Il Belgio gli ha dato i natali. Jean-Michel Folon nasce a Uccle, nei pressi di Bruxelles, nel 1934. Ma l’artista abbandona la sua patria appena ventenne. Lascia gli studi di architettura e Bruxelles alla volta di Parigi, dove entra in contatto con gli ambienti dell’avanguardia artistica, con Pablo Picasso e i surrealisti.
Neppure in Francia trova il successo, che gli arriverà invece da oltre Oceano, dove comincia a collaborare con numerose riviste, disegnando anche varie copertine per il prestigioso “New Yorker”. Divenuto famoso e apprezzato, gli aprono le porte gallerie e musei di tutto il mondo: la prima esposizione a New York risale al 1969 e poi nel 1990 è la volta del prestigioso Metropolitan Museum of Art, passando per il Museo Boymans van Beuningen di Rotterdam, il Museo Correr di Venezia e quindi l’Institute of Contemporary Art di Londra, la Pedrera di Barcellona, il Musée Olympique di Losanna e il Castello S. Jorge di Lisbona.
Eppure è proprio non lontano da Bruxelles che nel 2000 Folon inaugura la sua Fondation, pochi anni prima della morte, avvenuta nel 2005 a Montecarlo.
Nell’antica fattoria del castello
È da qui, dalla Fondation Folon a La Hulpe, oggi animata dalla vedova Paola Ghiringhelli Folon, che può incominciare un itinerario sulle orme dell’artista. Tra prati e boschi, nonostante disti appena quindici chilometri da Bruxelles, la Fondation è immersa nel grande parco del castello in stile Luigi XII e Francesco I, fatto costruire dal Marchese di Béthune a metà dell’Ottocento. Folon stesso decide di trasformare la rustica fattoria del castello nel suo luogo di memorie. Legato alle sue radici, l’artista non ha mai dimenticato la sua terra.
“Ho trascorso qui la mia infanzia” disse “e la scelta mi parve del tutto naturale. Ho sempre amato questo posto magico”. E stupisce e ammalia ciò che si cela al di là della porta che apre le stanze del museo, che ha la foggia di una copertina di libro. Trovano posto oltre trecento opere che riprendono le sue tipiche cromie, dall’arancio al viola, al blu e i suoi personaggi simbolo. Come l’ “omino”, dal volto privo di lineamenti e col cappello, spesso raffigurato solo, davanti al mare o sulla Sfinge, con un libro o una valigia, a rappresentare il “viaggio”.
Il “mondo” di Folon: omini, uccelli, città colorate
La “nave” è un altro fantastico protagonista dell’immaginario di Folon, riprodotta negli acquerelli e negli oggetti-scultura creati con materiali di recupero e nella serie dei collages. Così come l’uccello, nella sua tipica forma stilizzata, le città blu immaginarie o le chitarre, che riprendono atmosfere surrealiste.
Intenso e appassionato, Folon ha una produzione estesa che va dai manifesti pubblicitari e i film di animazione, alle illustrazioni di opere di Kafka, Borges, Carrol e Bradbury. All’impalpabile leggerezza degli acquerelli, si contrappone verso le ultime stanze della Fondazione la matericità più corposa delle sculture in bronzo, a cui Folon ha dedicato gli ultimi anni della sua produzione. E’ un piacere vedere nel suo atelier una copia di “La mer, ce grand sculpteur”: il suo omino, seduto davanti al mare, che viene ricoperto dall’acqua ad ogni marea, è in realtà installato a Knokke, dove Folon passava le vacanze da bambino. E nel piccolo cortiletto antistante, c’è “pluie”: la figura in bronzo si associa e gioca con l’acqua e dall’ombrello si dipartono a raggiera fili di acqua a formare la cupola stessa.