Ma nonostante quanto sopra, alla nascente agenzia viaggi (o a quella che ne è rimasta priva per dimissioni o scomparsa) viene ancora richiesto il “direttore tecnico”. Che però non è facile trovare, perché (oltre a essere sempre meno professionale e qualificato il livello professionale degli impiegati – come detto il personale delle agenzie, lavora ormai col computer piuttosto che con la testa – e la conoscenza delle lingue) per ottenerne il “patentino” occorre sostenere un esame indetto, raramente, dai vari Turismi Regionali che assegnano le licenze. Ne deriva pertanto che, stante la difficoltà nel reperire un “direttore tecnico”, un’agenzia deve inventarne uno “fasullo”, leggasi un “prestanome”, ovverosia un signore/a che possiede il sullodato “patentino” e “fa finta”, dichiara di lavorare per l’agenzia XY, ma beninteso nell’agenzia non ci mette-metterà mai piede, se non per andare a prendere lo “stipendio” pattuito. Pertanto, un costo in più, questa “direzione tecnica posticcia, inventata” per l’agenzia, e per di più (quasi sempre) “in nero”. Queste sono le normative, la regolamentazione, delle agenzie viaggi del Belpaese, alcune risalenti al Codice Rocco del 1936. C’est la vie, Bèiby.
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