Martedì 23 Aprile 2024 - Anno XXII

Sale a Biella la “febbre dell’oro”

Malgrado sia agosto, tutti ne sono contagiati: cittadini e curiosi. Con gli stivaloni immersi nelle fresche acque del fiume Elvo e in mano il setaccio, eccoli tutti insieme a sperare di scovare qualche piccola pagliuzza del prezioso minerale

Nel Ricetto, tra vino e ghironde

Il Ricetto di Candelo (Foto: G. Ghirardelli)
Il Ricetto di Candelo (Foto: G. Ghirardelli)

Merita una deviazione anche il Ricetto di Candelo, con la sua atmosfera che riporta al Medioevo, entrato di diritto tra i borghi più belli d’Italia. Il Ricetto è un’antica fortificazione trecentesca utilizzata come deposito per le granaglie e il vino. Duecento “cellule” (ovvero piccole casette, oggi quasi tutte di proprietà privata) con a pianterreno una cantina in terra battuta, una superficie complessiva di tredicimila metri quadrati racchiusi da mura merlate e quattro torri rotonde. Addentrandosi lungo le “rue”, le vecchie strade acciottolate, dentro le piccole cantine, l’emozione cresce e diventa suggestione. Solitudine, senso di tranquillità, suoni. Come la musica della Ghironda, uno strumento proprio della tradizione popolare prima e poi di corte, dal ritmo allegro, intenso, brioso. Si diletta a suonarlo Franz Vogel tra un lavoro e l’altro di composizione di oggetti in vetro e specchi, mentre il liutaio Sergio Verna, nella “casetta” accanto, costruisce ghironde su ordinazione da più di venticinque anni. Ci vogliono duecentotrenta ore di paziente e delicato lavoro per completare questo particolare strumento musicale.

Il regno del tessile e a Pray e a Casa Zegna i “segni” del lavoro

Casa Zegna
Casa Zegna

La fama internazionale del Biellese, tuttavia, è legata alla produzione di filati e tessuti di alta qualità (una rete di oltre cinquanta punti vendita aziendali annessi agli stabilimenti quali Zegna, Cerruti, garantisce uno shopping griffato e d’occasione). Una “cultura del tessile” che ha reso il territorio leader mondiale in un settore che vede la produzione industriale sfociare in un raffinato artigianato che diventa arte. Il percorso dell’industrializzazione (nell’Ottocento, durante la dominazione napoleonica, le fabbriche di pannilana sono trecentocinquanta, con quattromila e cinquecento telai, mentre nel 1816, Piero Sella importa i macchinari dal Belgio per dare il via alle grandi dinastie industriali) si può rivivere attraverso la “strada della lana” che collega Biella con Borgosesia e che incrocia qua e là numerosi ex lanifici, vecchie fabbriche cariche di storia, alcune inutilizzate, altre riconvertite.

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Un gigantesco edificio in mattoni, dai grossi finestroni laterali, che un tempo era la sede del Lanificio Zignone, nel comune di Pray, ospita la “Fabbrica della Ruota” (regione Vallefredda; 015-766221, visite su prenotazione) con il Centro di documentazione Tessile Biellese. Un monumento di pura archeologia industriale (caratterizzato dal sistema di trasmissione dell’energia detto teledinamico, unico esempio in Italia) e nelle sale l’odore acre del grasso dei macchinari. Sembra di vedere ancora le donne intente a far andare il telaio e accanto la cassetta in alluminio, con sopra inciso il proprio nome, per contenere gli attrezzi per la manutenzione della macchina tessile e allo stesso tempo il frugale pranzo.

Da vedere, infine, “Casa Zegna” (www.casazegna.org; solo su prenotazione per gruppi, o la domenica in occasione di mostre temporanee ad ingresso libero): un luogo di raccolta delle esperienze del passato e, allo stesso tempo, un nuovo polo di aggregazione. Un totem di otto metri (composto da undici vecchie casse dei magazzini dei filati, impilate una sull’altra a formare una spirale) aiuta a ricostruire un “excursus” del processo di lavorazione della lana, dal bioccolo sporco a quello lavato e infine pettinato.

Le “dolcezze di Biella”

Il Battistero (Foto: Comune di Biella)
Il Battistero (Foto: Comune di Biella)

Dopo lo shopping ci si può concedere un giro per il centro della città, protetto questo dai portici di viale Italia, l’arteria centrale del Piano, ovvero la parte bassa di epoca romana. La Cattedrale di Santo Stefano, Battistero, Basilica di San Sebastiano, sono solo alcuni dei gioielli di arte e architettura che custodisce. Una sosta è d’obbligo al Caffè Ferrua (al civico 43; 015-2523297) uno dei più antichi e tradizionali, aperto dal 1842, con gli arredi in stile liberty, dove assaggiare i “canestrej bieleis”, cialde preparate con farina bianca e farina di mais (si dice fossero apprezzati anche da Napoleone) o i “Tigrini”, morbidi mignon al cioccolato preparati a mano ad uno ad uno, alla stessa maniera di cinquant’anni fa, ricchi di nocciole, mandorle e rhum. E si affaccia sempre sulla stessa via la pasticceria Bianchi (al numero 42; 015-21418); gli arredi sono eleganti in un delicato verde, ma quasi scompaiono sotto le montagne di barattoli con confetti e caramelle, praline e cioccolatini, che fanno venir voglia di tuffarvisi dentro. Spiccano le specialità tipiche: i “Torcetti” e il Pan d’Oropa, morbido pane al cacao. Poi si può prendere la funicolare e salire al nucleo medievale del Piazzo.

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Lungo la salita si gode la vista della città Piana. Tutto il Piazzo conserva un fascino antico con le decorazioni in terracotta delle case, le stradine acciottolate dette “coste” e i palazzi, tra cui quello dei La Marmora (www.palazzolamarmora.it) dimora dei marchesi Ferrero della Marmora, con le sale sontuosamente decorate. Un affresco della Sala dei Castelli riproduce i trentasei castelli di proprietà della famiglia e località del biellese. Curiosa la Sala dei Motti, con le raffigurazioni degli animali a cui sono abbinate frasi di saggezza, del tipo: “un petto forte ogni durezza vince”.(5/8/09)

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