Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Coriandoli amari

coriandoli amari di carnevale

Perché deve essere un obbligo “divertirsi” a Carnevale? Le vecchie tradizioni si sono travestite (ovunque vi sia una festa) da Grande Fratello fuori dalla mitica “casa”. Un tempo si consigliava “chi vuol esser lieto sia …”. Molti oggi preferiscono rispondere: no grazie

Coriandoli
I colori del Carnevale

Perché deve essere un obbligo “divertirsi” a Carnevale? Le vecchie tradizioni si sono travestite (ovunque vi sia una festa) da Grande Fratello fuori dalla mitica “casa”. Un tempo si consigliava “chi vuol esser lieto sia …”. Molti oggi preferiscono rispondere: no grazie.

Archiviate con tripudio le feste di Natale, perché si è ineluttabilmente costretti al Carnevale? Chi riesce a trovare il lato ricreativo della cosa si immerga pure nei festeggiamenti.
Per quelli come me, è decisamente consigliabile cadere in una plica spazio-temporale e passare subito alla Quaresima, che ha come impareggiabile vantaggio che nessuno ti costringe a divertirti.

Coriandoli amari: dal Natale al Carnevale
coriandoli Costume da fatina
Costume da fatina

Che un ottuagenario si senta in dovere di vestirsi di rosso con bordature bianche di peluche e di aggirarsi per i tetti con una slitta volante trainata da sedicenti renne artiche, è di per sé penoso; ma siccome credo nell’autodeterminazione, mi dico che se proprio ci tiene, è libero di farlo.
Altro discorso è che a travestirmi sia costretta io. Fin da bambina ritenevo una globale mortificazione dover indossare quel mostruoso abito da fatina che mi aveva comprato la nonna.

Ho ancora una foto in cui, tragicamente abbigliata in quella foggia, danzo con un Cappuccetto Rosso che sembra ancora più indecoroso di me.
Non nacqui fatina né ebbi mai le forme per aspirare a diventar velina. Inoltre non ho mai compreso se quell’ambiguo personaggio in mantellina fosse un maschio o una femmina.

Coriandoli amari: ah! Le belle “feste” di una volta!
Buffet
Buffet

Anni dopo, siccome facevo il liceo classico, mi capitò di esser invitata a una di quelle festicciole popolate da ragazzini con il lenzuolo, che facevano finta di essere vuoi un filosofo greco con barbona finta (Cialtronio di Beozia) vuoi una nobildonna romana in abiti succinti (Pancrazia Budrionia).

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Rammento ancora i ricchi buffet: cinque tartine con salame e cinque con prosciutto; torta paradiso Cameo preparata da un futuro angelo del focolare in cerca di gonzo; ciotola con patatine posse, ciotola colma di quegli orrendi biscotti tedeschi tutti diversi in apparenza, ma in realtà tutti con lo stesso sapore di segatura cotta al forno. Per quanto riguarda le bibite, c’era una sola bottiglia di Coca Cola; ma in compenso abbondavano immonde imitazioni tipo la Slurp Cola, la Pseudo Cola, la Cola Cola, la Ncola Ncola, la Acoc Aloc.

Coronavano il sogno analcolico tre aranciate e due succhi di pera. C’erano anche una gassosa e un ginger, che avevano iniziato a girare per le feste di quando erano bambini i genitori del proprietario di casa, ma che nessuno aveva mai aperto né consumato. Per via dell’età, il ginger si era un po’ sbiadito, mentre la gassosa si era scurita e il risultato era che entrambi assomigliavano sinistramente a un succo di pompelmo andato a male. Sugli scherzi in voga all’epoca è giusto aver esercitato la totale rimozione.

Coriandoli amari: esilariamoci e partiamo

coriandoli Le maschere veneziane
Le maschere veneziane

Il mondo pullula di posti dove il carnevale viene tenuto in grande considerazione. E non sono nemmeno dei brutti posti, benché siano da evitare in questo particolare periodo dell’anno.
Vivo come un tradimento il Carnevale di Venezia. Perché la città più bella del mondo deve essere occupata per settimane da una schiera mondiale di creature truccate e addobbate come lampadari da cappella espiatoria? Andare a infastidire la Serenissma a carnevale dovrebbe essere proibito per legge.

A Ivrea, invece, si tirano le arance; ma teneteli da conto, gli agrumi, che con i tempi che corrono almeno ve li potranno portare i parenti in dono quando sarete in galera per debiti.
I carri di Viareggio da decenni non interessano nessuno se non i giornalisti che fanno il loro articoletto di costume sulla feroce satira di cartapesta che in detti aggeggi sarebbe immortalata. Diciamo pure che la satira è morta. Così facciamo prima.
Nizza è come Viareggio; in più c’è il Re del Carnevale, sebbene l’unica cosa che regna sovrana sia la noia.

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Coriandoli amari: triste frenesia brasileira
Carnevale di Rio
Carnevale di Rio

Il Brasile. Ah, le sfilate di Rio, il samba carioca. È coinvolgente, non c’è che dire. Non tanto però per l’allegria manifesta e fasulla sfoggiata ad uso dei turisti, quanto per la sofferenza arcana e profonda che permea e trasfigura la festa, dandole una sua sacralità, incomprensibile al turista che va lì a vedere i sederi delle ballerine e non sa astrarli in un più rispettoso concetto di bellezza. Per capire, bisogna essere stati poveri e disperati e avere mantenuto la voglia di vivere, di ridere.

Alternativamente, bisognerebbe essere intelligenti. Per fortuna, arriva il mercoledì delle Ceneri, sebbene disgrazia voglia che a Milano il carnevale continui fino a sabato. È anche vero che la città lombarda si distingue da sempre per l’insulsaggine dei suoi festeggiamenti carnascialeschi, la cui piacevole pochezza compensa l’altrimenti imperdonabile diluizione temporale.

Coriandoli amari: da Halloween alla grattarola

Dolcetto o scherzetto, la formuletta caratteristica di Halloween
Dolcetto o scherzetto, la formuletta caratteristica di Halloween

Carnevale è una festa macabra, pensata per salutare il divertimento e prepararsi alla penitenza pre-pasquale, ma anche per esorcizzare la morte. Un po’ come Halloween, stucchevole reduplicazione del carnevale di cui ci fecero dono gli anglosassoni, ai quali non saremo mai abbastanza grati per la creazione del simpaticissimo “dolcetto o scherzetto”.

Il lato noir del carnevale non riesce comunque a rendere interessante la festa, così come non ci riescono le fialette puzzolenti, la polverina che fa venire la grattarola, l’anello che trasmette la scossa, i denti da Dracula e tutte le nequizie posticce varie ed eventuali. Massimo grado di tristezza e vergogna (per loro) generano gli uomini vestiti da suora con generoso spacco vista collant su gamba pelosa, per non parlare delle carampane tinte con look da coniglietta sghemba, nonché i dracula da baggina e le principesse frolle.

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Coriandoli amari: caro Jocker, pensaci tu
Heath Ledger nei panni di Jocker
Heath Ledger nei panni di Jocker

Alcuni, a difesa di tanto strazio, si appellano alla considerazione che i bambini in maschera sono teneri. Sì, certo, soprattutto quando estraggono quegli schifosissimi spray appiccicosi e urticanti, che fanno venire i bubboni sulla pelle e macchiano indelebilmente ogni sostanza con cui entrano in contatto, capelli compresi. O quando, come è accaduto alla sottoscritta, ti lanciano i coriandoli negli occhi e poi devi andare al pronto soccorso a farti rivoltare il bulbo oculare per estrarli. Un bambino vestito da Batman può risultare carino; tre fanno venire voglia di telefonare al Jocker.

L’anno scorso, mentre tornavo a casa dalla spesa, oltre che dai coriandoli sono stata colpita al naso da una spada laser brandita pericolosamente da un nanerottolo berciante, che pretendeva di essere Luke Skywalker. Quest’anno, per andare al supermercato, ho procurato un costume da Darth Vader. Che la forza sia con me.

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