Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Alpi Marittime. Mai gridare “al Lupo”!

lupo foto Centro uomini e lupi

Sui monti del Cuneese il predatore dei boschi è tornato a far sentire i suoi affascinanti ululati. I danni al bestiame sono limitati anche perché le prede preferite non sono le pecore, bensì i camosci. Oggi un parco naturale ne protegge l’habitat.

Monviso-foto-Heinrich Stürzl
Monviso-foto-Heinrich Stürzl

“Mai gridare al lupo” esortava il titolo di un celebre film, girato venticinque anni fa in Canada; tutto neve, grandi spazi e caribù. Consiglio: rivedete il film e meditate sul titolo, se siete in partenza per Cuneo e paraggi, perché oggi il regista Carrol Ballard potrebbe girare la sua storia lì. Certo, nella “Provincia Granda” non ci sono caribù. E per tre quarti dell’anno l’unica neve visibile è quella che macchia il lontano profilo del Monviso. In compenso però ci sono i lupi: timidi, teneri e diffamati, proprio come i loro “cugini” del famoso film di Ballard.

Lupi a “cavallo!”: fra Italia e Francia!

Alpi Marittime. Mai gridare “al Lupo”!

Pochissimi non sono: in tutto il Cuneese ne hanno contati quarantaquattro; e solo nelle valli intorno all’Argentera più di venti, suddivisi in cinque branchetti. Ma non sperate di vederli facilmente, perché i lupi non sono scemi e sanno bene che l’uomo a volte è una belva feroce. Perciò stanno alla larga da tutto ciò che è umano: città, paesi, strade di fondovalle. Vagano sullo spartiacque tra Italia e Francia, dove l’acqua è più pura, il cielo più vicino e i camosci più frequenti. Che altro potrebbero trovare a bassa quota, se non rogne? Laggiù non sono amati.
La prova di questo disamore è che circa un secolo fa la specie si estinse e non per cause naturali: tagliole, doppiette e bocconi avvelenati avevano fatto strage degli ultimi esemplari delle Alpi Marittime. Poi, nel 1992, giunse la notizia incredibile: il lupo era tornato. A comunicarla a tutti fu Patrick Ormea, una guardia del Parc National du Mercantour, l’area protetta che tutela il versante francese della catena: a monte di St.Martin-Vésubie, non lontano dal Col di Tenda, il nostro uomo aveva avvistato due lupi intenti a cacciare mufloni.

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Schedati e monitorati

Lupo nel centro Alpha a Saint Martin Vésubie. Arch. Pnam/MGiordano
Lupo nel centro Alpha a Saint Martin Vésubie. Arch. Pnam/MGiordano

Da allora gli avvistamenti si sono moltiplicati, sia di là che di qua dallo spartiacque, dove si estende il Parco Naturale delle Alpi Marittime, gemello del Mercantour. E dal 1994 la Regione Piemonte finanzia un “Progetto lupo” che tiene monitorata la specie, studiando gli spostamenti, gli usi alimentari e l’andamento demografico dei branchi. I lupi non lo sanno, ma oggi sono tutti schedati: ogni esemplare è identificato con una sigla formata da una M (maschio) o una F (femmina) più un numero. E ogni famiglia ha un “cognome”. Qualche esempio? Stura Bassa, Varaita e Tanaro-Roya sono i “cognomi” di tre branchi che frequentano le valli omonime. Un altro gruppo, che pendola tra Italia e Francia nei dintorni del Col di Tenda, si chiama Meraviglie. Quanto alle sigle individuali, F31 è quella di una lupa nata nel 2001 da queste parti, in Val di Pesio, che poi decise di emigrare e finì in Val d’Ossola, a trecentocinquanta chilometri di distanza. Invece M15 era un maschio che non arrivò mai nel parco: fu ucciso in Liguria da un boccone avvelenato, mentre puntava sul Cuneese.

Animali viaggiatori

Rilevamento di tracce di lupo nelle Alpi Marittime. Arch. Pnam
Rilevamento di tracce di lupo nelle Alpi Marittime. Arch. Pnam

Il “Progetto lupo” riguarda tutto il territorio piemontese e coinvolge sette studiosi della materia, coordinati da una biologa di Cuneo, Francesca Marucco, che dopo essersi occupata della specie in America è tornata in patria. Ora Francesca passa quasi tutto il suo tempo in montagna, sbinocolando e cercando tracce dei predatori, soprattutto quando il terreno è innevato e le impronte sono più evidenti. Il suo è un mestiere faticoso, che però ha già dato frutti scientifici di rilievo, confluiti in un dettagliato rapporto, diffuso un anno fa. Di quel rapporto riparleremo più avanti. Ma ora occorre rispondere a un quesito preliminare: come ha fatto a “risorgere” il lupo delle Alpi Marittime? In altre parole: da dove è arrivato, o chi ce l’ha portato? “Non ce l’ha portato proprio nessuno: il lupo è un grande viaggiatore e si sposta da solo – risponde la Marucco – Questo infatti è un ripopolamento spontaneo: i lupi appenninici si sono espansi e seguendo le montagne sono giunti da noi. Alcuni, anzi, sono andati ben oltre: hanno seguito l’arco alpino e sono finiti addirittura in Svizzera”.

Monte Argentera, habitat preferito

lupo Il versante occidentale dell'Argentera
Il versante occidentale dell’Argentera

Che i branchetti delle Alpi Marittime abbiano antenati in Appennino, è fuor di dubbio. Lo prova l’esame del Dna, compiuto su alcuni esemplari trovati morti. E gli esperti lo sapevano già prima delle analisi, perché i lupi delle Alpi Marittime hanno le zampe striate di nero, una variante cromatica tipica della razza del Centro-Italia. Ma se è vero che i lupi sono gradi viaggiatori, in grado di raggiungere la Svizzera partendo da Umbria e Toscana, perché in nessun settore delle Alpi la specie registra una densità come intorno all’Argentera?
“Perché sulle Alpi Marittime – risponde Giuseppe Canavese, vicedirettore del parco naturale – un carnivoro trova habitat adatti, poco antropizzati, e cibo abbondante: basti dire che, alle quote adatte, da noi i camosci raggiungono una densità di cento capi ogni cento ettari, cioè dieci volte più della media delle Alpi. Si aggiunga che abbondanti sono anche altri erbivori: per esempio gli stambecchi, che nel 1980 erano solo quattrocento e oggi sono diventati quattro volte di più, nonostante ripetuti prelievi di esemplari destinati a ripopolare altre zone”.

La dieta? Camosci, caprioli e pochissime pecore

lupo Stambecco sullo sfondo del Monte Gelas e Cima Maledia. Arch. Pnam/Martinelli
Stambecco sullo sfondo del Monte Gelas e Cima Maledia. Arch. Pnam/Martinell

A questo punto va fatta giustizia di un luogo comune, che è all’origine delle molte guerre mosse dai pastori al predatore dei monti. Malgrado fiabe e leggende lo dipingano come terrore degli ovili, in realtà il lupo attacca le pecore solo raramente. Il rapporto firmato nel 2007 dall’équipe della Marucco parla chiaro: il novanta per cento dell’alimentazione dei lupi cuneesi è costituito da camosci e caprioli. Soprattutto da camosci, che talvolta superano da soli l’ottantaquattro per cento  dell’alimentazione complessiva. Le pecore, per alcuni branchi, non raggiungono l’uno per cento. Comunque, è innegabile che gli attacchi al bestiame domestico ci sono: dal 1999 al 2006 le pecore e capre predate dai lupi nel Cuneese sono oscillate da un minimo di cinquantacinque a un massimo di centoventisette l’anno. Il dato può sembrare alto ma non lo è, contando che va rapportato a un territorio immenso (non a caso chiamato “Provincia Granda”), dove l’allevamento di ovini e caprini allo stato brado è ancora diffuso. In ogni caso i danni patiti dagli allevatori vengono risarciti: quindi la persecuzione dei lupi come “nocivi” è del tutto ingiustificata.

Vita dura. Vita da Lupi

Tracce di lupo sulla neve, dettaglio da foto dell'Archivio Pnam
Tracce di lupo sulla neve, dettaglio da foto dell’Archivio Pnam

Eppure i pregiudizi sono duri a morire e i lupi delle Alpi Marittime, proprio come i loro lontani cugini del film di Ballard, continuano ad avere nell’uomo un nemico. Dalla “risurrezione” della specie a oggi, in Piemonte ventotto capi (di cui sette nel Cuneese) sono morti per cause non naturali: alcuni sono stati investiti per caso da auto, ma altri sono stati fucilati o avvelenati deliberatamente, nonostante i severi divieti di legge. Più dell’uomo uccide soltanto l’inverno, che coi suoi stenti e con le sue valanghe ogni anno si porta via il quindici per cento dei lupi “residenti”. Perciò, se quest’autunno andrete a camminare intorno all’Argentera e non vedrete i lupi, cercate di capirli: per loro, sfuggire l’uomo è una necessità vitale. Anzi, vi diciamo subito che non li vedrete: al massimo, se siete fortunati, dopo le prime nevi troverete per terra le loro tracce. Sarà un’emozione indimenticabile. E se le tracce si faranno più fitte e più recenti, non fatevi prendere dalla sindrome di Cappuccetto Rosso, perché i lupi sono timidi e diffamati. Ricordate piuttosto il titolo-esortazione del famoso film: mai gridare al lupo!

Idea. Far guardare il lupo negli occhi
Alpi Marittime. Mai gridare “al Lupo”!

A Entracque è in via di allestimento un “Centro lupo”, che una volta terminato permetterà a tutti di familiarizzare con alcuni esemplari della specie, fino a guardarli negli occhi da vicino. Si tratta di un grande recinto, che delimita un pendio boscoso in riva a un corso d’acqua, dove verranno tenuti (in cattività, ma liberi di muoversi in un ambiente naturale) da due a quattro lupi provenienti da giardini zoologici. Un tunnel consentirà ai visitatori di accedere a una torretta di osservazione, proprio al centro dell’area recintata. Scopo dell’iniziativa, spiegano alla direzione del Parco, è favorire la rieducazione del pubblico, abituandolo a vedere il lupo come è davvero, al di là dell’immagine negativa che ne dà la tradizione. Sul versante francese delle Alpi Marittime un’iniziativa simile esiste già a St.-Martin-Vésubie (telefono 0033 4 93023369).

Parco Alpi Marittime. La carta d’identità

lupo Il colle transfrontaliero di Fremamorta. Arch. Pnam
Il colle transfrontaliero di Fremamorta. Arch. Pnam

Il Parco naturale delle Alpi Marittime è nato nel 1995 dalla fusione di due aree protette preesistenti: quella dell’Argentera (istituita nel 1980) e quella dei Laghi di Palanfrè (1979). Si estende su tre valli (Vermenagna, Gesso e Stura) e quattro comuni (Valdieri, Entracque, Aisone e Vernante) a ridosso di due passi transalpini (Col di Tenda e Colle della Maddalena). Il territorio è marcatamente alpino, con cime che superano i tremila metri e comprende fitti boschi, pascoli d’alta quota, un piccolo ghiacciaio e ben ottanta laghi. Per arrivare, in auto si raggiunge Cuneo e si prosegue sulla statale 20 fino a Borgo San Dalmazzo, snodo delle tre valli del parco; a Vernante si può anche andare in treno (linea Torino-Cuneo-Ventimiglia).
La sede principale è a Valdieri (piazza Regina Elena 30, telefono 0171 97397) ma per i visitatori ci sono anche quattro centri di accoglienza, di cui solo due aperti in autunno-inverno (a Entracque: piazza Giustizia e Libertà 2, telefono 0171 978616; a Vernante: via Umberto I 111, telefono 0171 920220).
Per altre notizie: www.parks.it/parco.alpi.marittime

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