Slovenia – Tra l’Italia e la Croazia, un decimo meno grande dell’Emilia-Romagna, capitale Lubiana. Slavi si, ma “giusti” (nel senso che sono stati secoli ‘sotto gli Austriaci’ godendo pertanto la illuminata politica asburgica, massime di S.M. l’imperatrice Maria Teresa, quella che a Milano costruì la Scala, creò la scuola d’obbligo, inventò il catasto e quant’altro). Tanto retaggio (in più differenza di religioni, economia, lingua e scrittura) ha fatto si che agli Sloveni non è mai andato bene di avere come “Fratelli” (in questo caso “di Jugoslavia”) gente come i Macedoni o i Kossovari (ma anche i Serbi gli stavano/stanno sui piedi, ma Tito così voleva). E fu così che (appena possibile) sono stati i primi a conquistarsi la loro brava indipendenza. Bei paesaggi bucolici, monti, cura del verde e dell’ambiente, laghi romantici (tipo operette di Lear). Andarci per relax.
Somalia – Un posticino niente male (si fa per dire) che tutti gli Italiani (purtroppo) conoscono. In effetti nel mondo esistono pochi posti più sfigati (e allora cos’hanno fatto i governanti del Belpaese? Sono andati a farci una colonia). Ma perché tanta sfiga? Ecco la risposta: nonostante si trovi a due passi dall’Arabia Saudita non c’è manco un filo di petrolio; la terra è arida e non c’è nemmeno un fiume da imbrigliare per trattenerne l’acqua; non si contano genti e tribù, cattive e rissose (ed ecco a Mogadiscio dominare i Signori della Guerra che hanno fatto scappare pure i Marines e accoppato alcuni soldati italiani, vedi il Posto di Blocco “Pasta” e agguati à gogo). E adesso sul mare antistante mancavano solo i Pirati della Costa, tipini che nonostante la 5a Flotta Usa vanno all’arrembaggio e si trascinano appresso petroliere da 300.000 tonnellate. NB. Unico, insignificante non meno che miserrimo prodotto dell’agricoltura somala, un po’ di banane: E nonostante tanta pochezza alcuni anni fa i governanti italici riuscirono a montarci su un bello scandalo. Lo Scandalo delle Banane (somale) appunto. Turismo? Ma mi faccia il piacere.
Spagna – Olè! Come accade nelle corride (dopo una decina di minuti il toro ha capito tutto – nel gergo degli antichi toreri si diceva “ha imparato il greco e il latino” – eppertanto va accoppato sennò diventa pericolosissimo) se si parla di Spagna tutti hanno ormai imparato (ma sfortunatamente – scrive un ex tour operator – non vengono accoppati) cos’è, dov’è, come e quando andarci, talché (fregandosi dei tour operator e delle agenzie viaggi) si organizzano il viaggio da soli sparandosi davanti a internet e prenotando direttamente quel che occorre per fare un viaggio (e cosi i Facenti Viaggiare se lo prendono in quel posto). Oltretutto nel caso del “Fai Da Te Il Tuo Viaggio In Spagna” il popolo dei “viaggi autorganizzati” è aiutato sia dalla similarità della lingua sia dalle tariffe scontate delle compagnie aeree low cost e dagli albergatori (che da sempre sono stati i peggiori nemici dei tour operator e delle agenzie viaggi, nel senso che – almeno un tempo – non facevano concorrenza agli organizzatori e venditori dei pacchetti di viaggio, mentre adesso chiedono loro una mano quando le cose vanno male ma appena si presenta l’occasione li “fottono”, proponendo tariffe stracciate direttamente al cliente).
“Spiegare” la Spagna è quindi superfluo ma se qualcuno “vuole saperne di più” approfondisce il suo know how di mondointasca.org e scopre che uno che collabora con il sullodato web magazine ha scritto qualcosa come 113 articoli sul Paese (e ha composto pure un Dizionario Gastronomico e una Miniguida con più di 500 ristoranti, bodegones e bar de tapas). Altri dati sulla Spagna: capitale Madrid, miglior squadra il Real Madrid, il Jamòn de Pata Negra (de bellota) costa carissimo ma è altrettanto buono. Infine: contrariamente a quello che dicono le sciurette che credono di saper tutto della Spagna solo perché sono state un paio di giorni a Barcellona, la Paella e la Sangrìa non hanno ricette (ognuno nel riso e nel vino mette dentro quello che vuole, anzi, quello che ha).
Ma perché mai? Per il semplice motivo che questi ‘mangiari e beri’ furono (obbligatoriamente) inventati dalla gente povera che non andava certo a riempire il carrello alla Esselunga e per campare non aveva altra scelta che mandar giù, ingollare, quel che trovava/restava nella credenza, sempre che ci fosse qualcosa (eppertanto – caso Paella – chi la vuol cucinare scaldi il riso nella paella/padella eppoi ci sbatta dentro quel che ha, secondo buon senso). Ad ogni buon conto – se mai questo impareggiabile Paese interessasse vieppiù, oltre quanto raccontato in queste amene righe – l’umile estensore di queste modeste considerazioni segnala che sta “tirando su” un libro (nel senso che sta mettendo insieme i circa 118 articoli da lui scritti) sulla Spagna eppertanto (beninteso se qualcuno glielo pubblica, il libro) rinvia il cortese lettore alla attenta consultazione del medesimo.