Ma quant’è grande, questa Saona? A leggerne i connotati si pensa a un fiume di media grandezza, senza molte pretese: portata media 473 m/s, nasce nei Vosgi, dopo 480 km sfocia nel Rodano a Lione. E invece l’ampiezza delle sue dimensioni, ma soprattutto una maestosità che esula da dati e misurazioni, sorprende e colpisce. La visita a Macon, amena località nell’ultimo lembo di quella Borgogna (terra dei Burgundi, capitale Dijon) il cui ducato rappresentò nel medioevo una importante componente del nascente regno di Francia, è piacevole e intrigante.
Città dalle giuste dimensioni, circa 35.000 abitanti, Macon (punto di passaggio quasi obbligato per chi viaggia nella Francia centro orientale, tra Parigi e il Mediterraneo, la Svizzera e la Loira) dispone di tutte le ‘chances’ necessarie per garantire un sereno stop al viaggiatore e una buona qualità della vita a chi vi abita.
Palazzi storici e antiche case lungo la Saona
Come ovvio, la vita ferve e si gusta lungo la riva sinistra della sullodata Saona. Quanto alla riva destra, l’antistante Saint Laurent – collegata alla città borgognona dall’omonimo ponte – appartiene al dipartimento dell’Ain, Rodano Alpi, un territorio annesso al regno di Francia soltanto nel 1601 (da cui l’importanza di Macon come avamposto di frontiera).
Città natale di Alphonse Marie Louis de Prat de Lamartine, poeta, scrittore, storico e politico vissuto nel periodo storico intercorrente tra il I e il III dei Napoleoni, Macon non poteva esimersi dal dedicargli l’animato ‘quai’, da una parte moderne installazioni portuali (oltre che maestosa la Saona è anche navigabile) dall’altra palazzi storici, case antiche, caffè, brassèries, boutiques.
Per sapere (quasi) tutto su Macon non occorre investire molto tempo. Percorsi pochi passi dal citato, storico ponte, dell’antica cattedrale, la Vieux Saint Vincent, si ammirano soltanto due torri ottagonali (a tirare giù il resto, risalente al VI secolo, pensò l’anticlericale Rivoluzione di Marat, Danton e Robespierre). Poco distante una curiosa Maison de Bois attira per i decorati cornicioni (figure grottesche). Meglio una visita al Museo Lamartine (buon stile Reggenza) e al Museo nell’antico convento delle Orsoline.
Vigneti, villaggi e castelli medievali
Maestosità della Saona a parte, l’appeal di Macon risiede soprattutto nei suoi dintorni, il Maconnais, un territorio collinare sulla sinistra della strada che conduce a Tournus, in una sinfonia di paesaggi bucolici, vigne e villaggi, nobili manieri di campagna e possenti castelli medioevali. Fiore all’occhiello di un tour del Maconnais, Cluny costituisce una preziosità ancor più apprezzata perché raggiunta da una strada (poco più di 20 km) di grande bellezza. Dopo filari di vite e verdeggianti praterie, ristoranti, le bianche vacche della locale, vantata non meno che superpregiata razza Charolais, stop al Chateau di Berzè le Chatel, mica la solita fortezza bensì un signor baluardo difensivo del sudest della Borgogna. ‘Castrum’ nel X secolo, prima di diventare inespugnabile castello, fu oggetto del desiderio od obbiettivo di architettura militare da parte di preclari re francesi, leggasi Luigi XI ed Enrico IV.
Ammirati anche i giardini terrazzati di Berzè le Chatel (e beninteso percorrendo la strada ‘panoramique’ per Cluny, tristezza nel notare sfuggenti veicoli che si superano invano sulla quasi parallela superstrada) si va a Cluny non senza arrestare l’auto a Berzè la Ville. Motivo? Nella romanica Chapelle des Moines si ammirano ‘murales’ dell’XI (o XII, ben poco importa) secolo che la Rivoluzione cancellò nell’abbazia cluniacense.