Lunedì 20 Maggio 2024 - Anno XXII

Grande inchiesta: a che servono cene, tartine, spumantini e canapè?

Il “meccanismo” festaiolo-promozionale di un rito nazionale, quello degli inviti a cene, cocktails (seduti o in piedi) si arricchisce di ulteriori spunti benevolmente polemici, concludendosi nel ricordo del corpo d’assalto degli indomabili “tartinari”

Prelibatezze per i forti di stomaco

Vino bianco
Vino bianco

Cene pertanto, ahimè, gratuite ma per certo “Eroiche”. Perché nonostante la “sciccheria”, il “deluxe”, la raffinatezza dei ristoranti (solitamente alberghieri) in cui si è svolto il 90% (gli organizzatori di  questi incontri possiedono la stessa fantasia dei mezzibusto dei Tiggì narranti le località turistiche: mai che inventino un posto nuovo) delle suddette sbafate, i rischi per lo stomaco sono alti.
Ne sono  certo? mi chiederà il cortese lettore. Beh, non essendolo totalmente commenterò soltanto che, mentre gli ingredienti usati per la Grande Abbuffata sono prevalentemente freschi, le tartine e i canapè che ingozzi ante-cena (sei appena arrivato e al termine di una giornata di lavoro hai una fame della madonna) sono generalmente di “provenienza surgelata” (lo confermano tranquillamente gli stessi hoteleros). E siccome solitamente si aggiunge qualche conservante a quanto si surgela, si evince che qualche volta lo stomaco potrebbe anche non sopportare la chimica (senza contare che la pasta scongelata male, o peggio riscaldata,  può importi anche due settimane di spasmi prima di venire trasformata in benefico non meno che sospirato ruttino digestivo). Un “eroismo”, la rischiosa partecipazione a cene tartine spumantini e canapè, reso meno preoccupante e drammatico solo partendo per le medesime armati di Alka Seltzer di emergenza.

Un occhio alla “promozione”? Meglio i rigatoni!

A che servono (o servivano, se ne organizzano ormai sempre meno, lo stomaco si allunga) dunque, queste “Cene Tartine Spumanti Canapè?”
Beh, dipende dai punti di vista. Ai (pochi) cronisti (dei giornalini di categoria, più pomposamente del Trend, servono per campare) ci vanno o meglio ci devono andare, foto e 2 righe e a fine mese – si fa per dire – arriva lo stipendio. Ai (tanti) giornalisti di turismo (che scrivono di viaggi) servono solo a risparmiare il costo e la rottura di balle della cena a casa (non scrivendo infatti su “un posto” se “in quel posto” non ci vanno – e onestamente la cosa sembra giusta – ecco che non appariranno articoli su un posto visto nello schermo con in mezzo un piatto di rigatoni). Quanto agli agenti di viaggi, che gli frega di vedere un documentario sulle Galapagos o sui fiordi norvegesi se poi vende soltanto Sharm El Sheikh, piuttosto che Hurghada in offerta speciale e senza che il cliente (attirato solo dal costo infimo del viaggio) gli chieda dettagli informazioni o consigli?

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Nostalgia per i mitici “Tartinari”

Paella vera delizia per il palato
Paella vera delizia per il palato

“Cene Tartine Spumanti Canapè” costituivano invece una vera e propria “ragione di vita”, un “credo”, un “rito”, una “liturgia” per i leggendari non meno che compianti (tutti scomparsi, nel loro nome continua a cenare una delle vedove) membri della mitica “Banda della Tartina”. Quattro i componenti, fosse solo per non essere da meno della contemporanea, celeberrima “Banda dei Quattro” capitanata da Jiang Qing, consorte di Mao Tse Tung “il Timoniere”. Agenti di viaggi, i quattro (R.E., E. C., G. T. e M. V.) per tanti e tanti anni non persero mai una “Cena Tartine Spumantini Canapè” che fosse una. Scattavano all’apertura del buffet (nonostante l’invalidità a un arto inferiore da parte di uno di loro) con tale velocità da fare invidia a un ghepardo. Se la “sbafata” era prevista in piedi raggiungevano la mèta con ancor maggiore anticipo (mai una volta che non arrivassero per primi all’apertura dell’Agape) per procurasi e occupare (obbiettivo sempre miracolosamente raggiunto) l’unico tavolo disponibile intorno al quale sedersi per mangiare in grazia di dio. Eccezionalmente fantastico, poi, il loro servizio informazioni, roba che i controspionaggi del Mossad e della Stasi potevano solo sognarsi.
Non si sa ancora come e perché, ma, misteriosamente, quelli della “Banda della Tartina” sapevano di “Cene Tartine Spumantini Canapè” prima ancora che un Ufficio Turistico, compagnia aerea o alberghiera ne decidesse l’organizzazione, la data e il luogo. Ricordo una volta che il mio amico Aronson pensò di organizzare in tutta segretezza (ricorrendo financo alla Cia e alla Securitate per il mantenimento del segreto) una semplice cenetta tra vecchi e pochi amici della Chiariva.
Nonostante non avesse ancora deciso la data e il posto, gli telefona uno dei benemeriti della Banda della Tartina: lamentando di non aver ricevuto l’invito o in subordine lo smarrimento postale.
(Seconda e ultima puntata).

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