La moda, si sa, è ciclica e si brucia subito. Accessori che sembravano ormai definitivamente tramontati tornano in auge violentemente in un attimo. Adesso è il caso del cappello da uomo. I giovanissimi sono orientati verso l’americanissimo berretto con visiera (rigorosamente portato sghembo), i più maturi si orientano verso quello di foggia più classica, magari come il “vecchio” e comodissimo cappello di paglia.
La tecnologia ha spesso sostituito la paglia con la plastica ma c’è un posto dove la tradizione seicentesca non solo è mantenuta ma è diventata la principale fonte di reddito per la comunità. Questo posto si chiama Montappone, è un paesino di circa 2mila abitanti, nelle Marche, in provincia di Fermo. Il borgo, unitamente ad altri cinque comuni limitrofi, è il più importante centro europeo del cappello. Tanto per dare un’idea in paese ci sono oltre 40 aziende artigiane, alcune gestite da generazioni dalla stessa famiglia, che fabbricano il 70% della produzione italiana e il 50% di quella europea. Insomma, un paesino così piccolo è una vera capitale economica del settore.
Grano, paglia… cappelli
Tutto iniziò con il grano. Montappone ha sempre avuto la vocazione a questo tipo di coltura grazie al suo terreno leggermente collinoso con grandi spazi e ben soleggiato. Molto grano significa anche, naturalmente, molta paglia a disposizione per realizzare oggetti vari: ventole per il camino, borse, spaventapasseri, materassi e, infine, cappelli. La paglia veniva sbiancata al sole e poi bagnata per evitare che si rompesse, dopodichè iniziava il lavoro di intreccio. Per i cappelli normali, quelli da tutti i giorni, bastavano quattro fili che salivano fino a tredici per quelli più pregiati. Il risultato è un copricapo leggerissimo, comodo da portare, che protegge dal sole e dal vento e ha una sua robustezza, nonostante la fragilità del materiale con il quale è costruito.
Come il cappellaio pazzo di Alice
A partire dagli umili fili di paglia a Montappone di strada ne è stata fatta tanta; oggi si producono cappelli di ogni fattura, però si è rimasti legati all’attività tradizionale. Al cappello di paglia è dedicata una festa che si svolgerà nel fine settimana dal 24 al 26 luglio e coinvolge l’intero paese. Come momento commerciale ci sarà la possibilità di vedere e acquistare in anteprima le collezioni dell’autunno/inverno 2009/2010. “Il cappellaio pazzo” è una mostra che lega l’arte moderna al cappello, realizzazioni originali, pezzi unici di artisti italiani e stranieri. Per il 2009 sono Giappone e Inghilterra i Paesi che espongono i nuovi pezzi.
Laboratori artigianali in piazza
Gli umili berretti che hanno accompagnato e protetto i grandissimi campioni del ciclismo nei loro trionfi, invece, sono i protagonisti della mostra “Berretti e miti sui pedali”, l’esposizione di pezzi che provengono dalle collezioni dei musei su Alfredo Binda di Cittiglio (Varese), e su Fausto Coppi di Novi Ligure (Alessandria). Oltre a quelli dei due fuoriclasse saranno esposti i cappellini di Gimondi, Pantani e Bartali.
Se festa deve essere ci devono stare anche dei momenti più allegri. Per tre giorni le vie del borgo si trasformano in laboratori all’aperto dove gli anziani mostrano e insegnano come si fa a intrecciare la paglia per realizzare diversi oggetti. Ci saranno laboratori di decorazione, i giochi di una volta, musica dal vivo e lo magnà de’na ’ota, la rassegna della cucina tradizionale nel nome di Cesare Tirabasso, famoso cuoco della prima metà del ‘900.
Per saperne di più: www.ilcappellodipaglia.it
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