Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Roccastrada e Ribolla, tra pietre e miniere

Roccastrada

Nella Toscana più “aspra” e più vera, tra le architetture antiche del borgo grossetano. Non lontano, a Ribolla, nel ricordo di una tragedia umana dei duri (e pericolosi) anni delle miniere

Roccastrada Borgo Poloni
Roccastrada Borgo Poloni

La cittadina di Roccastrada, in provincia di Grosseto, è un “fiore” che nasce dalla pietra. E questa pietra è la trachite (dal greco “trachis”, ossia “ruvido”).
Si tratta di una roccia di origine vulcanica, caratterizzata da una grande durezza, ma anche da una facile lavorabilità. Due caratteristiche che ne hanno consentito nel corso dei secoli un frequente uso in campo edilizio. La trachite si estraeva in cave a gradoni che creavano caratteristiche strutture ad anfiteatro. Con questa pietra, nel Medioevo sono stati costruiti nell’attuale territorio comunale di Roccastrada interi borghi, castelli ed edifici a carattere religioso, che sembrano un naturale germoglio della roccia.

L’età della trachite

Squarcio della torre
Squarcio della torre

Roccastrada nel Medioevo era un centro strategico di controllo della principale via di comunicazione tra Siena (che la conquistò nel 1315) e la costa maremmana. È in questa importanza di tipo militare che va individuato il motivo della realizzazione nella zona di un alto numero di rocche fortificate.
Negli anni scorsi, il Laboratorio di Archeologia dell’Architettura del Polo Universitario Grossetano ha condotto, per incarico dell’amministrazione comunale di Roccastrada, un’indagine sulla produzione edilizia in trachite dal X al XIV secolo. Tale lavoro ha portato alla schedatura di tutti gli edifici di epoca medievale, in base al materiale utilizzato per la loro costruzione. È stato quindi realizzato un vero e proprio “itinerario della pietra”, subito inserito nei percorsi culturali e naturalistici della zona.

Case e castelli in pietra ruvida

Scultura in trachite
Scultura in trachite

La “Via della Trachite” comprende pievi e monasteri (San Salvatore di Giugnano, Pieve di Caminino, Chiesa di San Leonardo a Belagaio) castelli (Sassoforte, Montemassi, la Civitella, le rocche di Torri e Fornoli, Castel Litiano) i borghi di Sassofortino, Roccatederighi, Torniella e, naturalmente, Roccastrada.
In paese è possibile visitare, tra l’altro, la chiesa di San Nicola, risalente al Duecento. Rimangono tracce delle antiche mura nel basamento di alcune abitazioni, mentre il cassero medievale si può individuare nella costruzione, in cima al paese, chiamata “Carceri”. Vicino al centro storico, l’ottocentesco Teatro dei Concordi e il Parco del Chiusone.
Per iniziativa dell’amministrazione comunale e del locale Archeoclub, dal 1997 la trachite è tornata “di moda”. È infatti prevista la periodica realizzazione di sculture che vanno poi a ornare vie e piazze del paese. Le opere sono state donate in questi anni da artisti provenienti da tutta Europa. Si tratta soprattutto dei “Compagnons des devoirs”, un’associazione di mestiere risalente al Medioevo.

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Roccastrada, ristoro e gite nel verde

Museo della Vite e del Vino
Museo della Vite e del Vino

Non si può lasciare Roccastrada senza fare infine una capatina, in piazza dell’Orologio, al Museo della Vite e del Vino: l’antica Galleria dei Colò ospita, oltre che molti attrezzi della civiltà contadina, anche tutte le etichette della Strada del Vino Monteregio. Dei gradini in pietra portano poi a una vecchia cantina sotterranea, dall’evocativa atmosfera. Assolutamente da non perdere un attimo di relax sulla terrazza esterna per degustare vino e prodotti tipici della zona, ammirando un panorama davvero entusiasmante.
Roccastrada è un “must” anche per gli amanti del trekking. Vari itinerari, infatti, percorrono i colli che circondavano l’antico lago Prile e arrivano fino alla Val di Farma, tra le province di Grosseto e Siena. Un vero paradiso per gli appassionati di botanica (querceti, castagneti, faggete) e gli amanti degli animali (sono presenti daini, caprioli, cinghiali, volpi, istrici, gheppi, poiane, gatti selvatici e lontre).

La tragedia di Ribolla

I soccorsi, foto del 1954
I soccorsi, foto del 1954

Ribolla, una delle frazioni di Roccastrada, a differenza di quest’ultima non ha origine medievale, ma molto più recente. Nata attorno a una miniera di lignite, porta ancora in ogni sua via e piazza le cicatrici di una strage: la mattina del 4 maggio 1954, un’esplosione di grisou nel pozzo “Camorra”, provocò la morte di quarantatre persone: la più grave tragedia mineraria italiana del secondo dopoguerra.
A più di duecento metri di profondità, l’onda d’urto percorse a grandissima velocità i cunicoli principali della miniera, provocando morte e distruzione: le fiamme fecero esplodere le tubature, crollarono le pareti e le volte delle gallerie. Là sotto la temperatura, dai soliti quaranta gradi, arrivò a superare i cento.
Fu possibile iniziare il recupero delle vittime solo verso le cinque del pomeriggio.  Alcuni corpi erano bruciati, altri invece risultavano intatti. La morte era quindi sopraggiunta per asfissia. La tragedia del 1954 segnò la fine dell’attività mineraria a Ribolla, anche se la chiusura definitiva degli impianti arrivò solo nel 1961.

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Gli edifici dell’ex miniera per nuovi usi

Archeologia industriale, l'edificio Cernita
Archeologia industriale, l’edificio Cernita

Molti edifici minerari sono stati riciclati per altri usi, anche come abitazioni private. Alcuni, invece, rimangono mute e tragiche memorie di un passato che è ormai diventato archeologia industriale. Eccoli, solitari in mezzo alla campagna, simili a immaginarie ricostruzioni di scheletri di dinosauri.
Viene da pensare al monotono trascorrere delle ore di lavoro dei minatori, decennio dopo decennio. La loro entrata nelle gallerie e l’uscita di fine turno. E poi la disperazione. Le urla delle donne in attesa, la concitazione dei soccorsi. E, infine, il silenzio.
È possibile concordare visite guidate all’ex area mineraria di Ribolla telefonando all’Ufficio Cultura del Comune di Roccastrada  o alla “Porta” del Parco Tecnologico e Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane.
Si parte dall’ex Cinema, costruito negli anni Quaranta con il contributo dei minatori, allora camera ardente per gran parte delle vittime.
Gli edifici riadattati all’uso privato passano ormai inosservati, mentre sono ancora ben visibili, come altrettante stazioni di una Via Crucis verso l’inferno, la “Cernita” (dove veniva selezionato il minerale da inviare, tramite vagoni, alla stazione ferroviaria di Giuncarico) e le entrate ad alcuni pozzi. Tra questi, il “Camorra”. Dove la tragedia ebbe inizio.

Notizie utili

Come si arriva a Roccastrada (e a Ribolla):
Da Livorno, strada statale 1 Aurelia, uscita a Gavorrano Scalo, Ribolla. Roccastrada
Da Roma, stessa statale, uscita Braccagni, Roccastrada
Da Firenze, per la Siena-Grosseto, uscita Civitella Marittima

Dove dormire:
Agriturismo “Pereti”, Località Pereti, 58028 Roccatederighi
www.agriturismo-pereti.it

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