Gastronomia e accoglienza raffinata
Lione e gastronomia, in aggiunta. Anche perché, grandi chef a parte, qui si mangia bene un po’ ovunque. Al mercato coperto di Les Halles vendono delizie ipercaloriche come le torte di foie gras, i formaggi regionali tipo La Pierre Dorée, ostriche, lumache e le immancabili Quenelle, le polpettine di farina cotte nella salsa, ripiene di pesce e di carne, che rappresentano da sempre il piatto forte della cucina lionese.
I circa ottocento ristoranti e i moltissimi bistrot, che qui si chiamano “bouchons”, tanto per non confonderli con quelli parigini, sono pieni di turisti, artisti e businessmen, sia a pranzo sia a cena. E per imparare qualche ricetta segreta basta entrare in un hotel della Vieux Lyon, la città vecchia e partecipare a uno dei molti corsi di cucina. I più gettonati sono a La Tour Rose, un mosaico di palazzi, cortili e giardini del XVI secolo trasformato in hotel di charme, con un ristorante gourmet molto blasonato. Mentre chi è in cerca di un’ospitalità sopra le righe, prenota una camera (pardon, una suite) al Cour des Loges, proprio lì accanto: un hotel in un antico palazzo affacciato su quattro cortili (del XIV, XVI e XVII secolo) che promette notti da re.
L’occhio rivolto a Parigi, Lione “splende” di luce propria
Eppure Lione ai monarchi ha sempre preferito i mercanti. Sarà per via dei suoi due fiumi, un “patrimonio” d’acqua attraversato da ben ventotto ponti, perfetto per lavorare la seta. O forse sarà per la sua posizione strategica per i commerci, più o meno a metà strada fra Parigi, Milano e Nizza. Quello che è certo è che fin dal Rinascimento banchieri e setaioli francesi, ma anche lombardi e toscani, si trasferirono qui e vi costruirono quei palazzi rosa e ocra, con i portali in pietra scolpiti che si aprivano sui “traboules”, i passaggi segreti che ancora oggi rendono così caratteristica la vecchia Lione. Quei percorsi, circa centocinquanta, collegano tra loro le strade passando per i cortili interni delle case. La privacy, ovviamente, ai tempi era un concetto sconosciuto.
Ma i traboules non sono l’unica curiosità di questa “piccola capitale” votata alla grandeur. Se sbirciate in cima alla collina che domina la Vieux Lyon, vedrete una Tour Eiffel e un Sacré-Coeur “in miniatura”, piccoli simboli di acciaio e pietra messi lì per fare concorrenza a Parigi. E poco più di un secolo fa due fratelli stravaganti, Auguste e Louis Lumière, a furia di giocare con la luce, inventarono una scatola magica in grado di proiettare immagini in movimento con la quale girarono il primo film della storia: “La sortie des usines” (Uscita dalla fabbrica).
La villa di famiglia, acquistata dalla città di Lione nel 1975, oggi ospita l’Istituto Lumière ed è una specie di mecca per gli amanti del cinema. Ma dato che la passione per la luce è contagiosa, una quindicina di anni fa l’allora sindaco Michel Noir approvò un progetto di arredo urbano fatto di diecimila fari, un riflettore perennemente puntato sul teatro dell’Opéra, giochi colorati su tutti i principali monumenti e spazi verdi. Perché qui, a Lione, perfino gli alberi sono illuminati. (26/10/09)