Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Grande inchiesta: a che servono cene, tartine, spumantini e canapè?

Il “meccanismo” festaiolo-promozionale di un rito nazionale, quello degli inviti a cene, cocktails (seduti o in piedi) si arricchisce di ulteriori spunti benevolmente polemici, concludendosi nel ricordo del corpo d’assalto degli indomabili “tartinari”

Aperitivo con tartine, spumantini
Aperitivo con tartine, spumantini

Nella puntata precedente, mediante un documentato conteggio “a eliminazione” (su 100 presenti 50 sono imbucati, dei 50 non imbucati 25 sono familiari accompagnatori,  amichetti portati dietro solo per sbafare “a gratis”, ne restano 25 di cui  eccetera eccetera …) avevo dimostrato che ogni centinaio di presenti a cene, cocktails e altre manifestazioni, diciamo promozionali, sì e no 2 “valgono” quanto investito e da loro ingurgitato (laddove si intende un articolo che ti scrivono, se si tratta di giornalisti, o un viaggio che ti vendono se invece è stato invitato un agente di viaggi). Dal che si evince facilmente che – dovendosi aggiungere a questi 2 costi anche quelli, infecondi, degli altri 98 improduttivi sbafatori alla cena/manifestazione – l’investimento per ottenere la pubblicazione di un articolo o la vendita di un viaggio potrebbe non risultare redditizio (meglio dire, costarti molto).

Presenzialismo. Un impegno non da poco

E sempre nella puntata precedente avevo ipotizzato in diecimila le cene, tartine, spumantini e canapè  che mi hanno visto coinvolto. Un numero forse eccessivo ma non folle. Perché un tempo – prima che l’avvocato Agnelli, per l’esattezza nel ’92 – sentenziasse “La Festa è finita”, di cene a sbafo ce n’erano in giro almeno 2 o 3 per sera e c’era pure (potrei anche fare i nomi) chi forse non partecipava a tutte e 3 le deglutizioni collettive, ma non aveva problemi ad apparire ad almeno due differenti deschi (con buone probabilità di finire da qualche parte – ovviamente sempre a sbafo – perché quasi sempre a fine “magnata” veniva sorteggiato un viaggetto, una notte in albergo, una foto con dedica del presidente della invitante compagnia aerea o alberghiera).

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Il tempo delle “vacche magre”

Cena promozionale
Cena promozionale

Un numero (diecimila magnate) forse eccessivo ma non folle perché “a quei tempi” (prima, appunto, del “La Festa è finita” a cui seguirono le “Vacche magre” e il “Bambole non c’è un Lira”, fisiologica conseguenza della suesposta indigestione) non c’era giorno che sulla scrivania non ti arrivasse almeno una dozzina di esortazioni a mettere i piedi sotto il tavolo (e abbondavano pure le convocazioni a “fam-iliarization” o “educ-ational” o più volgarmente “scopational” tours o trip che fossero). Inviti rivolti sia ai giornalisti turistici sia ai facenti viaggiare, talché, se uno per campare se la doveva sfangare in entrambe le attività (come peraltro lecito, previsto e concesso alla benemerita categoria dei poveri giornalisti pubblicisti alla quale appartengo) ecco che i richiami a sbafare raddoppiavano (o per meglio dire ne ricevevi due per le stesse “tartine, spumantini e canapè).
Ben diecimila, quindi, le cene (con tartine, spumantini, canapè) che hanno attraversato la mia esistenza dedicata al Turismo, purtroppo “gratuite”.
Nel senso che se cotante partecipazioni fossero state remunerate (ma forse chiedo troppo) con un “gettone di presenza” tipo quelli scippati dai consiglieri di amministrazione “messi lì” a far solo atto di presenza (in certi CdA si sente più russare che parlare) dai partiti, oppure “cooptati” solo perché “figli di…”, adesso sarei ricco.

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