Sabato 22 Febbraio 2025 - Anno XXIII

Seychelles, i corsari dalla “bandiera nera”

Sychellen-foto dronepicr

L’arcipelago dell’Oceano Indiano, oggi meta di turismo d’élite, fino a due secoli fa era rifugio per i predoni del mare, che qui nascosero i loro “risparmi”. Oggi molti danno la caccia a questi forzieri. E ogni tanto qualcuno li trova

pirati Panorama di Mahé
Panorama di Mahé

Mettete di uscire a cena in un ristorantino vista-mare con una tizia che si chiama Marianna, come la “Perla di Labuan” che fece innamorare il Sandokan di Emilio Salgari. Mettete poi che, parlando del più e del meno, vi capiti di farle notare l’omonimia. Mettete infine che lei, dopo il caffè, vi inviti a casa sua “per vedere la raccolta di spade del nonno”. Cosa pensereste? Che ci sta provando, ovviamente. Invece no: Marianna vuol proprio mostrarvi le armi di un suo stimato antenato che di mestiere faceva il pirata, proprio come Sandokan.

Hodoul, mito isolano

Mahè Al largo di una delle isole dell'arcipelago (Foto:Koos Van Der Lende)
Al largo di una delle isole dell’arcipelago (Foto:Koos Van Der Lende)

A Mahé, isola-ammiraglia delle Seychelles, tutto ciò può accadere, perché molti discendono da quei predoni del mare che potete chiamare pirati, corsari o come vi pare. Così Marianna (o più esattamente Marianne) esiste davvero e di cognome fa Hodoul, come tale Jean-François che nel Settecento imperversò nell’Oceano Indiano e ora guarda i posteri da un ritratto sul muro.
Jean-François non è proprio il nonno di Marianne, ma un avo di ottava generazione; eppure tutti ne parlano ancora con affetto e rimpianto, come fosse morto ieri.
Del resto, il culto di Hodoul non è solo un vezzo di famiglia. A Mahé l’antico pirata è un eroe nazionale. A lui è intitolato un isolotto nel porto (Ilôt Hodoul). Alla sua epopea risalgono molti cimeli custoditi nel Museo storico della capitale Victoria. Il castello dove abitò (Château des Mamelles) è trattato come un santuario. E a Bel Air, bisecolare cimitero in collina, un sarcofago di pietra ne custodisce la salma, sotto una lapide con nome, cognome, qualifica professionale (“antico capo corsaro”) e sintetico giudizio a futura memoria (“fu giusto”).
Meno sintetici sono i libri di storia, dove si legge che il nostro, nato nel 1765, figlio di un macellaio provenzale, all’età di venticinque anni emigrò a Mahé in cerca di fortuna. Partendo da lì, nel 1792 prese ad assalire le navi inglesi che tornavano dall’India cariche di tesori: solo nel 1797 ne catturò ben undici. Ma tanta grinta fece reagire la flotta di Londra: circondato e bloccato in una baia, Hodoul fu costretto ad affondare il suo veliero. Poi si ritirò a Silhouette, la terza isola dell’arcipelago, diventò agricoltore e tale rimase fino alla morte (1835).

Tesori nascosti …

seychelles

Chi scrive non è mai uscito a cena con Marianne Hodoul, ma l’invito a casa sua (una villetta ottocentesca dell’Anse La Mouche, sulla costa ovest di Mahé) l’ha ricevuto davvero.
E l’ha accettato, per due motivi: anzitutto per vedere che differenza c’è tra il Corsaro Nero e un corsaro vero; in secondo luogo per capire quanto valgono certe voci secondo cui a Silhouette sarebbe tuttora nascosto il tesoro di Jean-François, raccolto in soli sei anni di “lavoro”, ma sufficiente a garantire al suo proprietario una “terzà età” dignitosissima.
Detto per inciso: le voci su Silhouette non sono un’eccezione. Anzi, alle Seychelles di tutte le isole si narrano storie simili. Ciò vale sia per le più vicine a Mahé, fatte di fertili lave e coperte di foreste tropicali, sia per le più lontane, nudi atolli corallini, rifugi di granchi, uccelli e tartarughe giganti.
A prima vista riesce difficile pensare che quel mondo luminoso e solare nasconda dei segreti. Eppure qualche segreto c’è, perché fino a duecento anni fa le isole meno battute erano le casseforti dove Hodoul e colleghi mettevano al sicuro i risparmi.
Avviso per eventuali guardie di finanza in ascolto: il tesoro di Silhouette forse non c’è; e se c’è nessuno ne sa niente; o se qualcuno ha notizie non me le ha dette; e comunque io non ho trovato nulla; perciò indagini fiscali a carico del sottoscritto sarebbero inutili. Ad altri però è andata meglio, perché i tesori dei pirati non sono leggende: ufficialmente, l’ultimo (107 monete d’argento) fu trovato nel 1911 sul remoto atollo di Astove; ma sottovoce tutti parlano di un altro forziere, recuperato clandestinamente a Thérèse, un’isola più vicina.

… e tesori trovati
Mahè

E probabilmente non è tutto, perché i cercatori clandestini sono parecchi e chi fra loro trova un tesoro non va a raccontarlo ai quattro venti. Invece gli altri (i cercatori autorizzati) sono meno, ma di loro si sa tutto, anche perché di norma non trovano nulla. Il più testardo fra di loro fu un militare inglese, Reginald Cruise-Wilkins, che per quasi trent’anni (1948-1977) ridusse come un groviera la spiaggia di Bel Ombre a Mahé, convinto che quel posto fosse il “caveau” di un altro pirata famosissimo, Olivier Le Vasseur detto La Buse (leggi “Poiana”).
Tanto accanimento aveva un motivo: chi trovasse il tesoro di La Buse metterebbe le mani su molto più delle 107 monete di Astove. Infatti nel 1721 Le Vasseur catturò la Virgen do Cabo, un galeone portoghese carico di merci destinate alla Santa Sede, valutate in due miliardi e mezzo di euro attuali. Si sa che parte del bottino (quarantadue diamanti e cinquemila ghinee a testa) fu distribuita all’equipaggio e che il resto fu nascosto a Mahé, dove si troverebbe tuttora. Ma per capire perché gli scavi si sono concentrati a Bel Ombre occorre fare un passo indietro.

La “sfida” di La Buse
Le leggende dei pirati sopravvivono a Mahé
Le leggende dei pirati sopravvivono a Mahé

L’impresa della Virgen do Cabo non portò buono a La Buse, che nel 1730 fu impiccato dai francesi alla Réunion. Strano, perché la “Poiana” per molti anni aveva agito proprio su incarico di Parigi. Ma il papa fece pressioni perché quel corsaro “sacrilego” fosse punito; e il governo francese cedette. Sentendosi tradito, Le Vasseur decise di vendicarsi col mondo dei vivi; quando era già sul patibolo, arringò la folla: “Dov’è il mio tesoro, lo sappiamo io e il diavolo; ma chi riuscirà a decifrare questa carta potrà trovarlo e averlo per sé!”
Detto ciò, lanciò sugli astanti un foglio con crittogramma indecifrabile, che per quasi due secoli ha fatto impazzire tutti: compresa tale Rose Savy, archeologa francese, che nel primo Novecento  credette di individuare nella “mappa” la spiaggia di Bel Ombre. Intuizione giusta? Pare di no: gli scavi della Savy, partiti nel 1923, furono una delusione. A lei subentrò poi il cocciutissimo Cruise-Wilkins: stesso risultato. Ora sta riprovandoci suo figlio John, docente di storia in un college di Victoria, che giura: “Sono vicino alla soluzione del mistero”.
Una “boutade”? Chi vivrà vedrà. Se andrete in auto a Bel Ombre, per ora vedrete una spiaggia sconvolta dagli scavi, su cui è issata una bene augurante bandiera nera. Se poi, invece dell’auto, prenderete un elicottero, potrete sorvolare Silhouette, ultima patria di Jean-François Hodoul, tuttora coperta di foreste semi-vergini che sperano di non finire come Bel Ombre.
E rientrando a Mahé, guardando di sotto, scorgerete forse la villetta di Marianne, dove c’è l’unico ritratto del pirata-agricoltore, circondato da una raccolta di armi d’epoca.

Pirati, orgoglio di famiglia
Branco di pesci pipistrello (Foto:Tally Lionel Possoli)
Branco di pesci pipistrello (Foto:Tally Lionel Possoli)

Ma è giusto chiamare pirata Jean-François? “No!” insorge all’Anse Volbert, sull’isola di Praslin, un altro suo discendente, Paul Hodoul, fratello di Marianne, imprenditore. “Un tempo la guerra di corsa era autorizzata dalle potenze europee (in questo caso dalla Francia) per creare difficoltà ai Paesi concorrenti. Quindi il mio avo era un ausiliario della Marina militare di Parigi. E quando smise di andar per mare, diede molto all’economia di queste isole: dissodò terre a Silhouette, fondò cantieri navali a Mahé. Per questo è un eroe”.
Si. Un eroe. Per il suo Paese, ma anche per la sua famiglia, che tuttora è una delle più potenti di Mahé. Anni fa un suo pronipote, Jacques Hodoul, era addirittura ministro. E lo stesso Paul, fino al Novantadue, prima di fare l’imprenditore, per un curioso contrappasso comandava la Marina militare, che controlla la sicurezza nelle acque dell’arcipelago. Fra l’altro, quello degli Hodoul non è un caso isolato: anche gli Esparon, un’altra famiglia influente, discendono da predoni, in questo caso tre pirati creoli immigrati nel Settecento dalla Réunion.
Provate a scendere lungo la costa est di Mahé e a chiedere di chi sono le terre, le ville, gli allevamenti di polli che si susseguono all’Anse aux Pins, località battuta dai turisti.
Vi sembrerà di essere il Gatto con gli Stivali,  perché la risposta sarà sempre la stessa: Esparon, variante locale del Marchese di Carabas. Fra i tanti tesori delle Seychelles, almeno quello dei tre predoni creoli non occorre cercarlo, perché è lì, in bella vista, nelle ricchezze lasciate ai posteri dagli Esparon del Settecento. Che molti chiamavano pirati, ma costruirono un Paese.

Ma la caccia al tesoro si fa anche altrove
Tesori naturali
Tesori naturali

I ricordi (e forse i tesori nascosti) dei corsari dell’Oceano Indiano, non sono un’esclusiva delle Seychelles. In Madagascar il “luogo sacro” della pirateria è l’Île aux Forbans, dipendenza dell’isola Sainte-Marie, che nel Sei-Settecento fu la Mompracem di celebri corsari britannici, fra cui William Kidd, il personaggio che ispirò poi “L’isola del tesoro” di Robert Luis Stevenson.
Sui fondali della zona, nel 2002, è stata localizzata l’Adventure Galley, nave ammiraglia di Kidd e su un promontorio, un antico cimitero con tombe contrassegnate da teschi e tibie incrociate. Sepolcri di corsari (fra cui quello attribuito a La Buse) si trovano anche alla Réunion, al Cimetière marin di St.-Paul, suggestiva distesa di lapidi vista-mare fra rocce di basalto. Infine a Mauritius la gente venera come un eroe Robert Surcouf (1773-1827) nativo di Saint-Malo, che in sedici anni di carriera, con una nave dotata di soli venti uomini e due cannoni, catturò ben quarantasei navi inglesi. Ma del suo tesoro non c’è traccia.
Tornando alle Seychelles, sappia che “cercare tesori” nelle isole è attività “legale”, a patto di avere per gli scavi un’autorizzazione governativa che si ottiene versando una cauzione (di entità variabile, mediamente circa cinquemila euro) e firmando una dichiarazione con cui ci si impegna a lasciare al governo locale metà degli eventuali reperti.

Seychelles in pillole
Spiaggia di Mahé
Spiaggia di Mahé

Ci si reca nelle isole dell’Oceano Indiano con passaporto valido sei mesi; per entrare non serve visto, ma per ripartire si paga una tassa da 40 USD. Non sono richieste vaccinazioni.
Per quanto concerne i controlli doganali, ci sono limitazioni all’importazione di sigarette (massimo 400) alcolici (massimo 2 litri) medicine (occorre autorizzazione) e animali domestici (vietati per soggiorni sotto i sei mesi).
La moneta ufficiale è la Rupia delle Seychelles (SCR) che vale circa un dodicesimo di euro. Le principali carte di credito sono accettate in tutte le isole, salvo Silhouette.
Alle Seychelles si parla inglese e francese (lingue ufficiali) ma si fa grande uso della lingua creola locale.
L’unica sede diplomatica italiana è il Consolato onorario di Victoria (telefono 00248-344551, fax 00248-344754). Per quanto riguarda il telefono, per chiamare dall’Italia il prefisso è 00248 più numero dell’abbonato. Per l’inverso 0039. Trovandosi in luogo. in caso di emergenze, si ricorre al numero 999, equivalente al nostro 113. Infine il fuso orario: tre ore meno rispetto all’Italia, che diventano solo due quando da noi vige l’ora legale.
Per Informazioni: Seychelles Tourism Board, www.seychelles.travel/it

Pirati e corsari tra libri e film 

* Un classico romanzo d’avventure che parla di forzieri e pirati è L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson (ed. Mursia) ispirato a William Kidd, corsaro inglese dell’Oceano Indiano, con base in Madagascar.
* Lo scrittore Daniel Defoe, autore del celebre Robinson Crusoe, scrisse anche un libro di Storie di pirati, pubblicato in italiano nel 1994 (ed. Laterza). Narra la vita di alcuni corsari del Settecento realmente esistiti.
* Nelle Seychelles è stato girato il film Pirati (1986) di Roman Polanski, con Walther Matthau: una gustosa parodia dell’epopea corsara, con un terrore dei mari che naufraga e viene salvato da un galeone spagnolo.

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