Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Una bella “Fam-Gita” turca

Arruolato in un Fam-Trip – con mini-soggiorno a Istanbul, sontuosa porta di ingresso dell’Anatolia – organizzato da un non meglio identificato ente turistico, parto per la Turchia, meta finale le città di Sanliurfa e Gaziantep, nel sudest del Paese (per meglio intenderci, dalla parte opposta dell’ex Costantinopoli ed ex Bisanzio, al confine con la Siria)

Una Diga immersa tra splendidi paesaggi

Il bacino idrografico della Diga Ataturk
Il bacino idrografico della Diga Ataturk

Volo lunghetto, ben oltre l’ora, dal Bosforo all’enorme bacino idrografico creato dalla Diga Ataturk, eccellente volano per lo sviluppo non solo agricolo di una bella fetta del sudest turco. A conti fatti si potrebbe commentare che per questa Fam-Gita a Sanliurfa e Gaziantep va espressa gratitudine alla Diga, la cui realizzazione ha richiesto l’istituzione del Gap (South-East Anatolian Project). Un organismo che oltre all’Agricoltura prevede investimenti in altre attività economiche, tra cui (ovviamente, solo in Italia questa Industry non frega niente a nessuno, sovente agli stessi addetti ai lavori) il Turismo. Ringraziata oltre che fotografata (magnifici paesaggi in atterraggio) la Diga si procede verso Sanliurfa. Che con Gaziantep (salvo averne forse letto i nomi su qualche Atlante De Agostini) costituiva per me uno dei tantissimi carneadi disseminati nei continenti del nostro pianeta. Con la conseguenza che dopo aver visto le due città e dintorni mi sono dovuto dare dell’ignorante, appunto per aver “ignorato” che in questo angolo di mondo trafficato fin dall’inizio della storia umana (posti più antichi per certo non ci sono, qui camparono santi e patriarchi) non potevano mancare culture e monumenti coinvolgenti chi viaggia per imparare e non per spalmarsi unguenti.

Dalla storica Sanliurfa alla Gaziantep dei Mosaici

I mosaici di Gaziantep
I mosaici di Gaziantep

Sanliurfa (primo regno – si dice – della cristianità, poi antica Edessa dei Crociati, Raha in arabo, Riha in curdo) alias Urfa, cui recentemente è stato aggiunto Sanli, gloriosa, per il valido apporto dato alla rivoluzione Kemaliana) non offre solo la grotta natale di Abramo e un bel Caravansaray. Poco distante, Harran (a due passi dalla Siria) ricorda gli splendori economici e culturali (moschea del 1054) vissuti nell’XI secolo; durante il Califfato estese il suo potere fino alla “cordobese”, lontana Al Andalus. Intrigante (con stilizzate raffigurazioni di animali, inquieta datare quelle opere) il giacimento archeologico neolitico di Gobekli Tepe. A poco più di un centinaio di chilometri, goduto un bel tramonto attraversando l’Eufrate, si giunge tra infiniti alberi di pistacchio (ne è la capitale mondiale) a Gaziantep. “Vale il viaggio” una visita al Museo dei Mosaici. Poco aduso nel citare classifiche, dichiaro che trattasi del “più bello del mondo”. Chi ha dei dubbi vada a visitarlo e si assesti davanti alle tessere che compongono le effigi di Clio ed Euterpe. Poi mi dirà.

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(19/02/’09)

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