Portogallo
– Prima di tutto meglio sapere (c’è ancora qualcuno che non la conosce)
la nostrana storia del “portoghese” sinonimo di chi non paga (a Roma
nel XVIII secolo l’ambasciatore del Portogallo invitò i connazionali ad
assistere a uno spettacolo al teatro Argentina e per entrare bastava
dire “portoghese”). Ciò premesso, il Portogallo (Novantaduemila
chilometri quadri e circa dieci milioni e mezzo di “portoghesi paganti”
compreso l’allenatore dell’Inter Mourinho) è un gran bel posto (isole
comprese, romantica Madera, ecologiche e piene di balene, delfini e
tonni gialli – marca As do Mar come da spot tivù – le Azzorre).
Giunti (come doveroso) in Portogallo, sarà ipso facto contata la storia
delle 365 ricette (una al giorno per un anno) per cuocere il Bacalhau,
ma nessuno è perfetto (e chi va in Lusitania invece del baccalà si
regali una bella Sapateira, granchio gigante, la Açorda, zuppa di pane
con prelibati pesci elargiti dal generoso Atlantico, e la Cataplana,
casseruola con il meglio della pescheria e frutti di mare a gogò).
Grande gente, i portoghesi, non meno che fantastici navigatori (secoli
fa prendevano su e da Cabo Sao Vicente, Algarve, girando a sinistra
dello scoperto Capo di Buona Speranza, se ne andavano in Giappone come
se niente fosse; chi invece girò a destra fondò un “bestiùn” di impero
oggi chiamato Brasile).
(Puntata numero diciotto, segue…)