Sabato 1 Febbraio 2025 - Anno XXIII

Le terrecotte di Xi’an: dopo i guerrieri, ecco polli, capre e maiali

A pochi chilometri dal celebre esercito di terracotta, gli archeologi hanno trovato una seconda, sterminata raccolta di statue, messa a corredo oltre duemila anni fa di una tomba reale della dinastia Han. Non più soldati, ma contadini e animali domestici

Zhang Jiawan Polli e galline
Polli e galline

Terrecotte, contadini invece che soldati. Vanghe invece che spade. Carretti trainati da pacifici buoi invece che carri da guerra. E intorno, a fare da scudieri, migliaia di anti-eroi da cortile di campagna: vedi oche, galline maiali. Chi già conosce la famosa “armata di terracotta”, simbolo dell’archeologia cinese, stenta a credere di trovarsi nello stesso Paese. Eppure fra Lintong, dove fu scoperto il primo esercito di statue, e Zhang Jiawan, dove è stato dissotterrato questo, corrono solo cinquantacinque chilometri: entrambe le località sono poco fuori Xi’an, antica capitale della Cina.

I soldati di terracotta, celebri nel mondo
I celebri soldati riportati alla luce negli anni '70
I celebri soldati riportati alla luce negli anni ’70

L’armata di terracotta numero uno non ha bisogno di presentazioni: trovata nel 1974, è diventata una superstar del turismo internazionale ancor prima della fine degli scavi. Oggi è tornata alla luce solo per due terzi, ma intorno le hanno costruito un grande museo, meta fissa dei tour organizzati. E alcuni suoi pezzi sono stati mandati in giro per il mondo (ultima, recente tappa: Torino) come ambasciatori della cultura cinese. Invece l’ “armata” numero due, quella dei buoi e dei polli, la conoscono pochi, anche se è oggetto di studi dal 1993 e aperta al pubblico dal 1999.

Eppure, per chi va a Xi’an per vedere la prima armata, è altamente consigliabile fare una deviazione per visitare anche la seconda: la tranquilla atmosfera campagnola delle sue statue servirà a correggere l’immagine della Cina antica, imponente ma truce, che si ricava a Lintong. A Zhang Jiawan si arriva in fretta: si esce di città verso ovest, si attraversa in auto per una mezzoretta una pianura ondulata, bagnata da ben otto fiumi e coltivata a roseti e campi di colza; poi ci si ferma in una spianata stepposa, tutta traforata dagli scavi degli archeologi.

Attorno al re Liu Qi, dignitari, contadini e animali
Alla corte di Liu Qi
Alla corte di Liu Qi

Lì, nell’hinterland dell’antica capitale, due millenni fa una dinastia di imperatori decise di realizzare la sua necropoli, che sta a Xi’an come in Egitto la Valle dei Re sta a Luxor. La dinastia si chiamava Han e fu una delle più durature del mondo: infatti regnò per quattro secoli, dal 206 a.C. al 220 d.C., con una trentina di sovrani, undici dei quali sono sepolti appunto a Zhang Jiawan. L’ “armata delle galline” è opera del sesto della serie, Liu Qi, che fu al potere nel 157-141 a.C., cioè ai tempi della terza guerra punica, quando Roma distrusse Cartagine.

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Vent’anni fa, prima degli scavi, gli unici segni visibili della “Valle dei Re” erano due collinette a tumulo, simili a piramidi senza punta, che rivelavano l’esistenza di tombe ipogee. Ma bastò mettere mano ai badili per scoprire una delle più vaste aree archeologiche di tutta la Cina: oltre alle tombe degli undici imperatori, ne sono state trovate finora altre settantasei, evidentemente di parenti e dignitari, sparse su un’area di dieci chilometri quadrati. Ma la scoperta più importante è stata appunto la collezione di statue di terracotta che circondava il sepolcro di Liu Qi.

Persone senza braccia, polli e oche “mignon”
Uomini senza braccia
Uomini senza braccia

In tutto i “pezzi” dissepolti a Zhang Jiawan sono circa diecimila, cioè più dei soldati di Lintong. Però sono più piccoli: il primo esercito di terracotta, quello famoso nel mondo, è in grandezza naturale, mentre l’“armata disarmata” di Liu Qi è in scala ridotta, da 1:4 (uomini) a 1:10 (animali). Inoltre, contadini e contadine sono nudi e privi di braccia. Motivo: in origine gli arti e i vestiti c’erano, ma erano fatti rispettivamente di legno e di seta, quindi dopo due millenni passati sottoterra si sono dissolti, lasciando impercettibili tracce, rilevabili solo per via strumentale. Inevitabile, a Zhang Jiawan, è chiedersi perché un imperatore si fece tumulare con una simile collezione di “giocattoli”.

Che un sovrano circondi la sua tomba di finti soldati, si può capire: si tratta evidentemente di una rituale ostentazione di potenza, finalizzata a intimorire eventuali violatori della tomba. Nessuno, però, avrebbe paura di grosse bambole vestite di seta, o di uno zoo domestico composto di pecore, capre e galline. Perché dunque Liu Qi fece quella scelta eccentrica, assolutamente unica nella storia della Cina e del resto del mondo?

Con la dinastia Han, benessere e progresso
Un'altra immagine della tomba reale
Un’altra immagine della tomba reale

Per rispondere occorre fare un passo indietro. Qin Shi Huang (260-210 a.C.) l’imperatore che si fece seppellire a Luoyang col suo esercito armatissimo, era un sovrano dispotico, guerrafondaio e schiavista. Così, almeno, lo descrive Shima Qian, uno dei più antichi storici cinesi. Forse quel dispotismo nasceva più dalla necessità che dal carattere: erano tempi duri e Qin usò il pugno di ferro per unificare a forza la Cina e per dotarla di un’opera di difesa formidabile, la Grande Muraglia. La sua munitissima tomba era frutto della stessa politica di grandeur. Tra l’imperatore della Grande Muraglia e quello dei polli passò solo mezzo secolo, ma in quel breve intervallo la Cina aveva cambiato pelle. Certo, neppure gli Han erano mammolette: anche loro fecero guerre, portando il Paese oltre i confini attuali. Però la maggior parte delle loro energie fu spesa in progresso civile: sotto gli Han la Cina inventò la carta, introdusse la vite, valorizzò la coltura del riso, rese sicura la “Via della Seta” che portava in Occidente. Poi fece pace con gli Unni, turbolenti vicini del Nord, e avviò contatti addirittura con la lontana Roma.

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La riconoscenza dei sudditi? Tombe inviolate
Cavalli di terracotta
Cavalli di terracotta

Perché una simile svolta? Forse perché con gli Han il Confucianesimo, in precedenza filosofia marginale di poche élites, era diventato una sorta di religione (laica) ufficiale e aveva portato ai vertici dello Stato i suoi principi di lealtà individuale, buona amministrazione e rispetto del prossimo. Così, se ai tempi di Qin l’autorità di un imperatore si misurava sulla sua forza militare e poliziesca, con gli Han il prestigio di un sovrano diventò proporzionale al benessere dei sudditi. Più mucche e polli c’erano nelle campagne, più onore ne derivava al re.

Ed ecco spiegato il perché dell’ “armata” di contadini e animali trovata a Zhang Jiawan: un’altra ostentazione di potere, anche se condotta con un linguaggio radicalmente diverso. Pare che il metodo Han abbia funzionato, perché la tomba disarmata di Liu Qi, l’imperatore dei polli, è arrivata inviolata fino a noi, difesa solo dal rispetto popolare. Non solo: la gente si è tanto identificata in quell’antico “impero del benessere” che tuttora l’etnia maggioritaria della Cina (quella che noi chiamiamo “cinese” tout-court) dà a se stessa un nome eloquente: Han.

E il metodo Qin, che difendeva le tombe coi soldati finti e manteneva l’ordine pubblico con quelli veri? Ha funzionato meno, perché dopo la morte dell’imperatore i contadini cinesi, stufi di angherie, si ribellarono ai suoi eredi. E poiché erano a corto di armi, scavarono intorno alla tomba reale, rubarono le spade e le lance dei guerrieri di terracotta e fecero la rivoluzione con quelle. Se i cinesi fossero occidentali, avrebbero un proverbio già bell’e pronto: chi di spada ferisce… Ma a Xi’an preferiscono dire: alleva galline oggi, ti daranno uova domani.

Il mercurio a difesa dell’ultimo mistero

Mentre la tomba di Liu Qi, l’ “imperatore dei polli”, è stata scavata ed esplorata dagli archeologi, invece in quella di Qin Shi Huang, il sovrano del primo esercito di terracotta, non è ancora entrato nessuno. Per ora ci si è limitati a qualche sondaggio nel terreno della collina che copre il sepolcro, poco fuori Luoyang; ma a breve termine non sono previsti scavi sistematici. Motivo: secondo quanto scritto dall’antico storico Shima Qian, l’imperatore avrebbe difeso la sua ultima dimora con “fiumi sotterranei di mercurio”, sostanza tossica; prima di affondare le vanghe nella collina, occorre quindi capire che fondamento abbia la notizia. Che Qin abbia inquinato il terreno col mercurio, è possibile; ciò non tanto a scopo difensivo quanto scaramantico: infatti l’imperatore, molto superstizioso e ossessionato dal terrore della morte, credeva che quel metallo fosse un talismano di immortalità. A convincerlo fu il suo medico, che alla fine gli preparò delle pillole “anti-morte” al mercurio che finirono per avvelenarlo.

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Notizie utili

Per visitare le due raccolte di terrecotte cinesi, ecco alcune indicazioni pratiche.

Come Arrivare – Per vedere il secondo “esercito” di terracotta si fa base a Xi’an, capoluogo della provincia dello Shaanxi, collegata all’Italia via Pechino da voli dell’Air China (corso Italia 29, 00198 Roma, telefono 06 8552249; oppure via Larga 8, 20122 Milano, telefono 02 8051666; www.airchina.com.cn). Da qui si prosegue in taxi per ventidue chilometri fino a Zhang Jiawan.

Documenti – Per entrare in Cina occorre un passaporto valido almeno sei mesi più un visto turistico che si ottiene all’Ambasciata cinese (via Bruxelles 56, 00198 Roma, telefono 06 8848186) o presso i Consolati (via Brembo 3/a, 20139 Milano, telefono 02 5693869, e via dei Della Robbia 39, 50132 Firenze, telefono 055 5058188).

Orari di visita – A Zhang Jiawan un ricco campionario delle terrecotte “agricole” di Liu Qi è esposto in un museo (Hanyang Mausoleum) aperto dalle 8 alle 18,30. Nei pressi si può visitare anche un ipogeo dove fu tumulato uno degli imperatori della dinastia Han.

Informazioni – L’Ufficio nazionale del turismo cinese ha aperto di recente in Italia e si trova a Roma in via Nazionale, 75 (Tel. 06 4828888; info@turismocinese.it – www.turismocinese.it). In alternativa c’è l’Associazione Italia-Cina (piazza Grazioli 18, 00186 Roma, telefono 06 6798758, fax 06 6991560; oppure piazza IV Novembre 1, 20124 Milano, telefono e fax 02 6690661; www.italiacina.org).

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