Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Zibaldone Geografico-Turistico-Natalizio

Pensieri e riflessioni a ruota libera sull’ineluttabilità delle feste decembrine, più o meno “godute” e “santificate”

Cin cin per la fine delle feste
Cin cin per la fine delle feste

Milano, Italia, ore 6 del 26 dicembre, Santo Stefano. È festa pure oggi e si permetta l’apertura di un breve inciso. Ma con tutte quelle feste che ci sono, in questi frangenti di Fine Anno, almeno Santo Stefano non potevano lasciarlo in grazia di dio, nel senso di considerarlo un giorno normale? Vabbè che si fa festa anche in Gran Bretagna (dove però il Primo dell’Anno è un giorno “quasi qualsiasi” e alla Befana si lavora) epperò nello United Kingdom of Great Britain and Ireland (ma beninteso solo quella del Nord) il 26 dicembre è Boxing Day, eppertanto si gioca tradizionalmente al Foot Ball di modo che (grazie Sky!) chi scrive – dopo un giorno e mezzo di sana rottura di balle, poco credendo nei pranzoni natalizi e successiva tombola – può finalmente godersi un intero pomeriggio di partite di pallone.

Vacanze pallonare

Lo stadio San Siro di Milano
Lo stadio San Siro di Milano

E qui giunti, altro inciso, dedicato alla (secondo lo scrivente) un po’ “pelosetta” (e se si vuole anche patetico-sindacal-parareligiosa) storia dello Stop Natalizio delle partite dei Footballeurs (sì, lo stop del Campionato di Calcio).

Si voglia o no, i Pedatori (senza la “r” tra la “p”e la “e”, ancorché riducano alla rovina la più gran parte dei presidenti delle squadre pallonare) sono gente di spettacolo (valla a contare la balla dello Sport, con Beckham “prestato” per due mesi da Los Angeles a Milano, per recitare qualche domenica a San Siro e far fare shopping in Montenapoleone alla ormai raggrinzita moglie-star, che però ancora tira su quelle stolte pubblicazioni un tempo chiamate rotocalco). E allora perché la gente di spettacolo chiamata attori (di teatro) durante le Feste lavora (pure la notte di Capodanno: alle 23.50 finisce lo show e si brinda con gli spettatori con panetùn e sciampàgn) mentre la gente di spettacolo chiamata calciatori (o ex, vedi Adriano e Ronaldo) se ne sta in (si diceva un tempo) panciolle? Mah, è un bel mistero.

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Quantomeno sarebbe il caso che i pensatori italici (visti i tempi di crisi e la relativa necessità di “tirà su i danèe”) copiassero quei balossi dei British così sensibili al Business. E se Business deve essere, niente di meglio che lavorare (quelli dello spettacolo, e dice lo scrivano, pure quelli del Pallone) quando tutti gli altri fanno festa e quindi hanno tempo e soldi in tasca (nel caso balompedico risolvendosi pure, almeno provvisoriamente, il dramma degli stadi italici che oltre a fare schifo sono pure sempre e tragicamente vuoti).

Pensieri sottozero

... come il dottor Zivago
… come il dottor Zivago

Ore 6 del 26 dicembre, si diceva, con lo scrivano somigliante a una pessima copia del dottor Zivago. Eh sì, perché, non solo insonne ma pure non stanco grazie a un Natale non lavorativo e senza sport in tivù, ritrovatosi sveglio nel cuore della notte (e non più addormentabile) il relatore di questi pensieri non ha trovato di meglio che mettersi al computer. Se non che il suo nuovo “studio” (ricavato nella dolce casetta) appollaiato al sesto piano e – ça va sans dire – rivolto a nord (nevi alpine comprese) nonché dotato di finestre dagli infissi assai precari dopo più di trent’anni di incuria, a quell’ora non poteva che accoglierlo glacialmente con una “burella” della madonna imperversante sul pc ridotto a un frigorifero.

E fu così che chi scrive (mancava solo in sottofondo il menagramissmo Tema di Lara, e ahilui, la Lara Julie Christie che gli facesse compagnia) si ritrovò a smanettare sui tasti ricoperto da: colbacco, coperta, calzettoni, guanti e sciarpa (beninteso dell’Inter). Roba (si diceva) da dottor Zivago nelle Steppe Siberiane e invece si parla di Milano (dopodiché una sorta di cultura nozionistica precisi pure che le ghiacciate scene del film Il Dottor Zivago non furono girate in Russia bensì in Spagna, poco lontano da Madrid e dall’Escorial, a Torrelodones).

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