Lunedì 20 Maggio 2024 - Anno XXII

Quando la provincia “fa cultura”

Mostre, convegni, seminari di studio, ricorrenze, conferenze, rievocazioni. Difficile distinguere ciò che può “fare cultura” da quello che al contrario rientra nell’ottica del “fare comunque qualcosa”. Esistono tuttavia esempi illuminanti

Interventi di grande qualità

Germano Mulazzani, Convegno 2007
Germano Mulazzani, Convegno 2007

Nel 2006 sono stati i “Terreni Poveri” ad esser presi in esame.
Andrea Cavallero, docente di Agraria presso l’Università di Torino, ha illustrato il paesaggio pastorale delle vallate valsesiane, ponendo in risalto i problemi che lo assillano e tracciando nel contempo opportunità e indirizzi operativi affinché questa quasi dimenticata ricchezza culturale della montagna possa sopravvivere.
Non meno stimolante l’intervento di Roberto Vanzi, ricercatore presso l’Istituto Donegani di Novara che, traendo spunto dalla precedente esperienza di presidenza della Baraggia del Piano Rosa, ha parlato di questo mondo (vegetazione, habitat dell’avifauna, cicli stagionali) intitolando poeticamente il suo intervento “Fruscio di Molinia”: erbe tipiche della zona, ondeggianti al vento.
Giuliana Gay Enard, dell’Istituto di Valorizzazione Viticola del CNR di Torino, ha fatto rivivere il mondo della coltivazione della vite del Settecento, rimarcando le similitudini di lavoro e di tradizioni popolari ad esse collegate, protagonisti i “vigneron” francesi e quelli della zona della Bassa Valsesia.
Altrettanto validi gli argomenti trattati dai relatori nel 2007; la traccia indicata parlava del “Paesaggio Rappresentato”.

Quando la provincia “fa cultura”

Un quadro d’assieme del paesaggio naturale, antropico e sacro della Valsesia è stato il tema affrontato da Santino Langé, Ordinario di Storia dell’Architettura presso il Politecnico milanese.
Per certi versi meno conosciuto l’argomento illustrato da Luciano Roncai, docente di Storia della Città e del Territorio, Facoltà di Architettura, sempre del Politecnico: “Territorio e paesaggio nei disegni militari”. Una visione diversa del territorio che subisce modifiche e adattamenti, in ciò condizionato da esigenze militari.  
Infine, di grande interesse la relazione affrontata da Germano Mulazzani, Storico dell’Arte, già Soprintendente al Patrimonio Storico, Artistico ed Etno-Antropologico della Liguria, che ha proposto un’inedita lettura degli affreschi della Cantina dei Santi di Romagnano. Mulazzani, con le sue ricerche, ha rintracciato – operazione mai riuscita ad altri – lo stemma e il motto di Pietro Tizzoni, Abate Commendatario, che nella metà del Quattrocento aveva commissionato gli affreschi. Ha inoltre collocato l’esecuzione dell’opera nell’ambito della scuola degli Zavattari, che in epoca coeva avevano lavorato anche nel Duomo di Monza. L’affascinante tema dell’attribuzione del Mulazzani verrà  senza alcun dubbio ripreso nel corso di quest’anno, in occasione delle celebrazioni previste per i mille anni dell’Abbazia di San Silano, della quale la Cantina dei Santi, con i preziosi affreschi, costituiva parte integrante.

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Giovani studiosi in primo piano

Il grande torchio esposto nel Museo
Il grande torchio esposto nel Museo

I Convegni (quello del 2008 sarà dedicato alla “Qualità delle Acque Superficiali”) promossi da “La Nosta Gent”, hanno anche lo scopo, chiaramente indicato nel lascito testamentario di Fernanda Renolfi, di premiare lavori inediti di giovani studiosi e ricercatori della zona.  
Nel 2006, sede di lavoro Villa Caccia, il tema indicato era: “Influenze biologico ambientali sulla coltivazione della vite nel territorio novarese e della bassa Valsesia”.
I tre lavori premiati hanno toccato temi diversi ma in un certo senso tra loro collegabili.
Esame della “terra”, nei segni che lo scorrere del tempo ha lasciato: influenze ambientali (territorio, clima, tecniche colturali); influenze biologiche (malattie della vite e relativi rimedi); gestione integrata della coltivazione dei differenti vitigni locali (nebbiolo, croatina, vespolina, erbaluce ecc.). Alcune ricerche di gruppo sono state effettuate sottoponendo alle varie fonti interpellate questionari e redigendo tabelle comparative, a loro volta seguite da discussioni e conclusioni collettive. Uno dei lavori premiati si è soffermato su un’analisi a tutto campo relativa alla produzione del Bramaterra, un vino DOC del territorio collinare compreso tra le province di Vercelli e Biella.
Nel 2007 il Convegno e le premiazioni si sono svolti presso l’Oratorio Chioso Bini e il tema proposto è stato “Architetture rurali del territorio nel novarese e bassa Valsesia”.
Al pari dell’anno precedente, i lavori prescelti hanno riguardato temi ovviamente legati a ciò che il territorio aveva o ancora presenta in fatto di architettura. Ad esempio la tradizione dei “roccoli”, costruzioni funzionali alla pratica dell’uccellagione; le cascine della Mauletta, una frazione di Romagnano e la funzione abitativa e sociale che hanno svolto nel tempo; un terzo lavoro, infine, ha tracciato un’ampia panoramica sulle differenti tipologie del costruito rurale più importante presente nella zona.

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