Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Frivola Miniguida dei 192 Paesi Membri ONU: Qatar – Macedonia

Qatar, Doha Qatar – Stesso panegirico dedicato al Bahrein (vedi tomo 2°) e agli Emirati Arabi Uniti: ‘sti ministati arabi del Golfo Persico sono tutti uguali, tanto petrolio e (ancor più) danée (non cambiano nemmeno le targhe dei cammelli). Doha (la capitale, ma non è che nei dintorni ci siano tanti altri centri abitati) è comunque “sportivamente” famosa perché (oltre un mega-mega-mega-albergo di stra-stra-lusso) ha messo su perfetti campi di Calcio (ci sono andati a svernare a Capodanno Inter e Milan), un campo da tennis in erba sulla cima di un grattacielo e un ippodromo così “turfato” che Ascot se … Leggi tutto

Qatar, Doha
Qatar, Doha

Qatar

– Stesso panegirico dedicato al Bahrein (vedi tomo 2°) e agli Emirati Arabi Uniti: ‘sti ministati arabi del Golfo Persico sono tutti uguali, tanto petrolio e (ancor più) danée (non cambiano nemmeno le targhe dei cammelli).
Doha (la capitale, ma non è che nei dintorni ci siano tanti altri centri abitati) è comunque “sportivamente” famosa perché (oltre un mega-mega-mega-albergo di stra-stra-lusso) ha messo su perfetti campi di Calcio (ci sono andati a svernare a Capodanno Inter e Milan), un campo da tennis in erba sulla cima di un grattacielo e un ippodromo così “turfato” che Ascot se lo sogna.

Regno Unito – “Di Gran Bretagna e Irlanda”, ma gli italiani (forse perché in gran maggioranza non si spingono più in là di Londra, questa sì England) lo chiamano erroneamente Inghilterra (cosicché tutti quelli che ci vivono dentro invece di essere definiti British, Britannici, sono tout court Inglesi. E vabbè. Posto troppo noto (grazie soprattutto a Beckham, la regina Elizabeth II e Jack lo Squartatore) per star qui a descriverlo. Sesso? Si dice che gli inglesi, pardon i britannici, siano frigidi (secondo gli italiani anche più degli svizzeri). Turismo? Sterlina carissima, panino (pardon, sandwich) e birra, in piedi, non te la cavi con 20 euro. Ciò nonostante tantissimi italici traversano la Manica (ma solo fino a Londra, triangolo Piccadilly Circus, Buckingham Palace, Oxford Street, rari quelli fino alla London Tower).

Praga, il castello
Praga, il castello

Repubblica Ceca – Un bel casino di vicende storiche nell’ultimo secolo. Era Boemia e Moravia sotto l’impero Austro-Ungarico, dopo la Grande Guerra diventa Cecolovacchia però Hitler (con la scusa dei Sudeti) la smembra nuovamente e allora arriva Stalin che rimette tutto insieme ma il 1/1/1993 Cechi e Slovacchi decidono di separarsi consensualmente (vicenda molto civile, bravi loro).
Grande meno di 80.000 chilometri quadrati, meno di undici milioni gli abitanti, il Paese oggidì noto anche come Cechia (ahi ahi, che brutto termine) ha di ottimo la magnifica Praga (chi non l’ha mai vista vi corra subito e già che c’è non perda Karlovy Vary-Karlsbad e visiti pure la termale ed elegante località resa celebre dal film “L’anno scorso a Marienbad”, Alain Resnais, 1961). E da quelle parti sono buone anche le birre, che portano i nomi delle località natali (la Pilsen, la Budweiser nata a Ceske Budejovice eppoi emigrata negli States).
Meno buono è invece Nedved, che durante un Inter-Juve ruppe una gamba al nerazzurro Figo. Sempre a proposito di cechi famosi, si citino Alena Seredova e Franz Kafka (meno noto perché non è andato a letto con Buffon).
Ultima chiamata turistica: andare a vedere Praga!

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Repubblica Centrafricana – Sì, proprio quella dell’”imperatore” Bokassa e dei tanti bei diamantoni graziosamente omaggiati al presidente franzoso Valery Giscard d’Estaing (che di importante lasciò solo una zuppa di patate e tartufi a lui intitolata dall’inventore, il sommo Chef Paul Bocuse). Il Paese è al centro del Continente Nero (“basta la parola”) fu colonia francese (Oubangui-Chari) fino al 1960, misura poco più del doppio del Belpaese (con meno degli abitanti di Roma, un sesto nella capitale Bangui) e a parte i bokassiani diamantoni non vanta particolari attrazioni (tantomeno quelle turistiche) ma se il lettore proprio insiste, clicchi www.stat-centrafrique.com.

Bambini congolesi
Bambini congolesi

Repubblica del Congo – Trattasi di un posto (capitale Brazzaville, a ricordo di Pietro Savorgnan di Brazzà, valente esploratore, nato a Roma da un nobile friulano, naturalizzato francese) poco più grande del Belpaese eppure in grado di poter vantare in poco tempo tanta sfiga tipo: le imprese delle milizie ribelli Ninja (terrore e morte, machete e kalashnikov come se piovesse) l’81% di mortalità infantile e il morbo di Ebola (febbre emorragica). Mica male. Turismo? I parenti dei partenti (anche se andassero soltanto per cantare Bongo Bongo) dovrebbero essere avvertiti.

Repubblica Democratica del Congo – Posto noto per le vicende di Lumumba (e i casini successi nel Katanga, niente però a che vedere con i Katanghesi, che erano poi i nostrani giovinotti bianchi che giravano per le strade di Milano menando chi poteva anche sembrare un borghese). Lo stesso posto, dall’Ottocento, si chiamò Congo Belga, nel senso di un solo belga, perché proprietà personale (robb de matt!) del re Leopoldo II. Un pezzo di terra di 2.344.858 vhilometri quadri (pttp volte il Belpaese) con dentro spaventose ricchezze: legname pregiato a gogò, minerali a non finire, negri lavoranti gratis eppoi accoppati se solo provavano ad addormentarsi, per non parlare di una infinità di diamantoni (sennò perché mai il Savoia Umberto II avrebbe sposato la principessa Maria Josè, discendente del citato, regio miniproprietario terriero, se non per “tacà el capèl”?). Meno male che sono finite le descrizioni dei due Conghi (che tristezza, certe parti del mondo).

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