Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Una crociera con Dalmacija sulle onde dell’Adriatico

Dalmazia, Istria, Montenegro, Albania, lungo le coste descritte da Matvejevic. In nave, per vedere il bello e imparare

Korcula
Korcula

Premessa. Deontologia professionale (raggiunta una certa età in uno stato di non totale povertà, si ha un filino in più di pudore nel “tirare le quattro paghe per il lesso”) mi suggerisce di informare che “ho la  mia convenienza” nello scrivere questa “ode” dedicata alle crociere della nave “Dalmacija”. Curo infatti – e non solo per l’Italia ma pure per la Spagna! – i Contatti Stampa della spettabile Adriatic Cruises di Fiume, la compagnia che proponendo la “Dalmacija” permette ai clienti di dondolarsi sull’Adriatico “mentre la nave va”.

Sbarco frequente, non vedi un accidente

Zara
Zara

E per onestà non solo professionale ma pure etica, provvedo immantinente a spiegare perché, dopo tanto parlar male delle crociere (e scrivere peggio, a tal punto da perdere il posto di scrivano in una rivista del Trade viaggiatorio) improvvisamente mi ritrovo fulminato sulla Via di Damasco facendo l’ “areclàm” a questa branca marittima del Turismo. Beh (e dico il vero!) oltre a sbeffeggiare i goffi divertimenti di bordo, alle crociere negavo (e tuttora nego, almeno a quelle che tengono la gente in mare per eccessivo tempo) validi contenuti turistici (nel senso di vedere, apprendere, imparare, conoscere). Carenza dovuta alle troppe ore di navigazione che producono i suesposti fanciulleschi divertimenti e accorciano i tempi di sosta negli scali (con il risultato che meno stai in un posto e meno lo vedi).

“Bestiun” del mare; città galleggianti

Tirana
Tirana

Ricordo ad esempio (quando “facevo le pierre” di una compagnia facente navigare) una sosta a Tunisi così breve da ridurre il “giro” della città a (sì e no) un’ora di pullman veloce (vedi a sinistra, adesso guarda a destra) dopodiché il resto del tempo dello scalo pomposamente definito “in Africa”, lo trascorrevi in attesa della partenza del pullman (il pirla che ha lasciato qualcosa in cabina non manca mai) e nell’emporio di un tappetaio con fez che ti offriva il solito tè alla menta (mentre tu volevi vedere il bel Museo del Bardo e ti incazzavi con la guida, che però, portandoti dal tappetaio, “ci aveva la sua convenienza”).
Sempre secondo il qui presente scrivano, un’altra lacuna di un certo business crocieristico è costituita dall’eccessiva (enorme) grandezza degli attuali “Bestiùn del Mare”. E non c’è mai limite al peggio: stanno attualmente costruendo un Super Bestiùn da 4800 posti, in pratica una città, e a ‘sto punto manca solo che i suoi pax, pardon, cittadini, appena imbarcati si riuniscano in assemblea e non paghi degli oltre centoventi ascensori a bordo (o giù di lì) chiedano pure la costruzione di un metrò che li porti da un estremo all’altro di ogni ponte.

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Sale da pranzo come la “mensa Fiat”

Split
Split

E’ forse normale (e mi rivolgo agli esteti amanti del Bello) andare in vacanza per “diventare un numero”, finire in duemila (e più) in un ristorante che alla fine della fiera (visto il numero di popolo accolto) altro non diventa che la versione di un enorme pollaio mangereccio? E viste le suesposte  megagalattiche dimensioni dei natanti oggidì di moda, si aggiunga pure (sempre nell’ambito del discorso “Turismo intelligente durante una mega Crociera? Ma mi faccia il piacere!”) che se si parla di itinerari, alias posti da vedere, i SuperBestiùn di quel genere non possono certo curare il dettaglio, per il semplice motivo che con quella stazza posso solo ancorare nei mega porti, come fai a entrare e uscire da una piccola baia, un canale, un intricato arcipelago?).

Lungo le coste descritte da Matvejevic

Dalmacjia La nave Dalmacjia
La nave Dalmacjia

La “Dalmacija”, invece, è “tutto il contrario” dei succitati SuperBestiùn galleggianti, nel senso che possiede accettabili “dimensioni umane” (giusta stazza, 5500 tonnellate e non eccessivi – quando la nave è “a tappo – posti letto, meno di trecento) tali da permettersi di girare, zigzagare e dirigersi dove meglio crede: insenature, porti, porticcioli e isole comprese. I non lunghi itinerari percorsi in una settimana e le brevi distanze interporti, permettono inoltre stop della giusta durata o quantomeno sufficientemente lunghi per vedere la località di scalo e imparare qualcosa).
Infine – last but not least – mentre navighi non mancano ovviamente i più sopra vituperati giochini di bordo, ma se proprio non li sopporti o ti stufano, puoi sempre uscire sul ponte e invece di piatti orizzonti ti ritrovi  la godibile vista di isole, promontori, canali e insenature.
Vabbè, ma dove va ‘sta benedetta “Dalmacija”?
Elementare Watson, la “Dalmacija” va a zonzo sulle coste orientali di quel (a me caro) mare Adriatico, che tanta parte ha avuto nelle vicende della storia, non solo mediterranea. E chi vuole saperne di più legga il magnifico libro (Garzanti editore) “Mediterraneo, un nuovo breviario”, di Predrag Matvejevic (Mostar, 1932, professore di letteratura francese all’università di Zagabria e di letterature slave alla Sorbona).

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Dalmazia, uno scrigno di infinite bellezze

Pula
Pula

Sono proposti due itinerari – “Gemme” e “Perle” dell’Adriatico – con partenza e ritorno a Venezia, comprendenti la quintessenza dell’Adriatico orientale (Dalmazia, Istria, Montenegro, Albania) con soste in località di assoluta bellezza e interesse. Spalato esalta il ricordo dell’antica Roma con il Palazzo dell’imperatore Diocleziano (uno dei tanti Patrimoni dell’Umanità che si incontrano dopo aver goduto il dondolio della “Dalmacija” sulle azzurre acque adriatiche (almeno quelle orientali).
A Zara respiri il profumo della civile, colta Dalmazia (e di lì parti per godere gli splendidi laghi di Plitvice). A Cattaro ne ammiri il meraviglioso fiordo eppoi ti addentri nel Montenegro fino all’ex capitale Cettigne (per la lacrimuccia di qualche sopravvissuto antico “aficionado Savoia” al pensiero della regina Elena).
E si giunge financo in Albania, per partire dalla storica (2600 anni) romana Durazzo alla scoperta di Tirana (in cui edifici mussoliniani si mescolano con l’architettura stalinista  di Enver Hoxha). Da Ploce, chi “Crede” sale in pellegrinaggio a Medjugorie, mentre il laico visita la multietnica e travagliata Mostar (patria del citato Matvejevic) col suo inquietante, ricostruito ponte. A Curzola, una delle più intriganti “chicche” tra le tante isole che lardellano la Dalmazia e dintorni, pensi all’incredibile “gita” di Marco Polo nel Catai. Chi poi non ha sognato di fare quattro passi nello “stradun” di Ragusa, la Dubrovnik che convisse gli splendidi tempi della Serenissima Repubblica veneziana? Della variopinta Istria ricordo con simpatia un memorabile congresso di un mio ex gruppo giornalistico (che belle “ciocche” di Slivovitz e Pelinkovac, cantando da mane a sera il celeberrimo “La Mula de Parenzo”). E chi “scala” nell’imperiale Pola non avrà che l’imbarazzo della scelta (ma esiste pure la possibilità di soggiornare una settimana in una delle località visitate dalla crociera e ripartire sette giorni dopo).
Una lunga “full immersion” tra i magnifici monumenti romani, all’ombra  dell’Anfiteatro (alias Arena) o un tour nell’incantevole arcipelago delle Brioni?
Un saluto dalla “Dalmacija”.

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