Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Da Canaletto al neoimpressionismo

Aperte a palazzo Reale una mostra sulla pittura veneziana del Settecento dalla collezione Teruzzi e l’attesa rassegna sui puntinisti, da Seurat a Signac. Da segnalare la sezione didascalica e interattiva

Camille Pissarro. La fabbrica di mattoni Delafolie a Eragny
Camille Pissarro. La fabbrica di mattoni Delafolie a Eragny

E’ stata inaugurata giovedì 9 ottobre l’ultima mostra del piano terra di palazzo Reale, a Milano, “Georges Seurat, Paul Signac e i neoimpressionisti”. Il tiitolo appare studiato per fare da richiamo – le opere di Seurat sono dodici, i Signac quattordici – , ma l’esposizione vanta circa 95 opere tutte di grande interesse. Presenta Camille Pissarro, qualche esempio di autore italiano contemporaneo al neoimpressionismo, tra fine Ottocento e primo Novecento: Giacomo Balla, Emilio Longoni, Gaetano Previati. Soprattutto autori meno conosciuti ma da vedere come George Morren, Louis Hayet, Albert Dubois-Pillet e, infine, un allestimento didascalico e divulgativo finalmente degno di nota. In programma sino a gennaio prossimo, la rassegna si affianca all’esposizione “Da Canaletto a Tiepolo. Pittura veneziana del Settecento, mobili e porcellane dalla collezione Teruzzi”. 

La teoria del colore

Van Rysselberghe. Le Port de Cette
Van Rysselberghe. Le Port de Cette

“Si ritiene comunemente che la capacità di servirsi del colore sia un dono del cielo e che vi sia in essa qualche cosa di misterioso. Tutto ciò è errato.. queste leggi, contenute in due pagine dei trattati di Chevreul e di Rood, si possono imparare in poche ore”, scriveva Paul Signac nel 1898. I neoimpressionisti si riferivano agli studi sulla percezione della luce e dei colori e da questo ideavano la tecnica del puntinismo. Piccolissimi tocchi di colore puro, accostati gli uni agli altri, costituivano le figure e i toni cromatici, che sarebbero state ricostruite poi dall’occhio dello spettatore.
Da guardare rigorosamente da lontano, le opere puntiniste rappresentano paesaggi naturali e urbani, ma anche ritratti e studi di interni. Come già accaduto per i dipinti impressionisti, si concentrano sugli effetti di luce e le combinazioni di colore: i risultati, quasi sempre di grande fascino, vengono associati in mostra agli studi dello stesso periodo sulla fotografia. L’arte incalzava la tecnologia e viceversa: i primi scatti a colori, le autocromie, furono brevettate dai fratelli Lumière nel 1903. A palazzo Reale sono esposti una ventina di esemplari.

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Ricostruire la Grande Jatte

Autocromia di Léon Gimpel, 1913 © coll. Société française de photografie.
Autocromia di Léon Gimpel, 1913 © coll. Société française de photografie.

Spesso, anche viste da lontano, le immagini realizzate dai puntinisti non figurano mai ricomposte a pieno, come dimostrano le differenti e più tradizionali tele dei pittori italiani, ma la mostra offre altri spunti di riflessione. Il visitatore può cimentarsi negli esperimenti visivi delle teorie di Chevreul: i dischi utilizzati per verificare l’armonia cromatica – se i colori sono bilanciati, la rotazione produce un grigio medio – , i giochi di percezione sui colori primari e complementari e infine, un’ultima stanza dedicata al dipinto “Un dimanche après midi à l’ile de la Grande Jatte”, di Seurat. Di fronte alla riproduzione del quadro sta una sua copia, in bianco: accanto, una serie di pallini adesivi colorati. I visitatori sono invitati a partecipare alla ricomposizione dell’opera, applicando il loro “puntino”.

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