palestina dalle cartografie, l’autore registra segni e parole, e documenta sia la sofferenza palestinese che le conseguenze sociali e umane dell’occupazione sugli israeliani. In questo lungo diario di viaggio viene ricostruito il quadro di una terra spaccata attraverso le parole delle persone incontrate: politici, difensori dei diritti umani, rifugiati e coloni, rabbini e patriarchi, soldati e detenuti. Nelle storie personali raccontate, nei diari di viaggio dalle città dei Territori occupati e di Israele, negli incontri con i prigionieri, morali e materiali, di questo conflitto, ebrei e arabi, c’è un muro che cresce e guadagna metri. Dividendo madri e bambini, oppressori e oppressi.
Ma anche in questi muri che sono stati alzati è possibile trovare delle fessure. Degli spiragli di luce ceh le persone di buona volontà, o quelli che disperatamente cercano di vivere con dignità, snno vedere. E passarci attraverso.