I giovani albergatori italiani si scoprono istruiti, appassionati del loro lavoro, interessati ad attività formative e associative. La fotografia degli imprenditori di strutture ricettive “junior” viene dalla ricerca presentata da Federalberghi venerdì 24 maggio, in occasione dell’assemblea che si è svolta a Milano e prima del convegno alla presenza di rappresentanti del governo e di istituzioni locali. L’indagine, nata proprio per permettere alla sezione “giovani” di Federalberghi – circa 400 soci – di programmare le attività, descrive un quadro per alcuni aspetti simile a quello degli imprenditori di prima generazione e per altri con caratteristiche nuove.
Stefano Poeta, presidente del centro italiano di studi superiori per il turismo, spiega: “crescono le competenze professionali di questi imprenditori ed è importante che molti di loro sono arrivati al turismo grazie a una scelta autonoma”. I giovani albergatori hanno un’età media di circa 31 anni, il 44 per cento è costituito da donne e nel 40 per cento si tratta di laureati. Nella maggior parte dei casi, sono figli d’arte, ma che dichiarano di aver deciso in autonomia di continuare l’attività di famiglia. Circa un 20 per cento, invece, non ha ereditato l’azienda ma è giunto al mondo del turismo per proprio conto. Se alcuni degli intervistati hanno conseguito anche master, dottorati di ricerca, stages, in molti dichiarano di essere tuttora disponibili a investire, in media, 5,6 ore giornaliere in attività formative.
Punto debole della categoria, secondo Poeta, “le piccole e medie dimensioni che caratterizzano queste imprese e che possono essere un ostacolo allo sviluppo”. I giovani albergatori hanno strutture con una media di circa 22 camere, al di sotto di quella europea. E’ vero anche che, se l’85 per cento gestisce una singola unità ricettiva locale, una percentuale del 14 per cento opera in imprese plurilocalizzate. La tendenza italiana all’azienda monofamiliare o individuale si affianca a quella, in espansione, delle minicatene.
Marco Leardini, presidente del comitato nazionale dei giovani albergatori, ha commentato venerdì stesso scopo e risultati della ricerca: “Il nostro obiettivo era ottenere un fermo immagine che ci aiutasse ad avere un’idea complessiva di chi siamo e quanto valiamo. I risultati dell’analisi confermano quella che era una nostra convinzione, avvalorata ora da numeri e riscontri statistici”. I giovani albergatori sono persone che hanno fatto del loro lavoro una passione e danno un forte contributo all’attività associativa. Questa indagine ci aiuterà ora a studiare i nostri interventi futuri sulla base di esigenze verificate”. Leardini ha ricordato che non manca il confronto dei giovani albergatori con i paesi esteri, in particolare nel progetto Europa, che prevede incontri periodici, a Bruxelles, con esponenti istituzionali e di categoria. Gli italiani stanno pensando anche a come muoversi in tema di ecoturismo, “stiamo studiando varie formule, c’è la tendenza oggi a strutturarsi in consorzi per gestire gli acquisti, con una maggiore attenzione all’impatto ambientale”, ha ricordato Leardini.